Cosa succede se l’Italia non ratifica il MES? Nel 2017, è iniziato un dibattito per modificare il trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità, conclusosi il 27 gennaio 2021 con la firma dei 19 paesi dell’area euro, successivamente seguita dalla Croazia. Affinché questa riforma entri in vigore, è necessaria la ratifica da parte di tutti e 20 gli stati del MES. Attualmente, tutti i paesi hanno approvato tranne l’Italia.

Queste modifiche potenzierebbero il ruolo e gli strumenti del MES, tra cui l’istituzione di un fondo unico per risolvere crisi bancarie come ultima risorsa finanziaria, l’abilità di valutare la sostenibilità del debito come misura e ulteriori precisazioni sulle condizioni per concedere linee di credito precauzionali.

La mancata ratifica italiana della riforma ha elementi di natura politica, con divisioni evidenti all’interno della maggioranza tra posizioni favorevoli (Forza Italia e il Ministro dell’Economia Giorgetti) e contrarie (Lega e Fratelli d’Italia). Ci sono diverse questioni in discussione, come la riforma del Patto di Stabilità e il PNR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Cosa succede se l’Italia non ratifica il MES?

Se l’Italia non approva il nuovo trattato del Mes, la riforma non potrà entrare in vigore entro il primo gennaio 2024. Di conseguenza, il Meccanismo Europeo di Stabilità manterrà le sue funzioni originarie assegnategli sin dalla sua istituzione nell’ottobre 2012.

Uno dei punti centrali della riforma è l’assegnazione al Mes del ruolo di “paracadute finale” (backstop) per il fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie. Questo consente ai paesi di accedere al Mes nel caso in cui i loro fondi nazionali per affrontare le crisi bancarie, provenienti sia dalle istituzioni di credito sia da fonti non pubbliche, risultino insufficienti. L’obiettivo è garantire una procedura di insolvenza ordinata che preservi l’operatività dei clienti durante le situazioni di crisi bancaria.

Il tempo stringe

Il direttore esecutivo del Mes, Pierre Gramegna, ha espresso con chiarezza la sua preoccupazione alla fine di aprile, al termine dell’informale Eurogruppo a Stoccolma: “Stiamo affrontando un problema di tempistiche, dato che gli attuali accordi bilaterali di backstop raggiungeranno la scadenza entro la fine di quest’anno. È assolutamente cruciale che il trattato emendato del Mes entri in vigore prima della fine dell’anno.”

È chiaro che il fattore tempo è di importanza vitale. Se l’Italia non ratifica il nuovo trattato in tempo, impedirà agli altri paesi della zona euro di beneficiare delle nuove funzioni del Mes in caso di necessità. Tra i venti paesi azionisti del Mes, ossia coloro che hanno adottato la moneta unica, l’Italia è l’unico che non ha ancora ratificato il nuovo trattato. Anche Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e Spagna, che in passato hanno beneficiato dei fondi del Mes, hanno già ratificato il trattato.

È importante sottolineare che la ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità non comporta automaticamente l’utilizzo dei suoi fondi: uno stato deve formulare una richiesta esplicita per poter accedere a tali risorse.