Charles De Ketelaere è il nome che unisce Atalanta e Milan. Insieme al belga ci sono anche un insieme di stati d’animo che riflettono quello che è stato, che poteva essere, ma che ancora può diventare. Anche se serve lo scossone, altrimenti il rischio è quello di rimanere in quella zona grigia da cui alla lunga non si materializza la via d’uscita.

Il Milan spera ancora nel miracolo, l’Atalanta pure dato che da lui ci si aspetta molto. Promesse disattese che fanno a pugni con il tempo che scorrse. Che per Charles, durante il suo periodo al Milan, deve essere passato a rilento, tra panchine, gol sbagliati e stati d’animo non proprio euforici.

Atalanta-Milan, De Ketelaere incontra il suo (non) glorioso passato

Euforia ai massimi livelli. Si respirava questo dalle parti di Milanello ad inizio agosto, quando dal Brugges arrivò quel ventiduenne biondo cenere con addosso i gradi da campione. Ne sapeva qualcosa la Lazio che proprio quell’anno aveva giocato la Champions, incontrando sul proprio cammino CDK. E lì si che la qualità si vedeva eccome.

Ecco perchè Maldini era euforico. Sapeva di avere tra le mani un diamante grezzo, a sottolinearlo anche la cifra spesa per acquistarlo, ben 35 milioni di euro. Esordio il 27 agosto a San Siro contro il Bologna (match terminato 2-0 per i rossoneri), subito assist per Leao e pubblico in visibilio. Ma quello sarà l’inizio della fine di un investimento che non verrà ripagato, dato che per tutta la stagione Pioli farà fronte ad un ragazzo giovane e molto timido. Il che non è poco, lo hanno dimostrato le prestazioni: come se si vergognasse di farsi vedere, lontano parente di quel talento visto in Belgio, di quelle giocate nemmeno l’ombra.

Di occasioni De Ketelaere ne ha avute, ma col passare dei mesi è finito nei meandri del dimenticatoio, senza possibilità di risalita. Per lui solo scampoli di partita, sopratutto nel finale di stagione, dove viene ricordato solo per errori da matita blu. Con i numeri che certificano l’oggettiva bocciatura: solo 32 presenze, 13 da titolare e più della metà da subentrato, per un totale di 0 gol e 1 solo assist e appena 1.480 minuti giocati.

Quella mano chiamata Atalanta

Alcuni lo chiamerebbero il nulla cosmico, anche perchè la sensazione è stata quella di un giocatore troppo spaventato per un salto in avanti troppo grande per lui. Ecco perchè l’Atalanta ha assunto i contorni di una mano salvatrice per CDK, che appena ha visto la possibilità di raggiungere Gasperini non ci ha pensato su due volte. Voleva cambiare aria, tornare a sentirsi considerato rispetto a un Pioli che lo aveva bocciato con sei parole: “Ci aspettavamo di più da lui”.

Il passaggio all’Atalanta si materializza, sulla base del prestito oneroso con diritto di riscatto, per un totale di 29 milioni di euro. A Bergamo Charles torna a sorridere, trovando subito gol all’esordio contro il Sassuolo con un colpo di testa dal sapore di liberazione. Perchè da lì De Ketelaere torna a sorridere, a Milano aveva dimenticato come si facesse.

Gasperini gli dà fiducia, schierandolo anche in Europa League come punta centrale. Il belga lo ripaga con due assist contro il Rakow. E’ il momento dei sorrisi, che però si dimezzano con il passare del tempo, dato che CDK torna nuovamente in una sorta di limbo grigio-chiaro. Il giocatore trova di più il campo rispetto ai trascorsi con il Milan (16 partite giocate su 19, di cui 10 da titolare), ma spesso non riesce ad essere decisivo come all’inizio, risultando assente e offrendo solo fiammate.

Ed ora il Milan che ritorna, quel padre che lo ha coccolato per poi lasciarlo alla madre Dea, forse senza dispiacersi più di tanto. Con Charles che vuole dimostrare a Pioli che quel giovane biondo, alto e a tratti triste in verità sa sorridere e far sorridere. A suon di giocate.