“Lo decidono gli italiani alle urne chi governa la nazione e ha 5 anni per realizzare il suo programma”. In meno di due righe il presidente del consiglio Giorgia Meloni torna a spiegare la legge sul premierato. La semplifica all’estremo per liquidare il fuoco di fila a cui da giorni è sottoposta quella che lei stessa ha battezzato “la madre di tutte le riforme”. “Chi la contesta era abituato a fare il bello e cattivo tempo – va giù dritta – facendo e disfacendo il governo nei palazzi sulla pelle degli italiani, per realizzare programmi che nessuno aveva votato, per mettere gente che nessuno aveva votato”. E’ il Meloni style dove ogni riferimento è fortemente voluto. I destinatari delle sue parole, non è un mistero per nessuno, sono i “Richelieu” della politica italiana, ispiratori delle decisioni di tante stagioni politiche, Gianni Letta e Giuliano Amato, che pubblicamente hanno espresso le loro perplessità. L’ex presidente del Consiglio solo ieri ha messo in guardia sul rischio di “alterare gli equilibri del sistema”.
Giorgia Meloni ha risposto ai dubbi di Gianni Letta e Giuliano Amato
Ai dubbi di Letta, che in alcuni ambienti parlamentari si ragiona sul fatto che possano essere siano stati sollevati per conto di Forza Italia, il premier aveva risposto da Dubai; a Giuliano Amato, che a detta di molti avrebbe parlato per il Centrosinistra, ha risposto in una intervista radiofonica. I due grand commis della politica sono comunque la punta di un iceberg che ha visto sfilare uno dietro l’altro in Senato illustri costituzionalisti per chiedere una riflessione in più sull’elezione diretta del premier. Il cuore delle critiche è il depotenziamento del Capo dello Stato, ma anche quel rapporto tra governo e parlamento in crisi da 40 anni, e che oggi appare quanto mai logorato, ma pur sempre, ricordano i tecnici della Carta, baluardo della pluralità. Il premier però contrattacca punto per punto: “non abbiamo toccato i poteri del presidente della Repubblica che rimane volutamente inalterato”. “Non abbiamo toccato i poteri di Sergio Mattarella, che è una figura che sicuramente per gli italiani rappresenta un assoluto punto riferimento”. E’ la risposta al timore esternato da Amato che aveva detto “qui ci si gioca la figura che gli italiani amano di più”. La tesi di Giorgia Meloni è che la levata di scudi contro il provvedimento all’esame del Senato, non sia nel merito delle nuove regole, anzi le contestazioni – sottolinea – “dimostrano che non si sa che cosa dire su questa riforma”, perché, ribadisce “tutto quello che facciamo è sostenere che chi guida il governo lo devono scegliere gli italiani”. Piuttosto la premier sospetta che tutti quelli che da tempo “fanno il bello e il cattivo tempo” con le nuove regole abbiano capito che “questo gioco è finito” e non ci stanno.