Trasferire valore senza dover ricorrere alla centralizzazione è uno degli assiomi su cui si fondano le blockchain. Le criptovalute, a partire da Bitcoin, si affidano per farlo a reti in cui il modello di consenso e fiducia è radicalmente diverso da quello previsto nei sistemi che sono soliti affidarsi a terze parti. Il mix tra accesso libero e incentivi alla trasparenza è in particolare alla base delle blockchain permissionless.

Se nel sistema finanziario tradizionale sono le leggi a ispirare il comportamento degli agenti economici, con il rischio che questi operino tradendo la fiducia degli utenti, nell’innovazione finanziaria il sistema è invece aperto. Il livello di fiducia si sposta su un altro piano, quello dell’apertura tesa a impedire che qualcuno possa fare leva sulla propria posizione per ricavarsi indebiti vantaggi. Questa è la sfida cui rispondono le blockchain permissionless.

Come funziona una blockchain permissionless

Le blockchain permissionless sono quindi fondate sull’apertura. Non solo chiunque è in grado di utilizzare questi sistemi di pagamento senza dover sottostare a limitazioni di alcun genere, ma anche assumere un ruolo necessario per l’espletamento delle transazioni.

Occorre sottolineare, naturalmente, che stiamo parlando in linea teorica, in quanto nella pratica possono esserci limitazioni abbastanza evidenti. Un esempio in tal senso è rappresentato proprio da Bitcoin, in cui la presenza di un meccanismo di consenso Proof-of-Work, che necessita di grandi risorse computazionali, può tradursi in veri e propri monopoli da parte di gruppi ristretti.

Proprio per cercare di impedire la formazione di rendite di posizione, le blockchain permissionless vedono un continuo lavoro teso al varo di meccanismi di consenso in grado di democratizzare il sistema. Per cercare di limitare i difetti del PoW, sono così stati ideati il Proof-of-Stake e una serie di varianti sempre più performanti in tal senso. Ad esempio, il Nominated Proof-of-Stake, che prevede un processo di votazione per i nodi rappresenta l’ultima frontiera in tal senso.

Oltre alla convalida, un altro aspetto dirimente delle blockchain permissionless è rappresentato dalla cosiddetta governance. Con queste termine si intende in pratica il modello di governo interno alle blockchain. Anche in questo caso occorre capire se si tratti di semplici enunciazioni teoriche, alla luce dei ripetuti fork che hanno colpito le principali criptovalute nel corso del tempo.

Quando una parte della comunità ritiene venuto meno il principio di fiducia a causa di pratiche tali da evidenziare la formazione di cartelli in grado di influenzare le decisioni, la separazione diventa l’unica risposta possibile. Lo si è visto con Bitcoin, Ethereum e molti altri progetti, tutti colpiti da fork più o meno traumatici.

Pro e contro delle blockchain permissionless

Come abbiamo visto, quindi, le blockchain permissionless rappresentano sistemi aperti. Non è richiesto alcun genere di permesso per prendere parte alle operazioni o svolgere un ruolo al loro interno. Si prospettano quindi come sistemi democratici, almeno in linea teorica.

Naturalmente, hanno pregi e difetti da analizzare con attenzione, prima di adottarne i principi. Tra i vantaggi prospettati, ad esempio, il più evidente è proprio quello relativo al numero di nodi che le compongono e, soprattutto, degli utenti. Un numero che rende molto complicato cercare di condurre in porto tentativi di censura e, soprattutto, di prendere il possesso della rete. Un attacco 51%, in queste condizioni, è non solo complicato, ma anche estremamente costoso.

Altro vantaggio delle blockchain permissionless è quello rappresentato dal fatto che i sistemi open source sono incubatori di soluzioni tecnologiche avanzate. Chiunque può proporre soluzioni e vederle implementate in tempi molto brevi, con vantaggi per l’intero ecosistema. Nelle reti permissioned i vantaggi sono invece riservati a chi le controlla.

Al tempo stesso, questo numero di utenti si traduce in un aumento esponenziale delle transazioni. Può quindi risultarne un minor livello di efficienza della rete e, soprattutto, un livello di consumi eccessivo. Basta vedere in tal senso la discussione sull’inefficienza energetica di BTC, tale da spingere alcuni governi a chiederne la messa al bando sul suolo europeo.

Infine, la trasparenza, resa possibile dal fatto che il libro mastro delle blockchain permissionless è liberamente consultabile. Una caratteristica tale da rendere improduttivo l’utilizzo di queste reti per l’economia criminale, ad onta delle accuse mosse in tal senso nel corso degli anni.