Nel 2022, sono ben 44 mila le mamme che hanno deciso di lasciare il lavoro. Per il 63% delle lavoratrici, infatti, conciliare l’impegno professionale con le esigenze di figli e famiglia diventa una “montagna troppo alta da scalare”. E così, fioccano le rinunce allo status di lavoratore. Un abbandono che si traduce in un danno per tutta la società.

Dimissioni, in 44 mila rinunciano al ruolo di mamme lavoratrici: fare tutto è impossibile

Il dato sconfortante emerge dalla relazione annuale sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri presentate entro i primi tre anni dalla nascita dei figli, studio realizzato dall’Ispettorato nazionale del lavoro. Dati alla mano, le dimissioni convalidate nel corso del 2022 sono state complessivamente 61.391, il 17,1% in più rispetto all’anno precedente. E, inutile dirlo, la maggioranza delle persone che hanno siglato il loro abbandono dal lavoro sono di sesso femminile.

Il 72,8% delle dimissioni sul totale, quantificate in un numero che si aggira intorno ai 44 mila casi e più, sono state date da donne che hanno lamentato la difficoltà di tenere insieme le esigenze lavorative e quelle domestiche, soprattutto legate alla cura dei figli. Analoghe difficoltà sono invece state riscontrate solo dal 7,1% dei padri.

Conciliare professione e cura dei figli è un’impresa sulle spalle delle donne lavoratrici

Quando si tratta dei lavoratori maschi, invece, nel 78,9% dei casi le motivazioni che li hanno spinti a dimettersi è il passaggio a un’altra azienda, ragione che viene dichiarata solo dal 24% delle lavoratrici. Insomma, il quadro che emerge dallo studio traccia uno scenario noto da tempo.

L’impresa di conciliare lavoro e cura dei figli è resa ancora più ardua da molti altri fattori, come l’assenza di parenti di supporto o costi elevati per asilo nido o babysitter, in mancanza di adeguate strutture pubbliche di assistenza ai neonati.