Cop28, raggiunto accordo nella notte sulla bozza definitiva. Il testo invita ad avviare una transizione dai combustibili fossili entro il 2050, ma l’espressione “eliminazione graduale” viene abolita per mediare con i principali Paesi produttori. Standing ovation per la firma, ma gli ambientalisti si proclamano soddisfatti solo a metà.
Cop28 vara l’accordo definitivo sulla transizione dai combustibili fossili: abbandono probabile entro il 2050
La Cop28 giunge al termine e la sessione plenaria dei delegati ha finalmente siglato un accordo. Presentata durante la note la bozza preparata dagli Emirati Arabi Uniti, accolta da una standing ovation. Sultan Al Jaber, presidente della Conferenza, ha dichiarato che si tratta di “una decisione storica per accelerare l’azione per il clima”. Nelle sue intenzioni, le basi per il cambiamento sono state dunque gettate. Trovata l’intesa sulla menzione di tutti i combustibili fossili – petrolio, gas e carbone – si sancisce la necessità di accelerare la transizione dalle energie che hanno causato il riscaldamento globale. La prima azione da mettere in campo sarà quella di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica media entro il 2030
L’accordo, arrivato dopo due settimane di intensa negoziazione, invita gli Stati ad avviare una transizione dai combustibili fossili, con lo scopo di raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050. Le quasi 200 nazioni che si sono date appuntamento a Dubai per discutere insieme le misure da adottare per contrastare la crisi climatica hanno così aperto la strada all’abbandono di questa tipologia di energia. Un obiettivo largamente condiviso da molte economie industrializzate, europee in testa, ma soprattutto dai Paesi in via di sviluppo, particolarmente soggetti alle conseguenze nefaste dei cambiamenti climatici.
Ambientalisti soddisfatti a metà: i Paesi produttori di petrolio oppongono resistenza
Fino alla sessione plenaria di questa notte, il risultato sperato dagli ambientalisti di introdurre l’espressione “eliminazione graduale” nel testo è venuto meno. Lo sforzo di mediazione tra tutti gli attori coinvolti nella negoziazione ha dovuto tenere in debita considerazione anche la posizione dei Paesi produttori di petrolio come l’Arabia Saudita. Approvare soltanto una “transizione” non sarebbe un risultato totalmente in linea con lo scopo di contenere le emissioni di gas serra da qui al 2030: gli impegni di riduzione proposti a Dubai rappresenterebbero solo un terzo del sacrificio necessario. Quindi, le misure adottate non sarebbero sufficienti a realizzare l’obiettivo principale dell’Accordo di Parigi del 2015 di mantenere l’aumento della temperatura globale entro un massimo di +1,5 gradi, sempre entro il 2050.
L’accordo appena siglato sancisce che la comunità internazionale “riconosce la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature dei gas serra”, e invita tutte le Nazioni coinvolte a contribuire indicando le azioni per il clima da mettere in campo “secondo le rispettive circostanze nazionali”. Insomma, una serie di cautele che non soddisfano in toto gli ambientalisti, che si dicono comunque soddisfatti del risultato delle mediazioni, considerato che la prima bozza dell’accordo era stata respinta con indignazione da molte delegazioni. Quello che resta ancora poco chiaro è se entro il 2050, i Paesi dovranno aver abbandonato completamente la loro dipendenza dall’energia fossile.