Nel corso dell’ultima udienza del processo per omicidio a carico di Salvatore Aldobrandi, il 73enne di Sanremo accusato di aver ucciso, occultandone il cadavere, la 21enne svedese Sargonia Dankha nel lontano 1995, la Corte d’Assise di Imperia ha rigettato l’istanza presentata dall’avvocato difensore dell’imputato, che aveva chiesto di non procedere in virtù di una legge che non consentirebbe ai cittadini italiani di essere processati per reati commessi all’estero dopo tre anni dal loro rientro in Patria. Il dibattimento, quindi, va avanti.

Omicidio di Sargonia Dankha, va avanti il processo a Salvatore Aldobrandi

Nel rendere nota la sua decisione, la Corte – riprendendo le parole della pubblica accusa e dall’avvocato di parte civile, Francesco Rubino, che si erano opposti all’istanza presentata dalla difesa – ha spiegato che l’omicidio è un reato non soggetto a prescrizione. Per questo, pur essendo tornato sul territorio italiano da oltre tre anni, Salvatore Aldobrandi potrà e dovrà essere processato.

È accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e dalla soppressione di cadavere. Il sospetto, infatti, è che abbia prima ucciso e poi nascosto il corpo della giovane Sargonia Danhka, con cui aveva avuto una relazione, facendolo a pezzi. I fatti risalgono al 1995. L’uomo, oggi 73enne, lasciò la Svezia, dopo averci vissuto diversi anni, poco dopo l’omicidio.

Contro di lui erano stati raccolti diversi indizi, ma nulla che potesse permettere di condannarlo. Un suo compagno di cella lo scorso 18 ottobre ha poi riportato agli agenti della polizia di Imperia e al pm Matteo Gobbi che durante un periodo di detenzione trascorso insieme, Aldobrandi gli aveva parlato dettagliatamente dell’omicidio, sostenendo di essersi servito dell’aiuto di un suo amico macellaio per disfarsi del cadavere.

Mi disse: ‘Quella tr**a che ho fatto fuori con il tritacarne non la troveranno mai…. Sacchetto per sacchetto è sparita via‘. Mi disse di averla ammazzata con un coltello ma che voleva far sparire il cadavere e così aveva chiesto aiuto ad un suo conoscente che non accettava e successivamente ad un suo amico macellaio,

le sue scioccanti parole, riportate da Repubblica. Un altro avrebbe invece riferito che Aldobrandi in passato gli aveva rivelato di aver colpito la giovane con oltre 50 coltellate. Secondo l’accusa agì per motivi passionali, perché la 21enne aveva da poco intrapreso una relazione con un altro uomo. Il 13 novembre del 1995 fu avvistata per l’ultima volta a Linköping, nella Svezia meridionale. Poi di lei si persero le tracce.

La testimonianza della madre della vittima in aula

Quando l’uomo era stato perquisito dalle autorità svedesi, nella sua auto erano state trovate tracce di sangue e capelli appartenenti a una ragazza. In mancanza di un cadavere, però, per legge, non avevano potuto arrestarlo.

Poi Aldobrandi era tornato in Italia. Forse pensava che così avrebbe potuto evitare di essere condannato, ma la famiglia della vittima ha fatto in modo che la Procura di Imperia tornasse ad occuparsi del caso, incastrandolo.

Ieri in aula è stata ascoltata la testimonianza di Ghariba Dankha, madre della 21enne, affiancata da un interprete. Stando alle sue parole, poco prima che la figlia scomparisse nel nulla, Aldobrandi, presentandosi da lei, le aveva detto che un giorno o l’altro non l’avrebbe più rivista, come a minacciarla.

Sembra che chiamasse Sargonia continuamente, anche di notte, insultandola e chiedendole “indietro i soldi di un prestito”. Se litigavano, chiamava anche lei, sfogandosi. Le chiedeva di non uscire con altre persone, perché doveva essere “sua”. Nel corso del suo racconto, il 73enne, presente in aula, avrebbe fatto più volte segno di “no” con la testa. A riportarlo è il quotidiano locale Riviera 24.

A 28 anni dai fatti, il caso della ragazza, rimasto per tempo un cold case, potrebbe finalmente essere vicino a una risoluzione. Ci sperano i suoi familiari, che attendono ancora di darle una degna sepoltura. La sua storia ricorderà a molti quella di Elisa Claps, trovata morta a 17 anni dalla sua scomparsa a Potenza.