La riforma delle pensioni non è un pranzo di gala, ma piuttosto segue la logica della riforma Fornero. Nel 2024, vedremo un aumento dei requisiti per l’accesso alla pensione, maggiori difficoltà per ritirarsi dal lavoro e gli assegni sempre più bassi.

Nei sogni degli italiani c’era una vita da pensionato. O meglio, qualcuno riuscirà a realizzare il sogno di andare in pensione, visto che molti saranno tagliati fuori dal contesto previdenziale.

L’Italia punta alla crescita, ma potrebbe fare meglio sul fronte previdenziale. Vediamo insieme come sarà la riforma delle pensioni nel 2024.

Riforma Pensioni 2024: dieci anni dopo la riforma Fornero

Per il 2024, la legge di Bilancio prevede misure di pensionamento anticipato. Tuttavia, quando si parla di pensioni bisogna andarci piano: secondo diversi esponenti politici, i piani del Governo Meloni seguono la logica della legge Fornero.

Pertanto, si prevedono requisiti più difficili da soddisfare, assegni ridotti e maggiori difficoltà nell’anticipare l’uscita dal lavoro. Nonostante il quadro previdenziale non sia in linea con gli interessi dei lavoratori, alcuni difendono a spada tratta le misure previdenziali modificate dall’Esecutivo.

L’emotività può giocare brutti scherzi, e il sentire che le misure previste per il 2024 siano migliori a quelle introdotte dalla Fornero mette in dubbio le valutazioni per sopperire alle necessità.

D’altronde, quando mancano le risorse, diventano fattibili misure che normalmente sarebbero state contestate a priori. Attualmente, il disegno di legge di Bilancio potrebbe essere ancora modificato, anche se l’Esecutivo non ha previsto la valutazione di nuovi emendamenti.

 I requisiti per la pensione della Riforma Fornero

 Per il 2024, le principali novità in tema previdenziale sono contenute nella legge di Bilancio. Il governo Meloni ha confermato la pensione anticipata anche per il prossimo anno.

Quando si parla di uscita flessibile anticipata, ci si aggancia alla logica già perseguita dalla Riforma Fornero in ambito previdenziale. Per questo motivo, sarà più difficile perfezionare i requisiti per l’accesso alla pensione, gli assegni saranno ridotti per l’aggancio al sistema contributivo totale, e saranno maggiori le difficoltà nel lasciare il lavoro prima dei 67 anni di età.

I lavoratori potranno ancora contare sull’uscita a 62 anni (Quota 103), 63 anni e 5 mesi (Ape sociale), e per le lavoratrici resta in piedi l’Opzione donna a 61 anni di età. Tuttavia, quello che pochi raccontano sono le difficoltà di accesso alle misure.

Opzione donna e Ape sociale

Come funziona l’Ape sociale?

 L’Anticipo pensionistico Ape sociale prevede la possibilità, per alcune categorie di lavoratori (profili di tutela), di anticipare l’uscita dal lavoro. Attualmente, è possibile accedere al trattamento perfezionando i requisiti normativi, che portano a 63 anni di età e 30, 32 e 38 anni di anzianità contributiva. È importante notare che il requisito contributivo varia in base alla categoria di lavoro.

Per il 2024, la misura è stata rinnovata ma con modifiche nei requisiti. Non sarà più possibile ottenere un trattamento a 63 anni di età, ma si richiedono almeno 63 anni e 5 mesi con 30 o 36 anni di contributi. In pratica, oltre all’estensione del periodo di accesso al trattamento, è stata eliminata la categoria di lavoratori a cui bastavano 32 anni di contributi per ritirarsi dal lavoro.

Pensione anticipata donna

Chi può andare in pensione nel 2024 con Opzione donna?

 La misura Opzione donna è entrata in un circolo chiuso, con rinnovi e modifiche che penalizzano sempre di più le lavoratrici. Alla fine, il canale previdenziale “ovattato” che doveva permettere alle lavoratrici di anticipare la pensione, accettando un taglio dell’assegno di circa il 30%, è stato nuovamente modificato.

Fino al 31 dicembre 2023, le lavoratrici possono collocarsi in pensione a 58 e 59 anni di età, a condizione di essere madri di due o un figlio. In alternativa, per perfezionare i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata, occorrono 60 anni di età, 35 anni di contributi e l’appartenenza a una delle categorie di tutela previste dal Governo italiano.

Sicuramente, viste le numerose proteste, si aspettava un miglioramento delle condizioni per il 2024, ma sono arrivati nuovi paletti.

Pertanto, le lavoratrici per andare in pensione devono soddisfare i seguenti requisiti:

  • 61 anni di età per le lavoratrici senza figli;
  • 60 anni di età per le lavoratrici con un figlio;
  • 59 anni di età per le lavoratrici con due o più figli.

Il requisito contributivo resta fissato a 35 anni di versamento. L’accesso alla pensione anticipata viene riservato solo ad alcune categorie di lavoratrici.

  1. licenziate o dipendenti in aziende con tavolo di crisi aperto presso il Ministero; 
  2. invalidità dal 74%;
  3. caregiver, ovvero che si occupano dell’assistenza, da almeno 6 mesi, del familiare disabili conviventi, con handicap in situazione di gravità legge 104.

Riforma pensioni: la nuova “quota 103” l’ibrida della Riforma Fornero

Chi può andare in pensione a 62 anni di età nel 2024?

 Per perfezionare i requisiti per la pensione anticipata a 62 anni con 41 anni di contributi, sarà necessario rientrare in un assegno di almeno 4 volte il trattamento minimo. In base ai punti di vista, potrebbe sembrare una soglia contro la povertà o un ulteriore paletto abbellito alla meno peggio.

Per comprendere il valore del limite dell’assegno INPS, è necessario fare due semplici calcoli. In primo luogo, consideriamo che l’assegno sociale corrisponde a 503,27 euro. Per la pensione anticipata su questo importo, si applica il tetto pari a 4 volte il trattamento minimo e il 100% dell’indice di perequazione (+5,4%).

Pertanto, per accedere alla pensione, sarà necessario rientrare in un tetto di circa 2.255 euro lordi al mese. Inoltre, la nuova versione Quota 103 prevede una pensione liquidata integralmente con il sistema contributivo, a prescindere dalla presenza di un montante contributivo nel sistema retributivo o misto.

In sostanza, il lavoratore che accede alla pensione Quota 103 aderisce a una sforbiciata dell’assegno di circa il 30%, dovuto all’applicazione del solo sistema contributivo. È importante notare che l’opzione al contributivo integrale non potrà essere modificata successivamente.