Cos’è la Sindrome del cuore infranto? Si tratta di una patologia legata ad aspetti psicologici che colpisce in maniera nettamente più frequente le donne e la menopausa potrebbe essere un fattore di rischio.
Questo disturbo non è da sottovalutare perché potrebbe lasciare strascichi molto segnanti e portare addirittura alla morte.
Ecco quali sono i segnali di insorgenza della malattia e quali sono i possibili trattamenti di cura.
Cos’è la Sindrome del cuore infranto: caratteristiche generali
I primi studi sulla sindrome del cuore infranto risalgono al 1991. Le ricerche fatte in Giappone descrissero i disturbi come una particolare forma di miocardite.
La malattia infatti è caratterizzata da un malfunzionamento del ventricolo sinistro, che può evolvere anche in forma coronarica acuta.
La Sindrome del cuore infranto è nota anche con il termine giapponese Tako Tsubo o cardiomiopatia da stress. Quest’ultima dicitura lascia intendere come uno degli aspetti scatenanti possa essere uno stato di forte stato di stress emotivo spesso conseguente ad una perdita, un lutto o una fine di un rapporto sentimentale.
L’incidenza della patologia è di 1 ogni 36.000 persone: tale dato quindi sottolinea come si tratti di un disturbo sufficientemente infrequente. Ciò è anche confermato dal fatto che su 100 persone che presentano acuto dolore toracico, al massimo solo due di esse riscontrano effettivamente i segni di questa malattia.
Il 90% dei pazienti affetti da sindrome del cuore infranto sono di genere femminile, il che sottolinea come la malattia attacchi maggiormente donne nel periodo post-menopausa pur senza possedere segnali di carenze cardiovascolari.
Cause e sintomi
La Sindrome del cuore infranto non ha al momento una causa ben chiara. La ricerca medica ritiene che possa scaturire da una concomitanza di fattori che si sovrappongono.
Un elemento fondamentale è la disfunzione del microcircolo provocata dalle catecolamine rilasciate in correlazione da un’elevata attivazione del sistema simpatico.
Ad avere un ruolo essenziale è poi lo stress. Quasi la totalità dei pazienti comunica infatti che i primi sintomi seguono un periodo prolungato di problemi personali emotivi.
Biologicamente si nota poi un’associazione con il calo di estrogeni e questo spigherebbe il perché siano le donne in menopausa le più colpite.
Il sintomo più frequente è l’insorgenza di un dolore acuto al torace, spesso di durata prolungata. Nella maggior parte dei casi il dolore si manifesta sotto sforzo ma non è raro che si verifichi anche a riposo.
Gli esami rivelano poi una modifica dei normali indici di necrosi miocardica sebbene non si arrivi ad alterazioni così elevate.
Il segnale più rivelatorio dell’insorgenza della malattia è una notevole differenza tra i bassi valori sierici degli enzimi in correlazione alla grave disfunzione del ventricolo sinistro.
Diagnosi e trattamento terapeutico
La diagnosi viene confermata con esame di elettrocardiogramma incrociando poi i sintomi manifestati con l’insorgere di altre patologie cardiache. La Sindrome del cuore infranto infatti può in primo luogo essere confusa con altre malattie del cuore.
Lo specialista dovrà perciò escludere che si tratti di infarto miocardico acuto, pericardite, miocardite, miocardiopatia secondaria a emorragia subaracnoidea, angina pectoris o dissezione aortica. I sintomi manifestati potrebbe inizialmente anche riguardare un attacco di panico.
La corretta diagnosi è pertanto essenziale perché la terapia sia efficace. La tempestività risulta fondamentale nel non sfociare in complicanze anche serie.
Se trascurata, la Sindrome del cuore infranto può infatti portare ad insufficienza cardiaca, arresto cardiaco, rottura del miocardio con infarto miocardico acuto e aritmia cardiaca ventricolare letale.
Il trattamento terapeutico si basa sull’utilizzo di farmaci beta-bloccanti e ACE-inibitori. Il paziente deve poi osservare un periodo di riposo per la normale ripresa della funzione miocardica.
La cura pone anche attenzione sull’aspetto emotivo e psicologico del soggetto in modo da superare la fonte dello stress emotivo.
Quando i danni cardiaci sono ormai avanzati, il paziente potrebbe subire l’inserimento di una pompa meccanica che aiuti la corretta circolazione sanguigna.