A ‘Più libri più liberi’, fiera nazionale della piccola e media editoria, che ogni anno si tiene a Roma, parla Elly Schlein, in occasione della presentazione del libro La società esiste di Giorgia Serughetti, edito da Laterza. L’incontro prevedeva anche la partecipazione di Marco Damilano in veste di moderatore e si è svolto alle 18 del 9 dicembre, presso la Sala Luna.
Elly Schlein a ‘Più libri più liberi’ fa autocritica sul Pd: “Dobbiamo agire con umiltà e provare a ricucire”
Un’autocritica in piena regola sebbene, a ben guardare, lei abbia poco da rimproverarsi. Tuttavia, in quanto esponente, prima, e segretaria, poi, del Partito Democratico, Elly Schlein non può certo tirarsi indietro quando si tratta di analizzare il percorso e i passi – spesso falsi… – del suo partito.
L’occasione arriva dall’incontro organizzato a ‘Più libri più liberi’, la fiera della piccola e media editoria in corso a Roma, per la presentazione del libro La società esiste di Giorgia Serughetti.
Titolo che, evidentemente, per Schlein rappresenta un punto da cui partire, nella sua opera di (ri)costruzione di un partito che, secondo alcuni, raramente si è avvicinato alla società civile, chiuso nelle proprie divisioni interne e in ambiguità ideologiche.
Da qui l’autocritica, severa ma giusta, della segretaria, ripresa dall’inviato di Tag24 Thomas Cardinali.
“In questi anni tanti hanno camminato nelle piazze. Noi abbiamo imparato che la politica deve scrivere un percorso insieme alle persone e stiamo portando questo cambiamento nel Pd. Siamo stati degli spettatori con il mondo del lavoro, degli accordi sbagliati con la guardia costiera libica.
Oggi è il momento di agire con umiltà e provare a ricucire”.
Schlein guarda, dunque, a quella società che il Pd ha trascurato finora, dalle donne e gli uomini scesi in piazza lo scorso 25 novembre per la lotta contro la violenza di genere, ai migranti e agli attivisti contro il cambiamento climatico, finendo con i rider, emblema di un modello economico sbagliato e contro cui lottare.
“Quella società esiste, ma il modello economico e sociale liberista ci ha reso più soli. I rider sono l’emblema del perché la politica deve ambire a cambiare la società, non può esistere una sinistra che accetta lo sfruttamento del rider“.
Schlein contro Meloni: “Faceva della coerenza la sua bandiera ma abbiamo visto solo incoerenza”
Sollecitata da una domanda di Damilano, la segretaria del Partito Democratico non si tira indietro quando si tratta di attaccare il governo Meloni.
Schlein lo fa, in particolare, accusando Giorgia Meloni di incoerenza, proprio lei che, ricorda la segretaria, “faceva della coerenza la sua bandiera“. A partire dalla propaganda elettorale.
“Era un governo che, secondo gli annunci e la propaganda elettorale, doveva essere dalla parte degli italiani. Noi non lo abbiamo trovato da quella parte, dalla parte di chi fa più fatica. Quindi non accettiamo neanche lontanamente che questa si definisca una ‘destra sociale’ quando, in realtà, non fa che aumentare le disuguaglianze in questo Paese”.
Schlein passa in rassegna quasi punto per punto i “tradimenti“, come li definisce, del governo Meloni, ben riassunti nella manovra finanziaria, capace di mettere d’accordo nelle critiche sindacati e Confindustria. “Ci vuole talento“, il commento ironico della segretaria dem.
Altro che sostegno alle famiglie, la manovra, sottolinea Schlein, tradisce proprio loro, a partire dalle nonne e dai nonni, con i tagli alla sanità pubblica.
“Le liste di attesa continuano ad allungarsi e devi solo sperare che la malattia corra meno in fretta di quanto non faccia la lista d’attesa“.
E poi le madri e i padri, con le promesse rimangiate sugli asili nido. Uno strumento che Schlein considera fondamentale per più di un motivo.
“L’istruzione primaria, oltre a essere il primo strumento con cui contrastare le disuguaglianze sociali, è anche un sostegno alle famiglie e all’occupazione femminile. Perché, in una società patriarcale come la nostra, non sta scritto in nessuna legge naturale che siano le donne a doversi far carico della cura delle famiglie“.
Un tema, quello dell’occupazione femminile, che la segretaria del Pd usa per ribadire ancora una volta una questione che, da donna, le sta particolarmente a cuore: una leader donna è condizione sufficiente a fornire rappresentanza ai problemi delle donne? Assolutamente no.
“Noi distinguiamo bene tra ‘leadership femminili’ e ‘leadership femministe’, perché non ci serve una premier donna che non si batta per migliorare le condizioni di vita di tutte le altre donne di questo Paese”.
C’è, dunque, margine per battere alle elezioni una destra simile? La Schlein è convinta di sì, purché le opposizioni riescano “a far leva sulle cose che li uniscono“. E la prova, per la segretaria, viene proprio da una battaglia comune dei partiti di opposizione: quella sul salario minimo.
“Le persone che hanno votato questo governo, si stanno accorgendo che qualcosa non va. Un esempio: la proposta delle opposizioni sul salario minimo, che il governo ha affossato, è sostenuta dal 70% degli italiani. Una percentuale che, ovviamente, comprende anche persone che hanno votato per la Meloni”.
Più libri più liberi, Schlein sull’astensionismo: “Rimettere al centro le persone discriminate”
In chiusura del suo intervento – aperto da un urlo dal pubblico “Viva l’Italia antifascista!“, accolto dagli applausi dopo le polemiche della prima alla Scala di Milano – Schlein torna a parlare delle piazze con cui riconnettere un discorso politico.
Lo fa affrontando il problema drammatico dell’astensionismo, specchio proprio di quell’assenza di rappresentanza da cui la segretaria faceva partire la propria autocritica al Pd.
“Dobbiamo cercare di parlare a quelle persone che non pensano più che votare faccia la differenza per le loro condizioni di vita. È la cosa più difficile ma altrimenti la politica tradisce la sua stessa funzione”.
Per farlo, Schlein non vede altra strada se non collegare “diritti civili e diritti sociali“, unendo le battaglie contro la discriminazione – per genere, sesso, etnia – a quelle per una maggiore giustizia sociale, economica, politica.
“Le persone che sono discriminate per quello che sono, comunque lavorano, fanno impresa e pagano le tasse. Ma proprio perché discriminate, fanno più fatica ad avere accesso ai servizi, a trovare lavoro o ad avviare un’impresa. Per questo le lotte sono unite”.
Unione che è l’obiettivo principale della svolta che Schlein intende dare al suo partito. Non a caso, sceglie la metafora del ‘ponte’ per simboleggiare il lavoro che ha iniziato e che l’attende, per collegare le piazze con la politica che dovrebbe dar loro rappresentanza.
“La rappresentanza diventa autoreferenziale se non si riconnette a quelle piazze, ma è anche vero il contrario, e bisogna avere il coraggio di dircelo, che non bastano quelle piazze se non si interrogano su come ricostruire un ponte con la rappresentanza, per portare le loro giuste istanze nei luoghi dove si decide. Noi lavoriamo per questo ponte, per farci invadere da quella effervescenza, perché senza quella spinta, la politica da sola non ce la fa”.