La recente Relazione annuale sull’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha sollevato preoccupazioni significative riguardo il crescente numero di madri che lasciano il lavoro dopo la maternità in Italia. Nel 2022, 44.699 madri hanno rassegnato le dimissioni nei primi tre anni di vita del bambino, un fenomeno che evidenzia le difficoltà nel bilanciare lavoro e responsabilità familiari. Insomma, lavoro e maternità non sembrano andare per niente d’accordo, almeno in Italia.
Lavoro e maternità: boom dimissioni delle madri lavoratrici, il fenomeno è in crescita
L’ultimo rapporto dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro in Italia ha messo in evidenza un crescente dilemma per le madri lavoratrici: la difficoltà di bilanciare la carriera con le responsabilità della maternità. Nel 2022, come anticipato, quasi 45.000 madri hanno lasciato il lavoro nei primi tre anni di vita del loro bambino, una cifra allarmante che riflette le sfide uniche che le madri lavoratrici devono affrontare.
Le dimissioni delle madri nei primi anni di vita del bambino sono aumentate, riflettendo una problematica complessa legata alla gestione del lavoro e della famiglia. Le dimissioni femminili riflettono anche una diversa allocazione gerarchica tra uomini e donne nel mercato del lavoro, con le donne meno presenti in posizioni decisionali e più spesso impiegate in ruoli operativi.
Il divario di genere nelle dimissioni è ampio, con le madri che rappresentano il 72,8% dei casi, contro il 27,2% dei padri.
I dati mostrano un marcato aumento delle dimissioni tra le madri lavoratrici, con un 63,6% che cita la difficoltà di conciliare lavoro e cura dei figli come principale motivo.
Infatti, nonostante il tasso di partecipazione femminile al lavoro in Italia sia inferiore alla media europea, molte donne si dimettono a causa delle difficoltà nel conciliare carriera e famiglia. Il fenomeno è particolarmente evidente nel Mezzogiorno, dove il divario di genere nelle dimissioni raggiunge l’88%.
Lavoro e maternità inconciliabili in Italia? Le cause dietro le dimissioni
Un elemento significativo nelle dimissioni delle madri lavoratrici è la responsabilità del lavoro di cura e la mancanza di servizi di supporto, come gli asili nido. Questo contrasta con le motivazioni dei padri, più spesso legate al passaggio a un’altra azienda. Infatti, viene messo in luce che mentre le madri si dimettono principalmente a causa delle responsabilità familiari, i padri tendono a lasciare il lavoro per opportunità professionali migliori. Questa disparità di genere nelle motivazioni delle dimissioni evidenzia gli stereotipi e le aspettative culturali che influenzano le decisioni lavorative.
Il report dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha messo dunque in luce come i ruoli e gli stereotipi di genere influenzino la scelta delle donne di lasciare il lavoro dopo la maternità. Il lavoro extrafamiliare è spesso percepito come maschile, mentre quello legato alla gestione familiare è considerato femminile.
Il 76% delle dimissioni femminili per motivi familiari è dovuto all’assenza di supporto da parte dei parenti, sottolineando il ruolo cruciale del welfare familiare, in particolare dei nonni, nell’assistenza ai bambini.
Maternità e carriera
La maternità rimane un fattore critico per la carriera delle donne in Italia. Il 79,4% delle donne che si dimettono sono tra i 29 e i 44 anni, un’età in cui la maternità ha un impatto significativo sulla carriera professionale.
Le motivazioni delle madri lavoratrici indicano non solo un’interruzione temporanea, ma spesso una fuoriuscita prolungata o permanente dal mondo del lavoro.
Supporto e welfare familiare fondamentali per conciliare lavoro e maternità
Come abbiamo già scritto, uno dei fattori chiave nella decisione delle madri di lasciare il lavoro è la mancanza di supporto e servizi, come asili nido accessibili e affidabili. Circa il 41% delle donne ha indicato queste carenze come motivo principale delle loro dimissioni.
In assenza di un supporto istituzionale adeguato, molte famiglie italiane si affidano al welfare familiare, principalmente fornito dai nonni. Questo sistema pone un onere aggiuntivo sulle donne, in particolare le nonne, che spesso si trovano a sostenere il ruolo di principali caregiver.
L’Italia mostra un divario significativo tra Nord e Sud in termini di occupazione femminile. Al Sud, la percentuale di donne impiegate è notevolmente inferiore alla media europea. Tuttavia, il settore terziario si rivela il settore più attrattivo per le donne, con una presenza femminile che supera la media nazionale.
Prospettive
La Legge di Bilancio 2024 prevede il potenziamento del bonus asilo nido, mentre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza affronta la creazione di nuovi posti negli asili. Tuttavia, questi sforzi sono messi alla prova dalle difficoltà economiche e dai cambiamenti nelle priorità di finanziamento.