Oltre il Natale cristiano si avvicina anche il Natale ortodosso 2023, la festa tipica dei Paesi dell’est che celebra la nascita di Gesù figlio di Dio e della Vergine Maria.
Il Natale in questi Paesi viene festeggiato, anziché il 25 di Dicembre il 7 di Gennaio.
La decisione della data è legata al fatto che la Chiesa Ortodossa continua ad utilizzare il calendario giuliano e non quello gregoriano come avviene nella maggior parte delle altre nazioni.
Così in questa giornata, ogni anno ricorre una festività di cui si conosce poco, per quanto sia comunque simile alle nostre stesse usanze.
Ecco il calendario di tutte le date del Natale ortodosso:
- Natale del Signore, 7 Gennaio.
- Sinassi della Madre di Dio, 8 Gennaio.
- Circoncisione del Signore, 14 Gennaio.
- Santa Teofania, 19 Gennaio.
- Santo e Grande Sabato, 15 Aprile.
- Domenica della Santa Pasqua, 16 Aprile.
- Domenica della Pentecoste, 4 Giugno.
- Dormizione della Madre di Dio, 28 Agosto.
Natale ortodosso 2023: dove si festeggia
Per capire meglio la scelta di questa data è bene tenere presente che nel 1582 papa Gregorio XIII decise di modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare e chiamato giuliano, in suo onore, con quello gregoriano.
Per questo motivo i giorni tra il 5 ed il 14 Ottobre 1582 furono cancellati e quindi il nostro 25 Dicembre diventa il 7 Gennaio.
I principali luoghi in cui si celebra il Natale ortodosso sono: l’Ucraina, la Russia, la Bielorussia, la Serbia, la Croazia, la Macedonia e la Georgia, senza dimenticare anche la Chiesa ortodossa di Gerusalemme e quella Etiope.
In Egitto la maggior parte della popolazione, soprattutto gli abitanti del Cairo e di Alessandria, festeggiano il 25 Dicembre mentre altri invece sono rimasti legati alla tradizione, celebrando il Natale il 7 Gennaio come ad esempio avviene nelle località ortodosse dell’Alto Egitto.
L’Armenia invece ha scelto il 6 Gennaio come giorno di Natale, seguendo l’antica consuetudine orientale che celebra la nascita di Gesù proprio il giorno dell’Epifania, come indicato nel calendario gregoriano.
Un’altra particolare caratteristica degli armeni ortodossi che vivono a Gerusalemme e che restano fedeli alla cultura orientale è quella di utilizzare ancora il calendario giuliano e di fatto festeggiare il 19 Gennaio.
In Grecia, molto vicino alla nostra penisola, vivono poi alcuni ortodossi che hanno deciso di adattarsi al cambiamento e anche per loro il Natale si festeggia il 25 Dicembre.
Le differenze con il Natale Cristiano
Il Natale ortodosso ha delle differenze rispetto al Natale Cristiano, cambiano infatti anche le tradizioni che muovono i fedeli verso la nascita di Gesù.
Per esempio, nel caso delle celebrazioni ortodosse è previsto un periodo di digiuno e preghiera della durata di 40 giorni, quello che noi chiameremmo quaresima.
Prima dell’arrivo del Natale Ortodosso, ai fedeli è permesso mangiare solamente pesce il Mercoledì e il Venerdì.
Il termine del digiuno coincide con il 7 Gennaio e con il termine della preghiera dei fedeli. Infatti dopo l’inno di Natale, al centro della chiesa viene posta l’icona che rappresenta la festività, ovvero una candela accesa come simbolo della Stella Cometa.
A quel punto i fedeli potranno liberamente rifocillarsi con il pane benedetto.
Alla Vigilia, inoltre, è consentito consumare solo grano lesso e frutta così da rispettare a pieno le tradizioni religiose ortodosse.
I Cristiani ortodossi hanno poi l’usanza di scambiarsi candele e germogli di grano durante tutto il periodo delle festività, in alcune parti del mondo inoltre viene anche addobbato l’albero di Natale.
Non esiste, però nella religione ortodossa la tradizione del presepe come viene concepito dalla cultura cristiana.
Il Natale ortodosso si discosta infine da quello cristiano anche per alcune usanze specifiche legate alla festività come nel caso della Grecia dove i regali si aprono il 1° Gennaio e vengono portati da San Basilio, e non dal più famoso Babbo Natale.
In Russia poi alla Vigilia è consuetudine mangiare aglio e miele, simboli dell’amarezza e della dolcezza della vita. In Bulgaria, invece, non si sparecchia la tavola della Vigilia così da lasciare del cibo anche ai cari defunti, come simbolo di gratitudine.