Si fa sempre più acceso il dibattito in merito alla matrice patriarcale se si parla di femminicidio in Italia e il generale Roberto Vannacci, in occasione della premiazione Bonifacio VIII ad Anagni, è stato protagonista di un acceso scontro con i cronisti a riguardo. Il generale ha ribadito infatti il suo punto di vista, specificando che i crimini sono gravi per qualsiasi persona umana, a prescindere dal genere. Il fulcro dello scontro è stato l’esistenza del patriarcato come principale origine del crimine e le influenze culturali che sono state il centro del dibattito pubblico su atti gravi come il femminicidio.

Scontro tra Vannacci e i cronisti sul femminicidio: c’entra il patriarcato?

Durante la cerimonia di premiazione ad Anagni, dove il Generale Roberto Vannacci è stato insignito del Premio Bonifacio VIII, si è verificato uno scontro acceso con i cronisti presenti. E’ stato affrontato il tema delicato del femminicidio e, secondo l’opinione del generale,   la matrice del problema non risiederebbe nel patriarcato, ma nell’uomo debole che non riesce ad affrontare le difficoltà:

Quando gli viene chiesto “il patriarcato perché non esiste?” Quando si parla di femminicidi, il generale risponde:

” Perché io vedo un’altra matrice, che è quella dell’uomo debole, che è quella dell’uomo che crede di amare un’altra persona, ma nella realtà ha una relazione patologica con questa e, quando questa relazione si spezza, lui non sa più come vivere e ammazza questa donna. Perché è un uomo debole, un bonaccione, uno smiddolato, è una persona che non è stata educata a saper cadere.”

Definisce allora così, Vannacci, l’opposto di questo tipo di uomo, l’uomo forte:

“E’ colui che sa cadere e si sa rialzare più forte di prima.”

Vannacci: “Non ho mai conosciuto una famiglia che possa considerarsi patriarcale”

Il generale continua la discussione, esprimendo la sua personale esperienza. La sua prospettiva ha aperto un dibattito sulle radici del femminicidio e sull’approccio migliore per affrontare questa triste realtà sociale:

“Nell’ambito delle mie conoscenze, non ho mai conosciuto una famiglia che possa considerarsi patriarcale, ovvero una famiglia in cui c’è l’uomo che opprime la donna, che la costringe ad effettuare determinate attività che lei non vuole fare, o che per esempio limita le proprie figlie riguardo l’istruzione o altre attività. Posso invece intravedere del patriarcato nelle famiglie non italiane.”

Sul finale Vannacci sottolineato che forse ci sarebbero meno reati di questo tipo con un empowerment individuale, con la capacità di affrontare le sfide della vita.

Scopri l’intervista allo psichiatra Alessandro Meluzzi, che ci ha parlato della “sindrome del maschio fragile” riguardo casi gravi come quelli che riguardano il femminicidio.