Pensioni per i dipendenti pubblici e sanitari: niente tagli, a condizione che optino per la pensione di vecchiaia. Poco meno di qualche giorno fa, sono stati aggiornati i tassi di rendimento, unitamente alle prime rivelazioni sulle pensioni della categoria dei dipendenti pubblici e sanitari, inclusi medici, infermieri e altre categorie di lavoratori, a cui non sarà applicata la tagliola.

Per il momento, è al vaglio del Parlamento l’emendamento che prevede la rimozione delle sanzioni per le categorie di lavoro sopra indicate. In particolare, l’accordo di non applicare penalizzazioni per le pensioni del 2024 è sulla carta.

Sono salvati alcuni lavoratori che sembravano finiti in un vicolo cieco, a condizione che si aggancino alla pensione di vecchiaia; pertanto, dovranno soddisfare il requisito anagrafico che porta a 67 anni di età.

Diversamente, l’uscita anticipata dal lavoro prevede tagli e tempi di attesa più lunghi legati alle finestre mobili della misura Quota 103. Vediamo insieme come funzionano le nuove regole di pensionistiche per il 2024.

Pensione dipendenti pubblici e sanitari

 Come accennato, l’accordo sulla rimozione dei tagli sulle pensioni anticipate, almeno sulla carta, c’è. Tuttavia, si tratta di una possibilità prevista per alcune categorie di dipendenti pubblici e sanitari, inclusi medici, infermieri e coloro che rientrano nelle vecchie gestioni pensionistiche. Come riportato in un articolo di Investireoggi.it, il beneficio riguarderebbe coloro che vantano una contribuzione versata in diverse gestioni, tra cui:

  • Cpdel (cassa per le pensioni degli enti locali);
  • Cps (cassa per le pensioni dei sanitari);
  • Cpi (cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate);
  • Cpug (cassa per le pensioni degli ufficiali giudiziari).
  • Casse confluite poi nell’Inpdap e successivamente nell’Inps.

 In particolare, secondo le disposizioni normative contenute nella bozza della legge di Bilancio per il 2024, verrebbe applicato un taglio sulle pensioni dei lavoratori che rientrano in uno dei settori sopra indicati, a condizione di avere un accumulo contributivo di almeno 15 anni.

Si tratta dell’applicazione dell’aggiornamento delle aliquote di rendimento che porta a un ricalcolo della rendita mensile meno conveniente per i lavoratori che decidono di anticipare il ritiro dal lavoro.

Questa norma non trova applicazione per i lavoratori pubblici che optano per l’uscita ordinaria, ovvero con un collocamento a riposo a 68 anni di età (medici di base).

Pertanto, coloro che presentano la richiesta per la pensione al raggiungimento dell’età pensionabile, ovvero 67 anni di età, requisito in vigore fino al 2026, non ricevono tagli sul trattamento.

In sostanza, attraverso l’emendamento al vaglio del Parlamento, viene salvaguardato il diritto alla pensione ordinaria, mentre viene penalizzata l’opzione anticipata.

Pensione dipendenti pubblici e sanitari

Quando vanno in pensione i dipendenti pubblici?

 Attualmente, i lavoratori pubblici possono collocarsi in quiescenza d’ufficio a 65 anni, ovvero al perfezionamento del limite di servizio. Il personale che raggiunge questo requisito ha diritto alla pensione. Diversamente, il rapporto di lavoro resta attivo fino all’età per la pensione di vecchiaia, ovvero fino a 67 anni di età.

Nell’ipotesi in cui il lavoratore non soddisfi il requisito contributivo, ovvero 20 anni di versamenti, è possibile un prolungamento del rapporto di lavoro. In questo caso, in via del tutto eccezionale, il lavoratore può rimanere sul posto di lavoro fino a 71 anni, a condizione che tale prolungamento permetta di soddisfare il requisito contributivo utile per la pensione di vecchiaia, ovvero 20 anni di contributi o almeno 5 per coloro che non vantano una contribuzione al 31 dicembre 1995.

Come viene calcolata la pensione dipendenti pubblici?

 In sintesi, come riportato da Pensionielavoro.it, la base pensionabile dei dipendenti pubblici è composta da diversi elementi, tra cui:

  • ultimo stipendio (maggiorato del 18%, per gli statali), per la quota A;
  • media annua delle retribuzioni dei 10 anni che precedono la decorrenza, per la quota B;
  • quota C calcolata con il sistema contributivo puro.

Per il personale degli enti locali, la base di calcolo viene ricavata moltiplicando lo stipendio pensionabile per l’aliquota di rendimento modificabile in relazione all’anzianità di servizio.

Pensione anticipata: tagli e rimedi per il 2024

Chi può andare in pensione anticipata senza tagli?

A partire dal 1° gennaio 2024, entra a regime il nuovo sistema di calcolo delle pensioni anticipate che prevede tagli sull’uscita anticipata dal lavoro. Tuttavia, questa regola non trova applicazione per coloro che maturano il diritto alla pensione nel 2023 e decidano di utilizzarlo in futuro, ovvero nel 2024, 2025 e successivi.

Il principio della cristallizzazione del diritto alla pensione permette di congelare i requisiti maturati per poi poterli utilizzare in un momento successivo, anche quando la misura per cui si richiede l’accesso non è più attiva.

Diversamente, se il lavoratore matura i requisiti per la pensione nel 2024, riceve un taglio sull’assegno, tanto maggiore quanto risulta l’accumulo contributivo versato entro il 31 dicembre 1995. Sono esclusi da questo principio coloro che hanno maturato almeno 15 anni di versamenti.

In breve, le nuove regole del 2024 riguardano:

  • pensione di vecchiaia: nessuna modifica;
  • collocamento a riposo d’ufficio: nessuna modifica;
  • pensione anticipata: 42 o 41 anni e 10 mesi (uomini e donne). Non si applica una riduzione sull’assegno a coloro che maturano il diritto alla pensione al 31 dicembre 2023. Diversamente, per chi perfeziona i requisiti nel 2024, viene applicata una riduzione dell’1/36 per ogni mese di permanenza aggiuntiva al lavoro.