A un mese dal tragico femminicidio di Giulia Cecchettin e le polemiche dopo le manifestazioni e gli attacchi a Pro Vita, una nuova bufera scoppia sulla vicenda. Infatti, Elena Cecchettin ha querelato il consigliere della Regione Veneto Stefano Valdegamberi per averla definita “satanica”. Così il politico ha risposto ai giornalisti di TAG24.
Consigliere della Regione Veneto Valdegamberi: “La querela? diventerà reale quando mi arriverà la notifica”
Il consigliere si è detto piuttosto sorpreso e di aver appreso la notizia della querela per diffamazione dall’Ansa, ma ribadisce: “Criticare il pensiero altrui non significa criticare le persone: io non ho mai detto che lei è una satanista ma solo che non accetto come modello le comunicazioni con simboli blasfemi e satanici”.
D: La notizia della querela non è una fake news?
R: Onestamente sono rimasto sorpreso. Non è una fake news, ma diventerà reale quando mi arriverà la notifica.
D: Quindi da qui quali sono i prossimi passi?
R: La notizia della querela è una notizia giornalistica data dall’Ansa. Non è la prima né l’ultima querela che prendo. Non ho problemi. Un contro, però, è querelare un’offesa, un altro è querelare un’idea. Io credo che come politico ho il diritto e il dovere di dissentire. È inutile creare una divisione fra uomo e donna, dobbiamo lavorare per unire. Il sospetto reciproco peggiora il problema. Dovremmo dare una priorità e mettere sotto i riflettori ciò che abbiamo di positivo. E magari delle premialità, anche nei curricula scolastici. Ad esempio, chi fa volontariato dovrebbe essere messo su un piedistallo, preso a modello. Non lasciarlo abbandonato.
Valdegamberi: “Servono i no. Patriarcato e educazione sentimentale cavolate”
Anche stavolta il consigliere veneto Valdegamberi torna a scontrarsi con la famiglia Cecchettin. Come ha sempre sottolineato, il politico non riconosce l’esistenza di un patriarcato, né della società di cui parla Elena Cecchettin nei suoi interventi sui social e televisivi. E in merito alla querela per diffamazione risponde:
R: Francamente, i titoli di giornale e le agenzie riportano frasi che io non ho mai detto. Non ho mai detto che è satanista (riferendosi a Elena Cecchettin), ne criticavo le idee. L’ho ribadito anche nella mia risposta: nel post ironizzo sulle idee, sul fatto che una persona, in quel momento così particolare, con i riflettori puntati addosso, lanci una sorta di ideologia. Sarà stata l’emozione, non so. Però, se giorni dopo la stessa persona dice che fa politica, allora dico che avevo visto bene e che quello era un discorso molto impostato per lanciare l’ideologia di questo patriarcato, cultura patriarcale, che a mio avviso non esiste.
Patriarcato o crisi dei valori?
L’ex della lista Zaia è ritornato ad affermare che il focus della questione sollevata dal femminicidio di Giulia sia la mancanza di valori e dall’assenza di una figura paterna forte in grado di dire no. Non esiste, quindi, per il politico la società di cui Elena si fa portavoce.
D: Quale crede sia il problema?
R: Il problema è la mancanza di valori, di punti di riferimento. La mancanza di no da parte dei genitori. È una questione educativa, dei messaggi edonistici e utilitaristici che la nostra società dà: non educa bene i figli e li abitua sempre ai sì e al primo no, sbottano.
Forse il tema della querela è il richiamo alla maglietta, che tutti hanno usato senza citare il resto del mio messaggio. Battute a parte, dalla maglietta sono risalito ai siti della ragazza, la quale manifestava delle immagini un po’ blasfeme per chi ha un certo credo, o comunque un po’ sataniche. A mio avviso non danno un messaggio coerente con un mondo migliore alternativo a questa presunta società patriarcale. Ho detto che se questa società è da contrapporre a quella patriarcale, i modelli non sono dei migliori. Ma forse mi sono sbagliato. Questo era il mio post.
Ho grande rispetto e mi dispiace per quello che è successo e per la famiglia. Però, non posso transigere: in un momento con i riflettori nazionali puntati addosso, su un’ideologia che nel giro di qualche giorno entra nelle scuole, venga assunta come verità, che un capo di partito dica “mi scuso di essere uomo“, altri stanziano soldi. Già si parla di corsi per la rieducazione contro il patriarcato, mi sembrano tutte cavolate. Invece, il problema sta in un’altra direzione. Io l’ho posto in tema politico, in un momento, capisco, delicato. Nel frattempo, non erano altrettanto delicati i messaggi che si facevano strada.
“Satanica? Io non l’ho mai detto”, così Valdegamberi risponde alla querela
D: Lei poco fa mi ha detto di non aver mai detto la parola “satanica”, ma allora da dove viene il termine?
R: Se lei guarda il post ho detto: “Guardate il modello alternativo alla presunta società patriarcale: quello che viene dai social media, dove ci sono figure sataniche che rappresentano messaggi sicuramente non edificanti – poi qualcuno mi ha detto che questa è arte, io sono ancora all’antica e per me arte è altro. Se i modelli sono di quel tipo lì, dove, fra l’altro, ci sono persone che hanno avuto esperienze di quel mondo lì hanno avuto problemi seri e ci sono tanti fatti di cronaca, comunque non dà messaggi positivi e costruttivi. Io ho detto che se questo è il mondo che dobbiamo contrapporre a questa società patriarcale non era la scelta migliore, a mo’ di battuta. Questo era il messaggio che volevo dare. Era una critica al messaggio, non alla persona. Io non ho mai detto “questa è satanica”.
D: Quindi, adesso, la querela le sembra del tutto fuori luogo?
R: Penso che sia diritto e anche dovere da parte di un amministratore esprimere un giudizio diverso. Poi, questa sua esternazione (di Elena Cecchettin sott.) non è rimasta lì circoscritta: già il giorno dopo stava facendo strada ai movimenti e ci sono stati a Roma attacchi a Pro Vita. Dobbiamo dare messaggi corretti. Ho sempre sostenuto e ancora sostengo che è un problema soprattutto valoriale. Oggi abbiamo solo modelli di edonismo e utilitarismo.
Accontentiamo fin da piccoli i giovani e manca il dialogo genitori-figli. Se le insegnanti bocciano i figli i genitori fanno ricorso al TAR, oppure anche se i figli hanno torto li si accontenta con i regali: è una cultura del vincere-vincere. Questo crea uomini deboli che non hanno più rispetto dell’altro.
Questo è il messaggio che io avevo detto anche prima del post. Poi sono state estrapolate una frase o due dal contesto per far dire alle persone quello che vogliono. Io ci sono rimasto male. Io criticavo il messaggio contenuto nei suoi interventi. Tant’è che la cosa che mi ha stupito è che il giorno dopo c’era già la questione di questa società patriarcale, che ancora oggi continua nelle trasmissioni televisive, come se fosse il problema. Il problema è che manca la figura del padre che dia delle regole e dica di no. L’educazione dei figli viene delegata alla madre, quando deve esserci la figura del padre, di qualcuno che dica di no con pugno fermo. Come ha detto Crepet: uno cresce con i no.