Prima di macchiarsi dell’omicidio di Giulia Cecchettin, per cinque volte Filippo Turetta avrebbe incontrato lo psicologo della Usl, parlandogli dei suoi problemi universitari e relazionali, l’ultima volta il 3 novembre. Avrebbe dovuto vederlo di nuovo il 17 novembre, ma era latitante già da una settimana: di lì a poco sarebbe stato fermato in Germania dopo una folle fuga a bordo della sua Grande Fiat Punto nera.
Filippo Turetta e i cinque incontri con lo psicologo prima dell’omicidio di Giulia Cecchettin
In un’intervista rilasciata a Walter Veltroni, Gino Cecchettin aveva lasciato intendere che Filippo Turetta avesse deciso di andare in cura da uno psicologo su consiglio della figlia Giulia, che voleva aiutarlo a superare la fine della loro relazione. Ad agosto, infatti, la 22enne lo aveva lasciato. Lui però continuava a ricattarla emotivamente, minacciandola che se non si fossero più visti o sentiti, si sarebbe ammazzato.
Stando a quanto riporta ora il Corriere della Sera, sarebbe stato lui stesso a chiamare il Centro unico prenotazioni di Padova per prendere appuntamento. Per cinque volte, poi, prima dell’omicidio, avrebbe visto un esperto della Usl: il 22 settembre, il 3, il 17 e il 27 ottobre e il 3 novembre. Il sesto incontro era stato fissato per il 17 novembre, ma Turetta, allora, era già in fuga.
Pare che con lo psicologo avesse parlato dei suoi problemi con lo studio (era rimasto indietro con gli esami) e con Giulia, dopo la rottura. Se anche nel corso di questi incontri fossero emersi dei segnali d’allarme non è chiaro. È possibile che, anche con l’esperto, Turetta avesse manifestato il suo senso di possessività nei confronti dell’ex fidanzata? Oppure anche di fronte a lui indossava, come con i genitori, la sua maschera da bravo ragazzo?, ci si chiede.
I messaggi e gli audio di Filippo Turetta
Di sicuro con gli amici Filippo, un po’, si era esposto. In degli audio resi noti dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, parlando della festa di laurea di Giulia, si mostrava particolarmente preoccupato – con loro – di dettagli apparentemente irrilevanti.
A Giulia non piacciono le tisane, non le ha quasi mai bevute. Anzi, per lei sono acqua sporca,
diceva. Oppure, sempre facendo riferimento ai festeggiamenti:
Mi diceva che è un evento che succede una volta nella vita, quindi direi qualcosa di divertente, tipo coriandoli o farina. Cose più pesanti, tipo uova, tendenzialmente no.
Audio che, insieme ad alcuni sms inviati dal ragazzo alla sorella di Giulia saranno usati dagli avvocati delle famiglia Cecchettin per chiedere di constestargli l’aggravante dello stalking, oltre che dei motivi abietti. Per ora gli è stata riconosciuta dal gip solo quella del vincolo affettivo che lo legava alla vittima. Ma non si esclude, a breve, una modifica dei capi di accusa.
Cosa ha confessato l’assassino di Giulia Cecchettin
Davanti agli inquirenti che lo hanno interrogato, Filippo Turetta, estradato in Italia dalla Germania, avrebbe già ricostruito tutti i momenti salienti del delitto che ha commesso. Ma avrebbe anche detto di non sapere cosa gli sia “scattato nella testa”.
Anche alla luce delle nuove informazioni acquisite – circa i suoi incontri con lo psicologo – è possibile che la difesa chiederà di sottoporlo, quindi, a una perizia psichiatrica. L’obiettivo è capire se al momento dei fatti fosse capace di intendere e di volere oppure no. Cosa che aprirebbe la strada ad eventuali circostanze attenuanti, evitandogli l’ergastolo.
L’altra via che i suoi avvocati potrebbero seguire è quella della riqualificazione dell’accusa da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. In quel caso dovrebbero dimostrare che quando colpì la giovane non lo fece per ucciderla, ma solo per trattenerla in auto.
Una ricostruzione che però cozzerebbe con quella finora effettuata dalla Procura, secondo cui potrebbe anche aver premeditato l’agguato mortale nei confronti della giovane, compiendo un sopralluogo nella zona commerciale di Fossò – dove Giulia è stata uccisa – già il pomeriggio dell’11 novembre.