Dove sono detenuti Olindo e Rosa e quanti anni di carcere devono ancora scontare? I coniugi, di 61 e 60 anni, sono stati condannati in via definitiva per aver ucciso quattro persone – di cui un bambino di 2 anni – e averne ferito gravemente una. Era l’11 dicembre del 2006.

Dove sono detenuti e a quanti anni di carcere sono stati condannati Olindo e Rosa

Olindo Romano e Rosa Bazzi si trovano in carcere dal 2007, ma solo nel 2011 sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo. Significa che dovranno trascorrere da detenuti il resto della loro vita. Attualmente si trovano in due strutture penitenziarie distinte di Milano: il primo a Opera, la seconda a Bollate.

Secondo i giudici sono i colpevoli della strage di Erba, il caso di pluriomicidio consumatosi in provincia di Como l’11 dicembre del 2006. Un caso salito alla ribalta delle cronache per la sua efferatezza; un caso che, secondo alcuni, non hai mai trovato la giustizia che meritava.

Da poco, infatti, sono state avanzate delle richieste di revisione del processo a carico dei due coniugi. Delle tre, una presenta la firma dei legali che li assistono, gli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico D’Ascola e Patrizia Morello che, nell’ambito delle loro indagini difensive, avrebbero raccolto delle “nuove prove”, elementi mai analizzati che, secondo loro, potrebbero scagionarli.

Dopo aver confessato, i due, in effetti, si sono sempre professati innocenti, sostenendo di essere ingiustamente reclusi. In tanti gli credono.

Le prove che hanno incastrato Olindo e Rosa

Contro di loro, nel corso delle indagini, sono state raccolte, però, diverse prove di colpevolezza. Nell’auto di Olindo la scientifica trovò una traccia ematica appartenente a una delle vittime, Valeria Cherubini. Suo marito, il signor Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, disse di aver riconosciuto Olindo in uno dei due assassini. Poi ci fu la confessione dei coniugi, che agli inquirenti raccontarono nei minimi dettagli quanto accaduto nel condominio di via Diaz (salvo poi ritrattare tutto e cambiare versione).

La ricostruzione della strage

Tutto iniziò poco dopo le 20 di sera di una giornata di dicembre del 2006. Ad Erba, in provincia di Como, i vigili del fuoco intervennero al civico 25 di via Armando Diaz per spegnere le fiamme divampate all’interno di un appartamento, scoprendo i corpi delle quattro vittime: Valeria Cherubini, Raffaella Castagna, Youssef Marzouk, di appena 2 anni, e Paola Galli.

Stando a quanto ricostruito, sarebbero state uccise a sprangate e a colpi da arma da taglio da Olindo e Rosa, con cui avevano avuto degli screzi di natura condominiale. I due si sarebbero recati nell’appartamento superiore al loro e, dopo aver compiuto la strage – prendendo di mira anche i vicini di casa Cherubini e Frigerio, usciti per portare a spasso il cane – avrebbero dato fuoco alla casa per eliminare ogni traccia che potesse incastrarli.

Poi sarebbero tornati nel loro appartamento e si sarebbero cambiati, costruendosi un alibi. Quando gli inquirenti decisero di sottoporli ad accertamenti (poco dopo li avrebbero arrestati), presentarono loro lo scontrino di un McDonald’s, come a dire “noi non c’entriamo niente, durante la strage eravamo da un’altra parte”.

Secondo il criminologo Carmelo Lavorino, sentito da Tag24, le indagini sarebbero state svolte in modo troppo approssimativo, per cui alla fine le prove a carico dei due coniugi sarebbero insussistenti, così come insussistente sarebbe la loro confessione, secondo alcuni estorta dagli inquirenti. Lo si scoprirà qualora il caso dovesse realmente essere riaperto. La decisione, dopo le istanze avanzate negli scorsi mesi, spetta alla Corte d’Appello di Bergamo, che potrebbe pronunciarsi al riguardo già all’inizio del nuovo anno.