Il 7 dicembre, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis hanno firmato la “Dichiarazione di Atene sulle relazioni amichevoli e di buon vicinato”. Questo rappresenta un passo significativo nelle relazioni tra i due paesi, storicamente segnate da tensioni.
Grecia e Turchia: verso la risoluzione delle tensioni con un accordo storico
Dopo decenni due paesi confinanti, la Grecia e la Turchia, hanno firmato un accordo con l’obiettivo di porre fine alle tensioni, intimidazioni e provocazioni. L’unico “accordo di amicizia” tra i due paesi fu firmato nel 1930 da Ismet Inonu e Eleftherios Venizelos al fine di risolvere alcune questioni, tra cui le problematiche legate alle minoranze che non erano state risolte dopo la prima guerra mondiale.
A partire dagli anni ’60 e ’70, le tensioni si concentrarono sulla divisione dell’isola di Cipro, mentre negli anni ’90 la questione delle delimitazioni dei confini aerei e marittimi nel Mar Egeo divenne predominante. Recentemente, la principale problematica è stata quella dell’immigrazione, creando ulteriori conflitti politici. Nonostante le divergenze, l’accordo di ieri rappresenta una pietra miliare per una nuova era di dialogo e cooperazione.
I principali punti dell’accordo
Il patto, anche se non è vincolante giuridicamente, costituisce un grande simbolo di buona volontà verso la normalizzazione delle relazioni tra Grecia e Turchia, proprio come l’accordo del 1930.
I due paesi mostrano una predisposizione favorevole verso il miglioramento delle relazioni e dimostrano la volontà necessaria per instaurare rapporti di buon vicinato ed evitare conflitti. Nella prima parte della Dichiarazione sono stati sottolineati legami amichevoli e rispetto reciproco, la comprensione per una coesistenza pacifica e la determinazione a risolvere ogni tipo di controversia attraverso mezzi pacifici, in conformità con il diritto internazionale.
Nella seconda parte, invece, si parla di dialogo costruttivo, agenda politica positiva (soprattutto in settori quali il commercio, l’economia, il turismo, i trasporti e l’energia) e meccanismi di prevenzione delle tensioni militari e politiche. Con la Dichiarazione, Erdogan e Mitsotakis hanno concordato anche di evitare azioni ed iniziative che possano mettere in pericolo la stabilità e la pace nella regione.
Le questioni ancora aperte
Nel caso di disaccordo, le parti hanno concordato di affidarsi al diritto internazionale, al diritto marittimo e alla Carta delle Nazioni Unite. Si è, quindi, pensato di individuare soluzioni apparentemente semplici, cioè rivolgersi alle regole della comunità internazionale, per risolvere problemi molto difficili e radicati, come la questione di Cipro e quella delle minoranze.
Restano comunque divergenze importanti tra due paesi: L’ultimo colloquio di pace sul futuro di Cipro, per esempio, si è tenuto nel 2017. Attualmente, la Grecia sostiene una soluzione che prevede un modello di federazione bilaterale a due sezioni, cioè la continua esistenza della Repubblica di Cipro con lievi modifiche. La Turchia, invece, spinge per una soluzione che prevede due Stati in cui i greco-ciprioti ed i turco-ciprioti saranno rappresentati equamente e sovranamente.
Questa Dichiarazione è solo un primo passo per un rinnovato accordo e collaborazione fra due stati storicamente in disaccordo.