Il padel continua nel suo percorso di cresicta straordinario. Da sport di nicchia a sport popolare, riconosciuto e riconoscibile. I passi da fare sono ancora tanti, ma l’Italia ci sta puntando forte con la speranza di poter arrivare a livelli sempre più alti. Il sogno è quello di poterlo rendere uno sport olimpico, e la sensazione è che la strada intrapresa sia quella giusta. Intanto il nostro Paese si gode i due eventi, quello di Roma e di Milano, capaci di attirare migliaia di appassionati. Per commentare il movimento e la Milano Premier Padel, Carolina Orsi, campionessa italiana, è intervenuta in esclusiva a Tag24.

Padel, Carolina Orsi a Tag24

Dal nuoto al pattinaggio, passando per la danza e il tennis, ma anche la pallacanestro e il calcio a 5. Carolina Orsi è sempre stata una sportiva e ci ha messo svariato tempo per trovare la sua strada, ma alla fine il padel l’ha conquistata. Uno sport incredibile, che sta conoscendo un’ascesa senza precedenti e iniziato quasi per gioco, che oggi gli sta regalando soddisfazioni enormi. Dalla prima volta in cui ha preso la racchetta in mano, molte cose sono cambiate. Carolina si è laureata, ha lasciato Roma, dove è nata e cresciuta e si è trasferita a Madrid per conoscere tutti i segreti di questa disciplina e giocare a certi livelli. E’ la stella italiana più importante e ha grandi ambizioni per il futuro. Per parlare dei risultati raggiunti nel 2023, degli obiettivi futuri e della Milano Premier Padel, Carolina Orsi è intervenuta in esclusiva a Tag24.

Nuovo circuito unificato Premier Padel: che notizia è soprattutto per la stabilità futura del movimento e che emozione è stata giocare a questo livello all’Allianz Cloud?

“Per il padel è una cosa assolutamente positiva. Sappiamo che c’è stata una bella lotta tra World Padel Tour e Premier Padel ma credo che, per quanto si stato fatto dalla prima organizzazione, per arrivare dove siamo oggi, la seconda sia il futuro. In pochissimo tempo hanno armato una cosa spettacolare e si vede dalla qualità dei tornei, dall’organizzazione. Abbiamo fatto solo quattro tornei nel femminile, ma devo dire che è stato bellissimo. Giocare in Italia poi è un’emozione speciale e per me, toccare due volte il campo centrale, è stato straordinario”.

Crescita impressionante, sia dal punto di vista sportivo che economico. Dove può arrivare il padel?

“Penso che ci si stia muovendo per step, come in tutte le cose. C’è stato uno sviluppo rapidissimo, soprattutto per quel che riguarda le strutture, gli amatori e gli eventi. A livello professionale però ci si sta buttando e molto si deve fare. Spagna e Argentina sono già molto avanti su tutti i settori e io sto vivendo questa esperienza a 360 gradi. A livello giovanile, su cui si sta investendo molto ma c’è bisogno di tempo. Penso che siamo sulla strada giusta, ci sono stati i Mondiali anche giovanili e se n’è parlato tanto. Penso che ci avvicineremo sempre di più al livello del tennis. Serve una crescita sui prize money e molti più giocatori, anche di altre nazionalità”.

Che cosa manca a questo sport per diventare disciplina olimpica?

“E’ chiaro che questo è l’obiettivo e che sarebbe un sogno. Non so se farò in tempo a giocare un evento del genere, ma penso che ci arriveremo. Per le Olimpiadi mancano l’America, la Cina, l’Australia. Insomma mancano i grandi Paesi, quelli capaci di fare da traino, anche dal punto di vista mediatico, ma è questione di tempo. Il padel si sta diffondendo in maniera rapidissima e lo stiamo portando ovunque. Si devono formare i giocatori, che devono arrivare dai più giovani. In Sudamerica giochiamo già, ma il prossimo anno dovremmo andare anche negli Stati Uniti. Nulla di ufficiale ancora, ma ci dovrebbe essere una specie di campionato tra centri e piano piano porteremo il padel anche da quella parte”.

A livello personale come ti senti e quali sono i tuoi obiettivi per il 2024?

“Sto bene, quest’anno sono molto contenta di quanto fatto. Ho chiuso al numero 25 del ranking e per me era fondamentale poter entrare nei primi 30 posti del mondo. Ora posso solo ambire a scendere sotto le 20, sarebbe un traguardo impressionante. Vorrei fare qualche quarto di finale in più e magari accedere a qualche semifinale”.

Figlia d’arte, papà Nando ha dedicato una vita al calcio. A proposito di questo, il padel è uno sport molto seguito anche dai calciatori. La loro presenza, anche agli eventi, può essere d’aiuto dal punto di vista mediatico per questo sport?

“Penso di sì, perchè parliamo di vere e proprie potenze mediatiche. I giocatori hanno tantissimi follower, molti di più anche dei campioni del mondo di padel. Tutto però va contestualizzato. E’ importante che ci siano e che seguano i nostri tornei, ma il fulcro principale deve essere il padel e non la loro presenza. A livello italiano, quando c’è un evento, si deve dare importanza agli atleti e non si devono rendere protagonisti i calciatori. Altrimenti diventa un’altra cosa. Lo sport è il padel, non il calcio. All’estero è già così, anche quando partecipano i calciatori del Real Madrid ad esempio. Hanno un rispetto diverso, mentre in Italia siamo leggermente indietro”.