I social media centralizzati sono ormai da tempo nell’occhio del ciclone. Da più parti sono infatti accusati di essere oggetto di ferreo controllo, teso a impedire alle voci alternative di farsi ascoltare. Un’accusa elevata nei confronti di Facebook, in particolare, mentre per X, l’ex Twitter acquisito da Elon Musk il discorso è esattamente opposto, venendo in pratica accusato di lasciare campo libero a chiunque, anche ai personaggi e alle formazioni più controversi.
Per cercare di fornire un’alternativa in grado di assicurare il massimo di libertà possibile, si vanno ora proponendo social decentralizzati, in cui nessuno può controllare o censurare gli utenti. Un novero in cui si è segnalato in particolare Hive.
Hive: di cosa si tratta?
Hive è una piattaforma social completamente decentralizzata, basata sulla tecnologia blockchain. La mancanza di intermediari in grado di esercitare una qualche forma di controllo ne fa un vero e proprio contraltare libertario di Facebook, Instagram e YouTube.
La sua nascita risale al 2020, quando una parte della comunità di Steem, in disaccordo sulla direzione che la piattaforma stava intraprendendo, ha deciso di dare vita ad un hard fork. Da quel momento Hive ha dato luogo ad una notevole crescita, resa possibile proprio dall’afflato libertario che la caratterizza.
Tra le sue caratteristiche salienti occorre sottolineare i tempi rapidissimi di elaborazione delle transazioni e la mancanza di commissioni gravanti su di esse. Oltre ad un ecosistema popolato da applicazioni decentralizzate popolari, a partire da Splinterlands, PeakD e HiveBlog.
Come funziona Hive
Da un punto di vista tecnico, Hive si muove in un territorio molto particolare, quello del Web3. Si basa sul meccanismo di consenso Delegated Proof-of-Stake, una variante del PoS in cui oltre ai token chi aspira a rivestire il ruolo di nodo deve mettere in gioco la sua reputazione.
Ne consegue una maggiore scalabilità ed efficienza rispetto al protocollo originario, pur non riuscendo a dare risposte effettivamente performanti in termini di decentralizzazione.
La blockhain è open source e va a fare leva su sidechain layer-2 per riuscire a incrementare la velocità delle transazioni. Il tutto senza sacrificare la sicurezza, che è garantita da un backbone comune di livello 1, in grado di assicurare l’integrità dei dati immessi al suo interno.
A fungere da token di servizio è una stablecoin, HBD, ancorata in maniera paritaria al dollaro statunitense. Mentre le funzioni di governance sono affidate a HIVE, coi suoi detentori che possono esercitare il diritto a partecipare ai processi decisionali all’interno del sistema.
HIVE non prevede un tetto di offerta e al momento sono in circolazione oltre 400 milioni di esemplari. La sua emissione è indicata da una vera e propria roadmap, mentre i nuovi token coniati sono ripartiti in questo modo:
- 65% condivisi in maniera equa tra produttori e curatori di contenuti;
- 15% agli staker HP;
- 10% ai cosiddetti Testimoni;
- 10% al Decentralized Hive Fund(DHF).
Per quanto riguarda le applicazioni decentralizzate presenti sulla piattaforma, un ruolo particolare è ricoperto da LeoFinance, piattaforma di blogging focalizzata su tematiche finanziarie. Oltre che da Peakd, una sorta di Reddit su cui gli utenti possono scrivere articoli dopo la registrazione, e da 3Speak, versione decentralizzata di YouTube.
Le prospettive per il futuro
Le prospettive future di Hive sembrano molto promettenti. Il fatto di proporre una piattaforma social decentralizzata, ovvero senza controlli e filtri ormai avvertiti come catene dagli utenti, ne fa un pericoloso competitore per Facebook.
Nel caso di Hive occorre peraltro sottolineare l’evidente legame con le nuove tecnologie, che potrebbe attrarre in particolare la platea più giovane e orientata verso le tecnologie di ultima generazione.
Se al momento si trova al 183° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato, proprio le caratteristiche tecniche sembrano prefigurarne una notevole crescita, anche in termini di quotazione, nell’immediato futuro.