Cosa non deve mancare nel cenone di Capodanno? Quando il 31 dicembre si avvicina alla mezzanotte, ci prepariamo ad accogliere il nuovo anno, con speranze di salute, amore e successo. In questa notte, tiriamo fuori numerosi “amuleti” e “talismani”, rituali che sembrano usciti da un repertorio del Divino Otelma, tutto pur di assicurarci un anno futuro favorevole. Che sia consapevole o meno, continuiamo a essere influenzati da antiche superstizioni legate anche alla tavola. Alcune di queste credenze sono più diffuse di altre, ma tutte rimangono parte della tradizione.

Cosa non deve mancare nel cenone di Capodanno?

In Italia, la notte di San Silvestro è ricca di credenze propiziatorie. In Sicilia, ad esempio, evitano di iniziare o lasciare incompiuti lavori manuali perché si crede che ciò possa portare a risultati insoddisfacenti. Nel Lazio, le donne single infilano tre aghi con tre fili diversi (bianco per l’amore felice, nero per l’amore infelice e rosso per la solitudine), ne scelgono uno a occhi chiusi e attendono ansiose il presagio. In Puglia, mettono due chicchi di grano in un bicchiere d’acqua: se restano uniti, matrimonio nell’anno, altrimenti un altro anno da single.

Anche nella preparazione dei pasti propiziatori ci sono delle usanze fisse a cui è difficile sottrarsi se si desidera un anno prospero.

Secondo la tradizione popolare, diversi cibi sono considerati portatori di fortuna, soldi, prosperità e benessere per l’anno successivo; l’importante è assaggiarne almeno uno durante la notte di San Silvestro. E se qualche goccia di spumante o champagne dovesse cadere sul tavolo, è considerato auspicabile: basta bagnarsi un dito e toccare dietro le orecchie del vicino (consigliabile evitarlo se siete a cena con giapponesi, notoriamente restii al contatto fisico non richiesto). Altrimenti, è un gesto di buon auspicio per augurare prosperità e fortuna.

A questo punto, esaminiamo cosa portare in tavola per il cenone di San Silvestro se desideriamo iniziare il nuovo anno nel migliore dei modi.

8 cibi irrinunciabili a Capodanno

  • Maiale: da tempi antichi, è universalmente ritenuto simbolo di prosperità e pienezza. Accompagnato da lenticchie e salsicce, rappresenta un piatto propizio, nonostante la sua natura ipercalorica – un dettaglio che, durante le festività, diventa di importanza pari a quella di saper ballare l’Hully Gully al ballo della rosa. Questo piatto abbondante è considerato una leccornia propizia non solo in Italia, ma anche in diverse parti del mondo. Ad esempio, in Ungheria, il maiale arrosto, spesso servito con una mela in bocca, è un must a Capodanno. Anche a Cuba, in Spagna e in Portogallo, sono comuni piatti a base di maiale. Gli austriaci credono che toccare un maialino la sera del 31 dicembre porti fortuna per tutto l’anno. Al punto che molti ristoranti viennesi, per agevolare questo gesto, lasciano pascolare un maialino tra i tavoli dei clienti. Una tradizione che dimostra come ogni luogo abbia la propria usanza peculiare.
  • Lenticchie: forse per la loro forma piatta simile a piccole monete, o per la loro ricchezza di fibre e basso contenuto calorico, sono considerate un auspicio di ricchezza economica nella credenza popolare. Fin dai tempi antichi, era consuetudine scambiarsi come dono un portamonete pieno di lenticchie con l’auspicio che queste si trasformassero in soldi. Si riteneva che regalare paioli, cornucopie o piccoli contenitori di coccio sempre pieni di lenticchie con una moneta portasse il miracolo di trasformare le lenticchie in soldi esposti alla luce lunare, anche se nessuna casistica conferma effettivamente tale trasformazione. In Brasile, sono considerate portafortuna e all’arrivo del nuovo anno si gusta una zuppa di lenticchie. Si dice che persino intellettuali come Emmanuel Kant avessero l’abitudine di consumare esclusivamente lenticchie la sera del 31 dicembre, forse per ispirarsi maggiormente nella stesura della “Critica della ragion pura”… chissà.
  • Uva: simbolo di abbondanza e, come le lenticchie, auspica ricchezza economica. Un noto proverbio afferma: “Chi mangia l’uva per Capodanno conta i quattrini tutto l’anno”. Tuttavia, la tradizione richiede di mangiare dodici chicchi di uva al rintocco della mezzanotte, uno per ogni mese dell’anno, o almeno tre, sempre in numero dispari. In Spagna, è consuetudine mangiare dodici chicchi di uva al ritmo dei dodici rintocchi delle campane a mezzanotte, sperando così di attrarre denaro e fortuna. Nella regione Emilia Romagna, è ancora comune il detto popolare “Magnìla cla porta quatrèn!”, che significa “mangiala, (l’uva) che porta quattrini”.
  • Melagrana: con i suoi numerosi semi rossi che si rilasciano quando viene aperta, è considerata un simbolo di fecondità e fertilità. In Grecia, è ancora in uso sbattere una melagrana per terra davanti alla porta di casa per vedere quanti “soldi” (i semi staccati) entreranno. Il risotto con chicchi di melagrana è uno di quei piatti contadini che, negli ultimi decenni, ha conquistato le tavole delle feste in diversi Paesi del mondo.
  • Noci: con il loro guscio duro che racchiude frutti, simboleggiano sicurezza, prosperità, forza e protezione da problemi e sfortune. Sono spesso usate per prevedere se l’anno a venire sarà propizio o nefasto: lanciare tre noci sul fuoco scoppiettante del camino per interpretarne le fiamme è una pratica diffusa per capire l’andamento dell’anno per tutta la famiglia. Le noci vengono frequentemente servite insieme ai fichi secchi per suggellare l’abbondanza presente sulla tavola. Un’esperienza comune è provare i “panini” fatti con il fico secco, all’interno dei quali è stata inserita una noce.
  • Marzapane: fatto con pasta di mandorle dolci, zucchero e albume, ha una storia che risale al lontano 1200. Il nome deriva dall’arabo “mauthaban”, che significa moneta. Come le lenticchie, il marzapane simboleggia ricchezza e auspica un anno di grandi soddisfazioni economiche. I dolci di marzapane, nelle loro varie forme, abbondano sulle tavole delle feste, e i pasticcieri durante questo periodo diventano artisti della pasta di mandorle, creando vere e proprie opere d’arte commestibili. Mentre negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni i gingerbread men (omini di pan di zenzero) sono immancabili durante le festività, in Italia e in molti altri Paesi, è comune preparare il marzapane raffigurando cibi e oggetti quotidiani, simboli di buon auspicio come corni, ferri di cavallo, monete e animali.
  • Castagne: già nel Settecento in Francia, venivano scambiate come dono tra le nobildonne come segno di prosperità. È noto che nel passato la castagna sia stata sempre considerata una metafora della vita: l’albero simboleggia l’immortalità, attraversando le sue stagioni vitali dalla nascita alla fase di abbondanza, fino alla morte e alla rinascita. Ancora oggi, portare le castagne in tavola alla fine del cenone, arrostite o bollite, o sotto forma di marron glacé, significa augurarsi un anno nuovo nella prosperità e nel benessere.
  • Pasta: in particolare quella lunga, è associata in alcune culture del mondo alla longevità e alla prosperità. Gli italiani, grandi consumatori di pasta e appassionati della dieta mediterranea, non possono che approvare questa associazione. Pertanto, al cenone classico,