È arrivata la reazione della Cina dopo la decisione dell’Italia di uscire fuori dalla Via della Seta. Il Paese asiatico ha sia condannato “la denigrazione e l’indebolimento dell’accordo”, sia ha riferito di opporsi con fermezza allo “scontro tra campi”. A riferirlo è stato oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin.
Italia fuori dalla Via della Seta: ecco come ha reagito la Cina
Ieri, mercoledì 6 dicembre 2023, si è diffusa la notizia della fuoriuscita dell’Italia dalla famosa Via della Seta, chiamata anche Belt and Road Initiative (BRI). Il Governo guidato dalla premier e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha deciso così di fare un passo indietro in quello che era l’ampio progetto di sviluppo economico nato nel 2013, condiviso e promosso dalla Cina.
Un progetto di cui si è parlato tanto negli anni scorsi ed anche negli ultimi mesi. Un progetto nato sulla falsa riga dell’antica rete di commerci tra l’impero cinese e quello romano per volontà del Presidente cinese Xi Jinping.
Ebbene, ieri il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato l’uscita dell’Italia da questo accordo, definendolo “non vantaggioso per noi”. Il motivo, ha spiegato il politico, è molto semplice. Secondo quanto riferito, ad oggi, la Francia e la Germania hanno avuto un fatturato superiore al nostro e dunque la partecipazione alla Via della Seta non sarebbe stata poi così fruttuosa.
La Cina, all’indomani della comunicazione ufficiale e della diffusione della notizia, ha reagito criticando la “denigrazione” del progetto infrastrutturale ormai molto noto a livello mondiale. A parlare è stato, nello specifico, il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin.
Egli ha affermato:
La Cina si oppone fermamente alla denigrazione e all’indebolimento della cooperazione sulla costruzione Belt and Road, e si oppone allo scontro tra campi.
Inoltre il politico cinese ha posto l’accento sul fatto che la partecipazione degli oltre 150 Paesi è una dimostrazione del fatto che la Via della Seta “è la più grande piattaforma di cooperazione internazionale” presente oggi nel mondo.
Poi Wang Wenbin ha aggiunto:
Ciò incarna l’enorme fascino e l’influenza globale della costruzione congiunta della Belt and Road.
Infine il portavoce del ministero degli Esteri cinese non ha mancato di ricordare che l’Italia lo scorso ottobre ha partecipato entusiasta al forum Bri di Pechino.
La situazione adesso
L’Italia è uscita ufficialmente dalla Via della Seta, consegnando una nota a Pechino. I segnali di questa importante decisione c’erano già stati la scorsa estate quando il segretario della Farnesina Riccardo Guariglia e, a seguire, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, si erano recati in Cina.
Nel corso dei due incontri ufficiali era stata ribadita l’intenzione di coltivare un “partenariato strategico” tra Roma e Pechino. Proprio ieri poi, quando Tajani ha annunciato la notizia, egli ha parlato nuovamente di questo partenariato. Ha precisato infine che dietro a questa decisione “non c’è nulla di negativo nei confronti della Cina” e che l’Italia si impegna a procedere come ha sempre fatto.
Nel concreto ciò vuol dire che non sarà estesa l’intesa oltre il termine previsto, ovvero oltre il 22 marzo del 2024. I due Paesi continueranno comunque a lavorare insieme in una collaborazione bilaterale che porti reale beneficio ad entrambi.
Che cos’è la Via della Seta?
La Via della Seta è il nome che tutti noi utilizziamo quando parliamo della Belt ad Road Initiative, iniziativa lanciata dal presidente cinese Xi Jinping nel 2013. Si tratta di un piano preciso e dettagliato che ha come obiettivo quello di rafforzare l’economia asiatica attraverso una rete di infrastrutture tra i vari continenti.
L’Italia aveva preso parte a questo accordo firmando il memorandum nel 2019, quando a capo del governo c’era Giuseppe Conte. Il nostro era l’unico Paese del G7 ad aver aderito. Poi la “palla” è passata all’esecutivo di Giorgia Meloni, il quale doveva decidere se rinnovarlo o meno entro la fine del 2023.
Ha deciso appunto di non farlo, uscendo così ufficialmente dalla Via della Seta. Attenzione però: questo non vuol dire che i rapporti commerciali, politici, sociali e culturali tra Italia e Cina si interromperanno.
Come ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il nostro Paese continuerà a lavorare e a collaborare con Pechino per trovare soluzioni che siano soddisfacenti e convenienti per entrambe le parti. Cosa che, come ha riferito ieri il politico, non succedeva con la Via della Seta.
Il 22 novembre scorso avevamo intervistato Giorgio Cuscito, autore del libro “Xi Jinping – Come la Cina sogna di tornare impero” (Piemme). Un libro che racconta l’ascesa del leader cinese e, al tempo stesso, dimostra quelli che potrebbero essere i possibili prossimi passi di Pechino.
Nel testo, lo scrittore anticipa anche che “l’Italia, con tutta probabilità, nel 2024 lascerà la Via della Seta e la Cina non sarà di certo contenta”. E così è stato.