Nella Lazio vige il concetto dell’inverso rappresentato da Guendouzi e Kamada. Questo perchè i ruoli sono cambiati, ma non si tratta di campo (in effetti un pò anche quello), bensì di aspettative. Quelle che il mercato estivo biancoceleste offriva. Perchè Kamada è arrivato a Formello con i gradi di sostituto di Milinkovic, ma ad oggi ne ha occupato solo la zona di appartenenza e nulla più.

E nemmeno per molto tempo, dato che Daichi ha dovuto fare i conti con la dura realtà, ovvero una panchina ormai fissa causa crescita di Guendouzi. Il centrocampista francese comincia a mettere le radici lì in mezzo, ancor di più dopo la prestazione assoluta offerta contro il Genoa in Coppa Italia, dove è arrivato il primo gol con la maglia della Lazio addosso. Per una gerarchia che comincia a delinearsi.

Lazio, Guendouzi sale in cattedra. Con Kamada che osserva

Eppure vedendo quelli che ad oggi sono i momenti di Guendouzi e Kamada alla Lazio, fa strano pensare come ad inizio stagione la situazione fosse totalmente diversa. Il giapponese aveva scelto la Lazio dopo la corte serrata del Milan e l’interesse di altre squadre. L’ex Eintracht Francoforte era convinto di una cosa, riuscire a lasciare il segno da subito. Anche perchè il suo trascorso in Bundesliga era un ottimo biglietto da visita.

Ma sin da subito il giapponese ha cominciato a trovare difficoltà, sensazione spazzata via dal gol vittoria contro il Napoli. Da lì i tifosi si aspettavano l’inizio della storia di Kamada come nuovo punto di riferimento del centrocampo, in verità non è ancora iniziata. Perchè il tempo è passato, ma Daichi non è riuscito ad abituarsi a Sarri, dimostrando fatica nell’assimilare i suoi concetti.

Un pò ci ha messo del suo anche il numero 6, dato che ogni volta (e ancora adesso) si limitava all’appoggio semplice, senza prendersi responsabilità oppure risultare imprevedibile con inserimenti senza palla. Un lungo andare dove si sono aperte le porte della panchina, dove adesso Kamada si ritrova in pianta stabile.

Nel segno di Guendouzi

L’opposto di quello che ha fatto Guendouzi. Il francese ha messo in campo che quello che non ha mostrato Daichi: dinamismo, fame, grinta. Quel “bad boy” che tra Arsenal e Marsiglia ha mostrato talento non esploso appieno causa carattere fumantino, alla Lazio sta cominciando a sorridere.

Così come quando arrivò a Ciampino, la sua sensazione era quella di essere arrivato nel posto giusto. Anche perchè voleva essere allenato da Sarri, così come spiegato durante la sua presentazione. E lui si è applicato, ha aspettato il suo turno senza bisticciare. L’esordio con il Napoli è stato da applausi, da lì prestazioni così e così.

Mateo però si è rimboccato le maniche, e in poco tempo ha alzato l’asticella, fino alla partita contro il Genoa in Coppa Italia. Guendouzi migliore in campo, ma ha messo in mostra tutto quello che vuole Sarri: dinamismo al potere, macinatore di chilometri, ad accompagnare sempre l’azione buttandosi in avanti e offrendo sempre una soluzione di passaggio.

E il coraggio non manca: la voglia di rischiare la giocata, di farsi trovare libero e non togliere la gamba. Tutto quello che avrebbe dovuto fare Kamada e che ad oggi non sta facendo. E proprio a lui tocca scalare le gerarchie ora. Cosa probabilmente impensabile ad inizio stagione, specie per quelle che erano le aspettative, che in certi casi vengono disattese quando meno lo si aspetta. Questo è uno dei casi.