Barbara Pasetti ha rinunciato al ricorso in Appello contro la sentenza con cui la Corte d’Assise del Tribunale di Pavia l’aveva condannata a 16 anni di carcere per l’omicidio di Gigi Bici, il 60enne scomparso e poi trovato cadavere alla fine del 2021 nel giardino dell’abitazione della donna, ex fisioterapista. Il suo obbiettivo è ottenere uno sconto di pena: così facendo la condanna passerà, infatti, da 16 a 13 anni e 6 mesi di reclusione, come previsto dalla riforma Cartabia.
Chi è Barbara Pasetti, condannata per l’omicidio di Gigi Bici
Barbara Pasetti ha 40 anni ed è originaria di Cura Carpignano, in provincia di Pavia. Lo scorso luglio è stata condannata in primo grado per l’omicidio di Luigi Criscuolo, noto con il soprannome di “Gigi Bici” per via della sua attività di revendita di biciclette. I fatti risalgono al novembre del 2021.
Il 60enne era scomparso nel nulla, facendo preoccupare i suoi familiari, che si erano quindi messi in contatto con le autorità. Oltre un mese dopo dall’inizio delle ricerche, il 20 dicembre, il suo corpo era stato trovato senza vita in un cortile situato a poca distanza dall’abitazione dell’ex fisioterapista.
Per questo i sospetti si erano concentrati subito su di lei. Quando la sua casa era stata perquisita, gli inquirenti vi avevano trovato una bici nera da uomo, probabilmente appartenuta alla vittima e delle misteriose corde, che Pasetti – stando a quanto ricostruito in seguito – avrebbe usato per spostare il suo corpo nel luogo in cui è stato ritrovato.
Gli avrebbe sparato con la pistola calibro 7,65 che lui le aveva riconsegnato e con la quale, secondo i patti, avrebbe dovuto sparare – in cambio di un compenso – a Gian Andrea Toffano, ex marito di Pasetti. Non se l’era sentita ma, quando si era presentato dalla donna per comunicarglielo, lei non l’aveva accettato.
Dopo essersi professata innocente – sostenendo che il colpo fosse partito per sbaglio -, messa alle strette la 40enne aveva confessato. Poi, al termine del processo con rito abbreviato, era arrivata la condanna a 16 anni.
La decisione di non ricorrere in Appello per uno sconto di pena
È delle scorse ore la notizia secondo cui Pasetti avrebbe ora rinunciato a ricorrere in Appello contro il verdetto emanato dai giudici per ottenere uno sconto di pena.
Una scelta tecnica, non nel merito. La mia assistita non smentisce le sue ragioni, ripercorse nel processo di primo grado, ma allo stesso tempo vuole scontare il prima possibile la pena e togliersi da una situazione molto gravosa per la sua famiglia,
ha riferito l’avvocato che la difende, Irene Valentina Andrò, al quotidiano locale La Provincia di Pavese. Negli scorsi giorni, intanto, era arrivato un decreto ingiuntivo per i familiari della vittima. In primo grado si era infatti deciso che la donna avrebbe dovuto versare a mò di risarcimento una somma di 100mila euro per ciascuna delle parti civili.
Il problema è che Pasetti sarebbe nullatenente: oltre all’indisponibilità di denaro, non possiederebbe neanche la sua abitazione, intestata al padre. Per questo starebbe cercando di ottenere un lavoro in carcere. A farlo sapere è stato sempre il suo legale.
Pasetti è stata condannata anche per tentata estorsione: nel periodo della scomparsa di Gigi Bici, prima che il suo cadavere fosse ritrovato, anonimamente si mise in contatto con i suoi familiari per ricattarli, dicendo loro di aver sequestrato l’uomo e chiedendogli una somma di 390mila euro per il suo rilascio.
Al termine della lettura della sentenza, la sorella della vittima aveva fatto sapere di non farsene nulla, delle sue scuse, intimandole: “Tanto prima o poi ci rivedremo”.