Oggi, 11 dicembre 2023, l’Università Niccolò Cusano ha celebrato l’inaugurazione per l’Anno Accademico 2023/2024, con gli onori di casa del Magnifico Rettore Fabio Fortuna, affiancato dal divulgatore scientifico e primo ricercatore CNR Mario Tozzi. TAG24 ha avuto modo di incontrarli a margine della cerimonia, per sentire il loro punto di vista sulle questioni più importanti legate alle sfide del mondo universitario e alle questioni più importanti dell’attualità politica.
Unicusano, il Rettore Fabio Fortuna e il nuovo Anno Accademico: “Potenzieremo le attività di ricerca”
Una celebrazione in grande stile, quella che ha accompagnato oggi, 11 dicembre 2023, l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2023/2024 dell’Università Niccolò Cusano.
Un appuntamento che, come ogni anno, serve da bilancio per l’annata appena conclusa e da rampa di lancio per quella che si apre di fronte a corpo docente e studenti. Sfide che troveranno l’Unicusano come sempre pronta ad accoglierle, conservando l’eccellenza della propria offerta didattica, e destinando sempre più risorse alla cura dell’apprendimento dei suoi studenti e alla ricerca, fiore all’occhiello dell’ateneo di via don Carlo Gnocchi 3 a Roma.
La conferma arriva dalle parole del Magnifico Rettore Fabio Fortuna, intercettato da TAG24 al termine della cerimonia.
D. Quali sono le novità che dobbiamo aspettarci per l’Anno Accademico 2023/2024 dell’Università Niccolò Cusano?
R. Ci dobbiamo aspettare la grande attenzione allo studente, un tema che ho a cuore più di ogni altro, e poi un ulteriore potenziamento delle attività di ricerca, che ci hanno dato delle soddisfazioni veramente notevoli. Tutto questo unito a un’attenzione a ciò che avviene all’esterno: bisogna recepire tutti gli stimoli, per poi applicarli e fare ricerca. Migliorare le condizioni di vita delle persone dipende molto dalle università e noi cerchiamo di fare il possibile per dare il nostro contributo, soprattutto nei campi più importanti della ricerca.
D. Nella sua relazione, lei ha insistito molto sui temi più importanti dell’economia. Qual è il suo giudizio su situazione economica italiana?
R. È una situazione difficile, per alcuni aspetti, però non siamo più l’ultima ruota del carro in Europa. Stiamo migliorando nei dati macroeconomici e questo significa che la nostra non è una situazione disastrosa. Tutti ci davano in recessione per il 2023 ma così non è stato, e io ero tra i pochi che diceva che l’Italia non sarebbe entrata in recessione, e grazie a Dio così è stato.
D. Come giudica la manovra economica del governo? Perché le parti sociali non sono molto soddisfatte, soprattutto per quanto riguarda le pensioni…
R. È una manovra prudente e altro non si poteva fare, perché più di 15,7 miliardi di ulteriore deficit non si potevano concepire. Si è cercato di fare quello che si poteva ma è stata una manovra difficile. Si era detto che in Parlamento avrebbe avuto un iter più veloce ma, in realtà, non è andata così perché sono emersi emendamenti importanti su temi, come quello delle pensioni, che riguardano molti soggetti e su cui è necessario intervenire. Vedremo, poi, che interventi saranno fatti. Di certo, non ci sono tante risorse per gli investimenti, ma ci sono quelle del Pnrr.
D. Si vocifera della possibilità che Mario Draghi possa diventare il nuovo presidente della Commissione europea. Lei come lo vedrebbe?
R. Lo vedrei molto bene e, da italiano, credo sia la persona più autorevole tra i nostri concittadini. Oltretutto, alla guida della Bce (Banca Centrale Europea), ha sempre dimostrato freddezza, prudenza, saggezza. Queste sono doti non comuni in un contesto così difficile. Lo vedrei molto bene, quindi, e spero che la nostra politica possa rientrare in quest’ordine di idee. Perché, insomma, chi può discutere Draghi tra noi italiani?
D. Un’ultima domanda su un tema al centro delle cronache recenti: la possibile introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, proposta dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi non è d’accordo e dice che servirebbe, piuttosto, educre alla bellezza e all’arte. Lei cosa ne pensa?
R. Credo che alcuni compiti sono assegnati per natura alla famiglia. Non credo a un trasferimento pieno di queste funzioni alla scuola e all’università. Queste ultime devono recitare un ruolo di complementarità rispetto alla famiglia, ma l’educazione sentimentale mi sembra più un tema su cui i ragazzi devono avere un dialogo costruttivo all’interno del nucleo familiare, magari anche scontrandosi. Sull’educazione all’arte e alla bellezza, invece, credo che scuola e università possano agire in modo determinante.
Il ricercatore del CNR e divulgatore scientifico Mario Tozzi boccia la Cop28: “Un vero fallimento”
All’inaugurazione era presente anche Mario Tozzi, uno dei ricercatori italiani da sempre in prima linea nella lotta al cambiamento climatico. La persona ideale, dunque, per un parere sulla situazione climatica, dopo l’anno appena trascorso, segnato da sconvolgimenti che dovrebbero aver reso evidenti i rischi che corre il pianeta.
Tuttavia, stando a quanto emerso dalla Cop28 di Dubai e nonostante l’allarme lanciato dal Segretario generale dell’Onu Guterres, Tozzi non sembra molto ottimista in questo senso.
D. Professor Tozzi, perché i grandi del mondo non sembrano così convinti circa le necessarie misure da prendere per evitare una catastrofe che appare sempre più vicina?
R. Perché pensano che il mondo ce la farà e che la crisi non toccherà né loro né i loro figli. Se, invece, prestassero ascolto alle questioni sollevate dalla scienza, saprebbero che balliamo pericolosamente sull’orlo di un precipizio. Certo, loro sono più ricchi e, dunque, possono sperare di trovare una qualche difesa ma, alla fine, siamo tutti sulla stessa barca. Voglio pensare che non se ne rendano conto e che quindi sia ignoranza e non malafede…
D. Cosa emerge dalla Cop28 di Dubai?
R. La Cop28 è stata veramente un fallimento. Sta emergendo che non ci si accorderà su quella che è l’unica cosa da fare, cioè diminuire almeno i combustibili fossili. Mentre prima, nelle precedenti conferenze sul clima, si riusciva perlomeno a dire che l’obiettivo necessario era abbandonare il fossile, adesso non si è arrivati nemmeno a questo.
D. Le risorse inserite dal governo in finanziaria e i progetti finanziati con i fondi del Pnrr per la transizione ecologica sono sufficienti, secondo lei?
R. Nel bilancio ordinario non c’è traccia di finanziamenti per le questioni climatiche. Per quanto riguarda il Pnrr, è vero che il 40% dovrebbe essere dedicato a questo ma non è così. Spesso si confonde un’opera con la sua utilità dal punto di vista della transizione energetica ma non è detto che tutte le opere siano utili. Bisognava fare di più sulle rinnovabili, perché una volta messa in piedi, quel tipo di energia è subito a disposizione. Il nucleare, contro il quale non c’è nessuna pregiudiziale ideologica, in meno di 20 anni non ci sarà mai. Ma noi non abbiamo 20 anni di tempo.
D. Però, a proposito del nucleare, il ministro Matteo Salvini ha dichiarato che, se partiamo subito, la prima centrale con reattori di nuova generazione sarà aperta nel 2032…
R. Si riferisce, probabilmente, al tempo medio di costruzione di una centrale al mondo. Ma in quel tempo medio spostano molto le economie cinesi, che costruiscono una centrale in molto meno tempo che da noi. Io prenderei come modello di riferimento le centrali europee: le ultime due centrali costruite in Europa hanno impiegato entrambe più di vent’anni. Mi sembra difficile riuscirci entro il 2032…
D. La natura si sta ribellando, con l’emergenza climatica che ha fatto danni notevolissimi nel 2023. Che 2024 ci aspetta? Quali sono i rischi nell’immediato?
R. Le perturbazioni meteorologiche a carattere temporalesco sono in aumento e quelle le avremo di nuovo, fino a veri e propri uragani mediterranei, così come le ondate di calore per la prossima stagione estiva. Poi dobbiamo aspettarci anche il dissesto idrogeologico che deriva dalle alluvioni e dalle perturbazioni a carattere violento. L’innalzamento del livello dei mari, infine, porterà anche a dover fare per forza un passo indietro, perché rischiamo conseguenze gravissime.
D. La politica presta oggi più ascolto alla comunità scientifica o c’è ancora una totale chiusura?
R. La politica non ascolta molto gli scienziati perché gli raccontano una verità che non piace. Non piace perché comporterebbe decisioni impopolari. Basti pensare alle auto elettriche: chiunque capisce che un’auto elettrica fatta con gli standard europei non avrebbe paragoni di efficienza e inquinamento con un’auto endotermica, eppure si continuano a fare la barricate contro l’elettrico. Siamo stati bravissimi a fare le auto endotermiche, perché non dovremmo essere così bravi a fare quelle elettriche? Potremmo essere i primi nel mondo. Invece a vincere è la paura, così come con la carne coltivata. Il fatto è che non potremo più avere la carne di allevamento. Quindi se c’è una carne sicura dal punto di vista della salute, e che conviene da un punto di vista ambientale, dovremmo adottarla. Eppure ci si oppone e non si capisce perché.