L’anno 2022 ha portato con sé un inaspettato aumento del 1.012,3% dei casi di West Nile in Italia, destando preoccupazioni nella comunità scientifica e nella popolazione.

Questo improvviso incremento solleva alcune domande: quali sono le cause dietro questa crescita esponenziale?

Analizziamo i dati disponibili per comprendere le dinamiche sottostanti e vediamo quali sono le implicazioni che questa situazione potrebbe avere sulla salute pubblica.

Esplosione dei casi di West Nile in Italia nel 2022: i dati

La relazione annuale dell’EFSA ed ECDC ha svelato un preoccupante aumento dei casi di West Nile in Italia nel 2022, con un incremento impressionante del 1.012,3% rispetto all’anno precedente.

I casi confermati di infezione umana, principalmente concentrati nel Nord-Est del paese, rappresentano il 65,1% di tutti i casi riportati in Europa.

Tale tendenza al rialzo è emersa chiaramente nel contesto del rapporto European Union One-Health Zoonoses 2022 coordinato dall’Iss.

Questo spaventoso aumento rende indispensabile attenzionare immediatamente il fenomeno e prendere misure preventive contro questo virus.

Il West Nile, appartenente alla famiglia dei Flavivirus e trasmesso dalle zanzare, è stato identificato per la prima volta in Uganda nel 1937 e da allora si è diffuso in varie parti del mondo.

Sebbene la maggior parte delle persone infette non manifesti sintomi o sviluppi solo lievi disturbi simil-influenzali, in alcune situazioni questo virus può portare a complicazioni gravi, suscitando domande sull’entità del rischio e sulle misure da prendere per prevenire e gestire questa malattia.

Circa il 20% delle persone colpite sperimenta una sorta di febbre simile a un’influenza, che si protrae per circa 3-6 giorni.

Dopo un periodo di incubazione di 2-14 giorni, i sintomi si fanno sentire improvvisamente, con febbre (talvolta in fasi diverse), brividi, mal di testa, dolore alla schiena, stanchezza e ingrossamento dei linfonodi.

La metà di coloro che presentano questi sintomi sviluppa un’eruzione cutanea leggera, una specie di rash maculopapuloso pallido che si espande dal tronco alla testa e agli arti.

Fortunatamente, solo circa una persona su cento tra quelle infette si ammala gravemente con una forma neuroinvasiva della malattia. La maggior parte di questi pazienti sviluppa una forma non grave di meningite.

In casi ancora più rari si può verificare l’encefalite, che si manifesta con cambiamenti nell’atteggiamento mentale, debolezza muscolare, paralisi flaccida, problemi di coordinazione, sintomi legati ai movimenti e disturbi dei nervi come la neurite ottica.

È importante sottolineare che la maggior parte delle persone affette dalla febbre del Nilo occidentale guarisce completamente senza problemi ulteriori.

Solo circa il 5-10% dei pazienti affetti da una forma neuroinvasiva del Virus West Nile muore, soprattutto tra gli anziani o coloro con problemi cardiaci o un sistema immunitario indebolito.

Scenario epidemiologico: crescono anche salmonellosi e STEC

Oltre al preoccupante aumento dei casi di West Nile, il rapporto ISS ha evidenziato un aumento significativo del 85,2% nei casi di Salmonellosi e dell’81,5% nelle infezioni da Escherichia coli produttori di Shigatossina (STEC).

Mentre i casi di Salmonellosi sono tornati a livelli pre-pandemici, le infezioni da STEC hanno raggiunto il picco più alto mai registrato, principalmente associato alla crescente incidenza della Sindrome Emolitico Uremica.

Questo scenario richiede certamente un approccio proattivo da parte di governi e organismi sanitari per affrontare le sfide emergenti legate alle malattie zoonotiche, senza farsi cogliere impreparati.

Sebbene con un lieve aumento rispetto all’anno precedente, le zoonosi più comunemente riportate nell’Unione Europea nel 2022 rimangono la campilobatteriosi (circa 137mila segnalazioni) e la salmonellosi (65mila segnalazioni).

Purtroppo, però, sia la Listeriosi che il West Nile virus emergono come infezioni di particolare gravità, caratterizzate da tassi di mortalità più elevati. Questo sottolinea quanto siano importanti nel strategie preventive mirate e la comprensione delle dinamiche di queste malattie per proteggere la salute pubblica.

In conclusione, l’inaspettato incremento del 1.012,3% dei casi di West Nile in Italia nel 2022 solleva seri interrogativi sulla gestione e il controllo di questa malattia.

La necessità di comprendere le cause dietro tale aumento è fondamentale per implementare strategie preventive efficaci e proteggere la salute pubblica. Gli sforzi congiunti della comunità scientifica, delle autorità sanitarie e dei cittadini sono fondamentali per affrontare questa sfida emergente e ridurre l’impatto della diffusione del virus West Nile.