Per chi fa affitti brevi tramite le piattaforme che facilitano l’incontro tra domanda e offerta su internet potrebbe arrivare la richiesta di informazioni sui dati catastali degli immobili dati in locazione. Si tratta degli obblighi imposti dalla nuova direttiva europea Dac7, alla quale anche l’Italia si è adeguata con il decreto legislativo numero 32 dello scorso 1° marzo. La direttiva impone alle piattaforme che facilitano la conclusione dell’affare – non solo per quanto concerne gli affitti brevi, ma anche la vendita di prodotti o di servizi, oltre ai noleggi – di comunicare i dati dei venditori e di chi effettui le locazioni e i noleggi in modo da avere un quadro dei guadagni e verificare l’effettiva validità di quanto dichiarato ai fini fiscali.

A tal proposito, Airbnb si è già mossa inviando una comunicazione a chi effettui le locazioni e richiedendo i dati catastali degli immobili dati in affitto. La comunicazione avviene per email e dovrebbe riguardare tutti gli host presenti negli Stati dell’Unione europea. L’obiettivo è quello di arrivare alla prima scadenza, fissata per il 31 gennaio 2024, con i dati a disposizione. Entro 50 giorni, infatti, Airbnb – come tutti gli altri provider di locazioni e di vendita di beni, servizi e noleggi – dovranno trasmettere le informazioni all’Agenzia delle entrate (o alle altre amministrazioni estere nel caso degli altri Paesi) contenenti i dati dei chi fa operazioni online.

Affitti brevi, in arrivo la richiesta di dati catastali dalle grandi piattaforme: ecco perché e cosa fare

Potrebbe arrivare una mail da parte di Airbnb a chi effettua affitti brevi mediante il provider di livello mondiale che facilita la conclusione del contratto di locazione utilizzando i servizi della piattaforma. Si tratta di una comunicazione nella quale i proprietari degli immobili (ma anche chi li utilizzi per le locazioni) dovranno fornire informazioni di tipo catastale degli alloggi dati in locazione.

Il tutto è funzionale al nuovo obbligo che hanno le piattaforme di inviare, ogni anno, i dati di chi fa operazioni di questo tipo per verificarne i guadagni e la regolarità dei versamenti ai fini fiscali. Nella comunicazione che stanno già ricevendo gli host nei Paesi dell’Unione europea, Airbnb chiede di fornire il numero di registrazione catastale per ogni alloggio concesso in affitto breve.

L’Italia ha recepito la direttiva 514 del 2021 (Dac7) – che, appunto, contiene l’obbligo per le piattaforme di fornire informazioni relative a chi effettui affitti brevi, vendite di prodotti e di servizi e noleggi – con l’approvazione del decreto legislativo numero 32 del 1° marzo 2023. Il provvedimento fissa al 31 gennaio prossimo l’obbligo per le piattaforme di inviare le comunicazioni contenente i dati dei soggetti che effettuano affari tramite i loro servizi, in modo da procedere con la verifica dal punto di vista fiscale.

Affitti brevi dati catastali, quali informazioni bisogna fornire per la direttiva Dac7?

Le attività che finiranno sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle entrate attraverso l’interscambio di comunicazione con le piattaforme saranno quelle relative:

  • alla vendita di prodotti mediante l’utilizzo di piattaforme di e-commerce;
  • all’affitto di beni immobili;
  • all’offerta di servizi personali;
  • alle attività di noleggio che abbia ad oggetto qualsiasi mezzo di trasporto.

Tuttavia, ci sono delle operazioni tra quelle sopra elencate che non rientrano negli obblighi di comunicazione da parte delle piattaforme. Per quanto riguarda gli affitti brevi, già nel mirino del Fisco con l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26 per cento dal 2024, non rientra negli obblighi di comunicazione (e non dovrebbe ricevere la mail con la richiesta di informazioni catastali) chi effettui almeno 2.000 servizi all’anno, classificandosi pertanto come grande fornitore del settore alberghiero. In tal caso, l’Agenzia delle entrate ha già i relativi dati da altri obblighi di comunicazione.

Piattaforme online per chi vende su internet: al via l’obbligo di comunicazione

Sulle vendite, invece, non rientrano nell’obbligo di trasmissione delle informazioni da parte delle piattaforme, i piccoli inserzionisti, coloro cioè per i quali il gestore della piattaforma abbia facilitato la vendita di meno di 30 articoli o per un corrispettivo complessivo dalle vendite annuali non eccedente la somma di 2mila euro (dati da riferire all’anno 2023).