In via Margherita di Savoia, a Viggiano in provincia di Potenza, c’è un cartello che indica il luogo dove, sul finire del 1800 era la sede della loggia massonica intitolata a Mario Pagano. Era una loggia formata soprattutto da musicisti, nati in Basilicata ma che viaggiavano nel mondo per fare concerti e mandavano a casa i soldi degli incassi. Si deve a loro se dal 1914 nel giardino principale della cittadina dove ha sede uno stabilimento dell’Eni è eretto un busto di Giuseppe Verdi da Ettore Ferrari, l’artista della statua di Giordano Bruno in Campo dei Fiori e di Giuseppe Mazzini a Roma e gran maestro del Grande Oriente d’Italia. Il nome dello scultore è stato cancellato dal tempo o dagli uomini? Eppure sottolineare l’autore dell’opera accrescerebbe l’importanza del monumento e darebbe lustro alla città dell’arpa, attenta alla cultura e alle tradizioni e che poco più di un anno fa ha inaugurato un teatro che è un gioiello. 

A Viggiano i massoni vollero l’opera realizzata dal gran maestro

Che si voglia cancellare un pezzo di storia di Viggiano, sebbene in almeno due indicazioni turistiche è ricordata la presenza positiva dei massoni? E pensare che l’amministrazione del santuario dove si venera Maria a metà del diciannovesimo secolo era affidata alla Congregazione di Carità controllata dai massoni. Il clero locale non gradiva e dette battaglia ma da allora sono passati quasi duecento anni e l’anticlericalismo viscerale non è più di moda.  Ri-scrivere il nome di Ettore Ferrari sulla sua opera sembra un atto dovuto da parte dell’amministrazione locale guidata dal sindaco Amedeo Cicala. Aspettiamo fiduciosi.

Stefano Bisi