Carla Gatto, la nonna di Giulia Cecchettin, non ci sta e reagisce alle critiche piovute sulla sua famiglia, accusata di eccessiva ‘freddezza’ di fronte alla tragedia. “Il nostro è un dolore più difficile da metabolizzare“. Ai microfoni di Fabio Camillacci e Tiziana Ciavardini de ‘La Storia Oscura’ su Radio Cusano Campus, la Gatto si difende anche dalle accuse che l’hanno colpita personalmente, riguardanti il suo libro, e parla di Filippo Turetta, carnefice di sua nipote.
Carla Gatto, nonna di Giulia Cecchettin, lo sfogo dopo il funerale: “C’è chi ama vedere le lacrime e chi invece non riesce a tirarle fuori”
Dopo i funerali di Giulia Cecchettin, dopo le lacrime, gli applausi e il ‘rumore’ fatto dalle tantissime persone presenti, arriva il tempo della presa di coscienza di quanto successo, facendo i conti con una quotidianità che non è più ‘normale’, perché lei non c’è più.
È con questa fase, la più dura e delicata, che dovranno fare adesso i conti i familiari della ragazza, barbaramente uccisa lo scorso 11 novembre. Un passaggio nel quale, col tempo, reagire anche alle tante, probabilmente troppe, cose dette su di loro e su Giulia. Dalle parole del consigliere della Regione Veneto, Stefano Valdegamberi, alle accuse di essere troppo freddi e distaccati di fronte alla tragedia.
La prima a voler rispondere è la nonna della 22enne, Carla Gatto che, ai microfoni de ‘La Storia Oscura’ su Radio Cusano Campus, replica duramente a queste farneticazioni. “Non è che non piangiamo perché non sentiamo dolore, questa è un’assurdità“, dice senza mezzi termini a Fabio Camillacci e Tiziana Ciavardini. “È sbagliato – continua – dire che noi non proviamo dolore e che non lo abbiamo dimostrato apertamente. C’è chi ama vedere le lacrime e chi invece non riesce a tirarle fuori per dare quello spettacolo che tanta gente magari vorrebbe. Noi siamo persone così, questa è la nostra personalità, il dolore lo metabolizziamo dentro, ce l’abbiamo ogni giorno. Ci mancherà sempre questa bambina, questa ragazza. Noi siamo fatti così, soffriamo tanto dentro, e in questo modo forse faremo anche più fatica a metabolizzarlo“.
Carla Gatto e la polemica sul suo libro: “Non ha niente a che vedere con Giulia!”
La difesa di Carla Gatto è anche personale, a causa delle pesanti critiche di ‘insensibilità’ ricevute sui social per aver presenziato a una presentazione del suo libro Con lo zaino in spalla, pochi giorni dopo la morte della nipote. Presentazione, spiega, “già programmata, che non c’entra nulla con la morte di Giulia“.
Romanzo che vede al centro della vicenda una ragazza in fuga dalle violenze di un patrigno e che in molti hanno voluto collegare con la drammatica morte di sua nipote. Un accostamento che la Gatto respinge con decisione. “Voglio ribadirlo ad alta voce: il mio libro non ha niente a che vedere con Giulia! Lo ribadisco, visto che sui social c’è chi scrive e dice delle cose stupide e ingiuste“.
La nonna di Giulia Cecchettin su Filippo Turetta: “Mi dispiace per i suoi genitori che dovranno sopportare un peso enorme”
Nel corso dell’intervista, la Gatto esprime anche un concetto superfluo ma che, evidentemente, necessita di essere ribadito: “È chiaro che mi mancherà mia nipote, però dovrò vivere, dovrò andare avanti. C’è gente che parla a vanvera senza sapere la realtà“.
Una perdita resa ancora più gravosa, nelle parole della donna, quando elenca le molte qualità di sua nipote, descritta come “volenterosa, solare, sempre allegra, ben disposta, generosa, buona” e che “sapeva quello che voleva, quelle che erano le mete da raggiungere“.
Confessa, invece, di non aver mai conosciuto Filippo Turetta, l’ex fidanzato e poi omicida di Giulia. Nessuna parola, quindi, per lui, mentre un pensiero va ai suoi genitori: “Mi dispiace molto per loro perché penso che avranno per tutta la vita un peso enorme da sopportare“.
Infine, Carla Gatto conclude con un auspicio, molto simile a quello espresso dal padre di Giulia, Gino Cecchettin, nel suo splendido discorso durante la cerimonia funebre. “Spero che l’omicidio di mia nipote – dice la donna – sia uno spartiacque per una migliore comprensione delle situazioni e soprattutto per un migliore apprezzamento delle donne da parte di chi questo apprezzamento non ce l’ha“.