È stato identificato dalla Digos l’uomo che ieri sera, alla Scala, ha urlato “Viva l’Italia antifascista!” Gli agenti hanno chiesto i documenti al signore, un giornalista appassionato di musica lirica presente appunto nel teatro milanese per seguire la Prima sulle note del “Don Carlo”. Prima di continuare nella lettura di questo articolo, informiamo che il nome dell’uomo non sarà riportato.
“Identificato” l’uomo che ha urlato “Viva l’Italia antifascista!” alla Prima alla Scala
È la sera del 7 dicembre del 2023 al teatro alla Scala di Milano. Prima di mettere in scena l’opera verdiana, che poi sarà accolta da 13 minuti di applausi, il pubblico in sala si alza in piedi per l’esecuzione di “Fratelli d’Italia” diretta dal Maestro Riccardo Chailly. Nel palco d’onore si vedono tra gli altri il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il vicepremier Matteo Salvini, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e la senatrice a vita, sopravvissuta a un campo di sterminio alla quale nel 2019 venne assegnata una scorta poiché minacciata di morte, Liliana Segre. Solito sfoggio di abiti firmati, outfit ricercati e pacchianeria varia. Qualche spettatore/rice, indossa il colore rosso in onore alla lotta alla violenza di genere e ai femminicidi. Quanto al prezzo dei biglietti, Tag24 ne ha parlato a parte.
“L’Italia chiamò, sì!” Termina l’esecuzione del nostro inno nazionale e partono gli applausi. “Viva l’Italia antifascista!”, aggiunge l’uomo poi identificato. Altri applausi. Si apre il sipario e gli spettatori possono assistere alla poesia verdiana. L’uomo, nel frattempo, viene individuato.
“Ai poliziotti ho detto che avrebbero dovuto arrestarmi se avessi urlato ‘Viva l’Italia fascista!’ e si sono messi a ridere”
A metà del primo atto – racconterà all’Ansa – si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo.
All’intervallo, nel foyer, l’uomo viene avvicinato da quattro sorridenti agenti in borghese.
L’ho buttata sul ridere e ho detto agli agenti che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto “Viva l’Italia fascista”, ma così no. Si sono messi a ridere anche loro ma mi han detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d’identità.
E tutti a ridere. Meno male. Tutto è bene quel che finisce bene.