Rischia grosso Rishi Sunak e, assieme a lui, sono in bilico lo stesso governo da lui retto nonché gli equilibri all’interno del partito conservatore. Sul piatto i temi più caldi: l’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid 19, quando Sunak era ministro delle Finanze nell’esecutivo del premier Boris Johnson, e in merito all’invio di richiedenti asilo in Ruanda, che sta infuocando il dibattitto Oltremanica.
Questione Covid e Ruanda, Rishi Sunak rischia come la May ai tempi della Brexit
Sunak deve affrontare anzitutto i mugugni tra i conservatori. E tutto questo a poco più di un anno dal suo ingresso da protagonista a Downing Street. Domani, 12 dicembre, è prevista la prima votazione in Parlamento per dare, di fatto, il via libera ai voli per il Ruanda. La parte moderata tra gli stessi colleghi di partito parla del rischio di violare i diritti umani. Una sconfitta su questa materia manderebbe a tappeto il premier, non proprio in una condizione di vantaggio vista anche la situazione economica nel Paese su cui lo stesso progetto Ruanda pesa per 250 milioni di sterline. Nel frattempo, l’opposizione ovviamente incalza.
La Corte Suprema del Regno Unito si è già espressa, dicendo che i rifugiati potrebbero essere rimpatriati, rischiando così condizioni ancora peggiori rispetto a quelle di partenza. Le incertezze sono tante, gli stessi parlamentari chiamano in causa consulenti legali e Sunak non può fare altro che andare al voto. Non certo un voto di fiducia, perché una sconfitta qui spalancherebbe la strada delle elezioni.
Nell’inchiesta Covid, Sunak ammette: “Per Eat Out to Help Out non ascoltai gli scienziati”
Insomma, gli osservatori stanno ponendo sullo stesso piano l’attuale impasse di Sunak e il ciclone che investì Theresa May sul caso Brexit. Tutto ciò mentre, proprio oggi, Sunak ha risposto del suo operato nell’inchiesta sull’emergenza Covid. Sul banco degli imputati c’è “Eat Out to Help Out“, l’iniziativa che l’allora ministro Sunak mise in campo per sostenere le forniture a pub e ristoranti in modo da consentire loro l’assunzione di personale e riaperture più snelle.
Non ascoltati i consulenti scientifici – sono le parole riportate dal “Guardian” – perché si trattava di una questione economica e fiscale. Non avrei discusso con il segretario di Stato alla Sanità del taglio dell’Iva sul settore alberghiero, né del taglio dell’imposta di bollo. Questi sono aspetti legati all’Economia.
E comunque, ha aggiunto il premier britannico, si trattava di “un piano più ampio di riaperture già approvato dagli scienziati”. Non avrebbe però letto le mail dei funzionari del Tesoro che, nello specifico, avevano riportato successivamente i pareri negativi degli esperti sulle riaperture nell’ottica della ripartenza delle scuole.
Raramente vedevo queste e-mail. Non è proprio una cosa che facevo. Venivo informato qua e là sulle cose che dovevo sapere, ma sicuramente non vedevo questi messaggi con regolarità.
E i messaggi WhatsApp?
Nessuno mi disse di salvarli. Non li ho più sul telefono.
Le accuse gravissime sulla gestione della crisi, però, sono arrivate. La più dura di tutte quella di Patrick Vallance, il principale consigliere scientifico di Johnson, secondo il quale Sunak suggerì l’opzione di “lasciar morire le persone“, piuttosto che soccombere dinanzi a un nuovo lockdown.