I meccanismi di consenso sono molto importanti per le blockchain. Spetta infatti ad essi mantenere in efficienza la catena conferendo la necessaria sicurezza e livelli di decentralizzazione tali da soddisfare le istanze di democrazia che sono proprie della criptoeconomia.

Tra quelli che cercano di dare risposte in tal senso c’è anche il Nominated Proof-of-Stake, una variante del PoS che si fonda sulla nomina dei validatori per la gestione e l’aggiunta dei blocchi alla catena. Andiamo a vedere di cosa si tratti e quali siano le sue caratteristiche.

Nominated Proof-of-Stake: cos’è e cosa si propone

Il Nominated Proof-of-Stake è un algoritmo di consenso che è stato implementato per la prima volta da Polkadot, per poi essere adottato da altre reti determinate a conseguire livelli di democrazia maggiori di quelli tipici del Proof-of-Work su cui si basa Bitcoin.

Per ottenere l’obiettivo in questione, il NPoS provvede a scegliere i validatori tramite un meccanismo di voto cui possono partecipare coloro che detengono i token nativi della blockchain di riferimento. I validatori scelti in questo modo sono a loro volta obbligati ad agire in maniera onesta per non essere penalizzati, mentre saranno ricompensati con la suddivisione della posta spettante per l’aggiunta dei blocchi alla catena.

In pratica, la differenza nei confronti del classico Proof-of-Stake è da rilevare nel fatto che gli staker sono chiamati ad esprimere il loro voto per la nomina dei validatori. Mentre nel primo caso la scelta è assolutamente casuale, con possibili ripercussioni sul piano dell’efficienza di sistema.

La differenza con il Delegated Proof-of-Stake

Il processo che abbiamo appena ricordato è molto simile a quello del meccanismo Delegated Proof-of-Stake (DPoS). Ci sono però alcune differenze di non poco conto a rendere effettivamente diversi i due procedimenti.

In entrambe i casi all’interno del processo di convalida compaiono due figure di utenti, con uno dei due che si vede conferire l’autorità di votarne un altro. I votanti sono indicati come delegati o nominatori, a seconda dell’algoritmo di consenso adottato.

C’è però una differenza che provvede a scavare un solco decisivo, tra DPos e NPoS: soltanto all’interno del Nominated Proof-of-Stake sia i nominatori che i validatori sono obbligati a fornire una garanzia in grado di assicurarne la partecipazione. Nel caso di manchevolezze e comportamenti inappropriati entrambi possono essere colpiti da sanzioni. Nel caso del Delegated Proof-of-Stakes, invece i delegati non sono chiamati a rispondere per il comportamento dei validatori indicati.

Quali sono i vantaggi del Nominated Proof-of-Stake?

I vantaggi offerti dal Nominated Proof of Stake sono molteplici, a partire dalla maggiore scalabilità e dai ridotti consumi energetici. Ad essi si vanno poi ad aggiungere i seguenti:

  • i maggiori profili di democrazia reale assicurati dalla selezione dei validatori fondata sulla fiducia da parte dei nominatori. In altri modelli di consenso gli stessi vengono limitati privilegiando in particolare la forza economica dei soggetti che partecipano alla scelta dei nodi, come avviene del resto anche nello staking tradizionale. In tal modo viene meno il principio della decentralizzazione espresso da Satoshi Nakamoto nel suo celebre white paper redatto per Bitcoin. Nel NPoS, una volta che i validatori saranno stati selezionati, la rete continuerà a livellare il campo di gioco tramite un’equa divisione delle ricompense.
  • i livelli di sicurezza resi più elevati dal sistema di premi e incentivi varato. Sia i nominatori che i validatori sono oggetto del medesimo trattamento, a differenza di quanto accadde nel Delegated Proof-of-Stake, in cui solo i secondi possono essere sanzionati. In tal modo si abbatte drasticamente la possibilità di cospirazioni ai danni del corretto funzionamento della blockchain.

Conclusioni

Il Nominated Proof-of-Stake è una delle possibili risposte in termini di scalabilità e decentralizzazione che si vanno affermando in ambito blockchain. Dopo il suo esordio su Polkadot è stato implementato su altri progetti, rivelandosi una notevole soluzione in tal senso.

In particolare, riesce a soddisfare meglio le esigenze di democrazia delle comunità rispetto al Proof-of-Stake tradizionale. Prima di aderire ad un meccanismo di questo genere, però, occorre sempre cercare di capire come venga effettivamente applicato. Spesso, infatti, le enunciazioni teoriche sono tradite in gran parte con la loro realizzazione pratica.