Recentemente, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha emesso un’importante ordinanza (n. 8083/2023) che impatta direttamente le procedure aziendali in Italia. In particolare, questa decisione riguarda il decreto emesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, relativo alla trasmissione dei dati sul titolare effettivo alle Camere di Commercio. Questa sospensiva, emanata a ridosso della scadenza prevista per l’11 dicembre 2023, ha generato una serie di effetti e considerazioni che meritano un’analisi approfondita.

Sospeso obbligo comunicazione dati Titolare Effettivo: implicazioni dell’ordinanza

L’ordinanza del TAR ha congelato il processo che avrebbe dovuto essere seguito da tutte le aziende italiane in merito alla comunicazione del titolare effettivo. La decisione è stata presa a seguito di un ricorso presentato da un’associazione di categoria, che ha evidenziato diversi aspetti critici del decreto ministeriale. In particolare, è stata messa in luce la complessità delle normative e la necessità di un ulteriore approfondimento, soprattutto in termini di compatibilità con le leggi europee.

Il contesto normativo e la decisione del TAR

Il decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, aveva avviato un termine di 60 giorni per la comunicazione del titolare effettivo. Tuttavia, l’intervento del TAR ha bloccato questo processo, ponendo in evidenza la necessità di un’analisi più dettagliata delle implicazioni legali e delle possibili interferenze con le normative europee. La sospensione rimarrà in vigore fino all’udienza pubblica prevista per il 27 marzo 2024, durante la quale si deciderà il destino definitivo del decreto.

Titolare effettivo: non c’è più obbligo di comunicazione, le implicazioni per le aziende

Questa sospensione ha importanti ripercussioni per le aziende italiane. In primo luogo, c’è una temporanea sospensione dell’obbligo di comunicare il titolare effettivo, che offre un’opportunità per le aziende di rivedere e potenzialmente adeguare le loro procedure interne. D’altra parte, questa incertezza normativa può anche creare una situazione di stallo, in cui le aziende potrebbero trovarsi in una posizione di attesa, senza linee guida chiare su come procedere.

Per le aziende che hanno già adempiuto agli obblighi previsti dal decreto, emergono domande sul possibile rimborso delle spese sostenute. Inoltre, per i professionisti incaricati della gestione dell’adempimento, la questione si complica: questi saranno chiamati a decidere se portare a termine il loro incarico o aspettare l’esito dell’udienza di marzo. La situazione attuale richiede un approccio cautelativo e informato, in considerazione del fatto che l’obbligo potrebbe essere reintegrato o definitivamente annullato.

Cosa succederà nei prossimi mesi?

La domanda chiave ora è: qual è il destino dell’obbligo di comunicazione del titolare effettivo? Le aziende e i professionisti devono prepararsi per entrambe le eventualità: la possibile conferma dell’obbligo oppure la sua abolizione definitiva. Quest’ultima ipotesi solleva ulteriori questioni sui rimborsi per le spese già sostenute, come anticipato. Inoltre, è essenziale tenere in considerazione i vari aspetti critici già evidenziati, come la ridondanza di alcune informazioni già disponibili nel Registro Imprese.

Per quanto riguarda gli adempimenti già effettuati, è fondamentale considerare le possibili implicazioni di un eventuale annullamento dell’obbligo. Le aziende dovranno valutare la possibilità di richiedere un rimborso e, al tempo stesso, ponderare l’efficacia delle azioni intraprese finora. I professionisti, d’altro canto, devono valutare la sospensione del proprio incarico alla luce dell’incertezza normativa, ponderando la necessità di attendere ulteriori indicazioni prima di procedere.

Prima della sentenza, la complessità e i ritardi nel processo di comunicazione avevano già sollevato preoccupazioni tra commercialisti, avvocati e notai. La sospensione del decreto, pur offrendo una dilazione temporanea, non risolve le questioni di fondo e mantiene un clima di incertezza. Questo aspetto è ulteriormente complicato dall’assenza di un emendamento che avrebbe esteso il termine di comunicazione, lasciando aziende e professionisti in attesa di direttive più chiare.

Insomma, quanto accaduto in merito al Titolare Effettivo è una inequivocabile e reiterata dimostrazione di quanto il processo burocratico in Italia, e a volte anche in Europa, rende praticamente impossibile la vita di imprenditori e dottori commercialisti.