Le indagini sull’omicidio di Alice Neri si sono concluse con il rinvio a giudizio del principale indiziato, il 29enne di origine tunisina Mohamed Gaaloul. Secondo la Procura, avrebbe ucciso la 32enne di Ravarino, trovata morta nel novembre 2022 a Fossa di Concordia, nel Modenese, dopo un tentativo di approccio sessuale.
Una ricostruzione messa in dubbio dai consulenti del marito della vittima, Nicholas Negrini, che agli inquirenti hanno chiesto di tornare ad indagare affinché nessuna pista rimanga esclusa. Il riferimento è, innanzitutto, a quella del cosiddetto “terzo uomo”, un collega che per un certo periodo di tempo avrebbe frequentato Alice, mai formalmente indagato.
L’uomo, rimasto anonimo, avrebbe un alibi e di recente, attraverso il suo legale, l’avvocato Rita Nanetti, è tornato a dichiararsi estraneo ai fatti, lamentando, in una nota riportata dall’Ansa, di essere “oggetto di infondate illazioni diffamatorie”.
Omicidio Alice Neri, l’intervista all’avvocato Antonio Ingroia
Ne abbiamo parlato con l’avvocato ed ex pm Antonio Ingroia, che rappresenta legalmente il signor Negrini.
I dubbi sulla completezza delle indagini
A breve si aprirà il processo a carico di Mohamed Gaaloul, gravemente indiziato dell’omicidio di Alice Neri. Lei però, Avvocato, ha avanzato dei dubbi…
“Ho avanzato dei dubbi sulla completezza dell’indagine della Procura, nel senso che c’erano delle altre piste – non so se decisamente alternative o meno, rispetto a quella di Gaaloul – che potevano essere vagliate. Ogni ufficio di Procura, come so per mia ultradecennale esperienza di magistrato, ha il dovere di compiere tutte le indagini necessarie nei confronti di chiunque emergano indizi. Indizi che devono essere esplorati e verificati, prima di chiudere le indagini e tirare le somme”, spiega l’avvocato ed ex pm Ingroia.
E aggiunge: “In questo caso mi pare che si sia stato fatto un processo alla rovescia, nel senso che si è individuato un indiziato, gravemente indiziato e, avendo individuato un indiziato, si sono pregiudizialmente scartate altre piste, che potevano essere parallele, convergenti, anche incompatibili. Valutazione che si fa alla fine delle indagini, non all’inizio”.
“Nel corso delle indagini difensive svolte per conto del marito di Alice Neri, che ha interesse che venga individuato il colpevole e non un possibile colpevole, sono emersi elementi meritevoli di attenzione e li abbiamo sottoposti alla Procura, richiamandola al dovere di svolgere tutte le indagini. A nostro parere non lo ha fatto, ritenendo comunque di chiuderle e di andare a processo nei confronti di Gaaloul. Processo che ci sarà e al quale noi parteciperemo”.
L’ipotesi di un omicidio premeditato
Secondo la Procura Gaaloul avrebbe ucciso Alice Neri dopo un tentativo di approccio sessuale…
“Io ho delle perplessità – dichiara l’avvocato -. Secondo me si è trattato di un omicidio premeditato e non di una reazione a un rifiuto sessuale. Lo dico sulla base delle risultanze dell’autopsia e delle consulenze medico-legali, che fanno riferimento all’uso di un’arma da taglio di notevoli dimensioni, che è incompatibile con il delitto d’impeto, per le circostanze nelle quali il delitto sarebbe stato consumato”.
“Un conto è che un delitto avviene all’interno di un’abitazione, dove si possono avere coltelli o armi da taglio simili, un conto è quando si è all’esterno, dove, per avere un’arma di queste dimensioni, bisogna essersela portata dietro (avendo già in mente di commettere il delitto). La verità è che non c’è un movente per Gaaloul. Per carità, il movente non è indispensabile per una condanna, si possono desumere altri indizi, però quando non c’è, qualche domanda bisognerebbe farsela”.
La pista del “terzo uomo”
Lei ha avanzato la pista del cosiddetto “terzo uomo” (ripetiamo, mai indagato). Perché pensa che avrebbe potuto avere un ruolo nel delitto? Avrebbe avuto un movente?
“Sono cose di cui abbiamo scritto in una memoria depositata alla Procura. Abbiamo passato in rassegna tutti gli elementi, che sono collegati a una relazione poi interrotta tra i due, che lui stesso ha ammesso. Da quello che risulta dalle testimonianze di amiche della vittima, lui non si rassegnava a questa interruzione e quindi manteneva con lei i contatti, controllava i suoi movimenti in modo un po’ ossessivo”.
“Negli ultimi giorni prima della morte, secondo dei testimoni, tra loro c’erano stati dei litigi, almeno due sicuri. Non si sa cosa si siano detti, ma è stato visto che i due si spintonavano a vicenda in una circostanza, mentre in un’altra, lui, adirato, si sfogava dando dei colpi contro un recinto del posto in cui si erano incontrati”, spiega ancora l’ex pm.
La richiesta di tornare ad indagare
Da parte vostra la richiesta è stata che la sua posizione venga ulteriormente analizzata, quindi…
“Sì, semplicemente per completezza, perché non fosse un’indagine monca e incompleta. Abbiamo anche dimostrato, nella memoria, perché, secondo noi, l’alibi che la Procura riteneva inattaccabile era invece molto fragile. Credo che siano stati commessi degli errori nella ricostruzione dei movimenti di questa persona: ciò che noi abbiamo accertato è perfettamente compatibile con l’evento”, aggiunge.
“Vorrei chiarire però una cosa – conclude l’avvocato -: noi non abbiamo voluto puntare l’indice accusatore nei confronti di lui, come non lo abbiamo puntato nei confronti di Gaaloul. La Procura ha ritenuto di puntarlo su Gaaloul e basta, noi invece riteniamo che bisognava prima completare le indagini e poi tirare le somme. A mio parere c’è stata una certa precipitazione, che rischia di nuocere alle ragioni della verità”.