Il 12 dicembre 1969 rappresenta una data indelebile nella storia italiana, marcata dalla Strage di Piazza Fontana a Milano. In quel pomeriggio autunnale, una violenta esplosione nella Banca Nazionale dell’Agricoltura causò la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88, segnando l’inizio di un periodo oscuro noto come la Strategia della tensione. Questo episodio, avvenuto in un contesto politico già teso, ha lasciato un’impronta profonda, non solo nella città di Milano, ma in tutto il Paese, soprattutto per la coltre di misteri che si lascia dietro. Andiamo a riepilogare cosa accadde quell’infausto giorno per chi non c’era.
Strage di Piazza Fontana: l’inizio della Strategia della Tensione
La Strage di Piazza Fontana non fu un evento isolato. Quasi contemporaneamente, altri tre ordigni esplosero a Roma, mentre una quinta bomba fu rinvenuta e disinnescata a Milano. Questi attacchi coordinati furono l’espressione di un tentativo di destabilizzare il clima politico italiano da parte di gruppi terroristici di estrema destra. Il loro obiettivo era di instaurare un clima di paura e incertezza, sperando di indurre una svolta autoritaria nel governo. Questo atto di violenza, di fatto, segnò l’inizio di un periodo tragico nella storia italiana, preludio agli Anni di Piombo.
Strage di Piazza Fontana: cosa accadde il 12 dicembre 1969
Il giorno dell’attentato era un venerdì, con Milano avvolta dalla nebbia tipica di quel periodo. Nel pomeriggio, la banca era particolarmente affollata per il giorno di mercato. Alle 16:37, un ordigno ad alta potenza esplose nel salone centrale, creando un cratere profondo mezzo metro e uccidendo 14 persone sul colpo.
Come già anticipato, la giornata del 12 dicembre 1969 fu segnata da una serie di attacchi coordinati. Oltre all’esplosione a Milano, furono piazzate bombe in diversi luoghi a Roma, con bilanci di feriti ma senza ulteriori vittime mortali. Questi attacchi simultanei dimostrarono l’esistenza di una strategia ben pianificata e mirata a colpire il cuore politico e finanziario dell’Italia.
Il complesso percorso giudiziario e l’assenza di condanne
Le indagini iniziali si concentrarono sulla cosiddetta “pista anarchica“, portando all’arresto di Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. Tuttavia, le investigazioni si orientarono poi verso gruppi di estrema destra, in particolare verso la cellula veneta di Ordine Nuovo.
Nelle vicende giudiziarie susseguenti alla strage emergono figure chiave come Franco Freda e Giovanni Ventura, entrambi legati a movimenti neofascisti. La loro implicazione in questo atto di terrorismo ha sollevato interrogativi sulla possibile complicità o depistaggio da parte dei servizi segreti italiani, in particolare con riferimento a Guido Giannettini, alias Agente Zeta. Queste connessioni hanno complicato ulteriormente le indagini, introducendo elementi di mistero e controversia che hanno segnato il corso del processo.
Inoltre, nonostante le indagini abbiano identificato i responsabili dell’attacco, proprio i membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo, la complessità del percorso giudiziario ha portato a una conclusione senza condanne. Dopo anni di processi, la Corte di Cassazione nel 2005 ha dichiarato gli ideatori dell’attentato “non processabili” per via di precedenti assoluzioni. Questa decisione ha lasciato molte domande senza risposta e ha contribuito a un senso di ingiustizia ancora oggi percepito.
L’inchiesta di Guido Salvini e il nuovo processo
Negli anni ’90, l’inchiesta condotta dal magistrato Guido Salvini ha riaperto il caso, grazie alle testimonianze di ex estremisti di destra come Carlo Digilio. Questo nuovo processo ha portato alla condanna di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, puntualizzando la responsabilità neofascista nella strage. Tuttavia, anche questo processo ha visto un ulteriore ribaltamento in appello, con le assoluzioni per insufficienza di prove.
Il ricordo delle vittime
Le vittime della strage di Piazza Fontana rappresentano un aspetto cruciale di questa tragedia. Da Giovanni Arnoldi, il più giovane, a Gerolamo Papetti, il più anziano, ogni vittima aveva una storia personale e una famiglia che ha sofferto una perdita incolmabile. Queste persone erano agricoltori, commercianti, pensionati, tutti riuniti in quel tragico giorno a Milano, diventando simboli del dolore e dell’ingiustizia di quegli anni bui.
Un capitolo ancora aperto nella Storia italiana
La strage di Piazza Fontana rimane uno dei capitoli più oscuri e controversi della storia italiana recente. Nonostante le indagini abbiano portato a identificare i responsabili, la mancanza di una condanna definitiva lascia una ferita aperta nella memoria collettiva del paese. Il ricordo delle vittime e l’analisi degli eventi sottolineano l’importanza di continuare a cercare la verità e la giustizia in contesti storici complessi come questo.