A poche ore dal funerale di Giulia Cecchettin, la studentessa uccida dall’ex fidanzato Filippo Turetta, il consigliere della Regione Veneto, Stefano Valdegamberi: “Ne sono state ammazzate tante di ragazze e di donne e nessuno ne parla mentre le televisioni stanno facendo diventare questo caso una telenovela nazionale“. Ma le sue dichiarazioni hanno sollevato non poche polemiche. In esclusiva l’intervista a TAG24.

Funerali di Giulia Cecchettin, Valdegamberi: “Il problema è l’educazione dei figli”

Ai giornalisti di TAG24, Valdegamberi sottolineato che, sebbene il caso della giovane Cecchettin sia una tragedia che ha colpito tutti, tragedie simili non hanno avuto la medesima eco. Da qui, la sua prima dichiarazione contro la sorella Elena e, ora, il commento dopo il funerale di Giulia.

D: Lei ha detto che la vicenda di Giulia Cecchettin è troppo strumentalizzata, in che senso?

R: La cosa che ho sempre criticato è – a partire dalla dichiarazione della sorella di quella sera, che a sua volta è stata strumentalizzata – che il problema c’è, ma la soluzione non va ricercata in questa fantomatica società patriarcale. Ho detto che nei Paesi del Nord Europa, dove si fa educazione sessuale e dove non c’è la società patriarcale, i numeri dei femminicidi sono 4-5 volte maggiori che in Italia. Il problema è nei modelli valoriali e nell’educazione dei figli. In particolare, i giovani ascoltano canzoni che incitano allo stupro, alla violenza, alla donna trattata come oggetto.

Secondo il consigliere veneto, il focus andrebbe spostato sulla mancanza di modelli valoriali e di educazione. Riprendendo le tesi di Paolo Crepet, afferma che in famiglia i figli sono sempre più accontentati e sempre meno educati. In questo modo non riescono a sopportare i no e le sconfitte.

D: La scuola non educa?

R: A scuola, se l’insegnate richiama nostro figlio oppure mette un cattivo voto andiamo a rimproverare l’insegnante. Poi se viene bocciato cosa facciamo? Facciamo ricorso al TAR? C’è questa cultura del vincente ad ogni costo. Creiamo dei ragazzi immaturi che alla prima sconfitta, al primo no della fidanzatina, non riescono ad accettarlo e fanno cose fuori da ogni ben di Dio. E poi succedono quei fatti lì.

La scuola e la famiglia non educano, la sconfitta sì

C’è un’emergenza educativa” ha detto a TAG24 il consigliere, aggiungendo che oggi i giovani sono educati dagli smartphone e dai contesti sociali, piuttosto che dalla famiglia e dalla scuola che arrivano tardi. Non solo, sarebbero i genitori stessi a dare cattivi esempi a causa della loro difesa a oltranza dei figli, anche quando hanno torto. Ma oggetto di critica è anche la scuola, troppo impaurita e appiattita.

D: Perché questo?

R: La scuola deve promuovere la meritocrazia, ma anche stimolare a migliorarsi. Non può dare comunque un giudizio sempre positivo, per paura di offendere qualcuno, che studi o non studi, che vada bene o che vada male, che faccia il risultato o no. La scuola deve cercare di spronare a migliorare, non deve mortificare né umiliare, ma la sconfitta educa. È la vittoria continua che diseduca. Questo è il messaggio che ho voluto dare allora – e che non è stato capito da nessuno – e lo voglio dare ancora adesso. Non è questa fantomatica società patriarcale.

Vedo, piuttosto, la mancanza della presenza del padre e la donna viene lasciata sola. La figura paterna non può essere delegata, è importantissima all’interno della famiglia. Il compito di educare non può essere lasciato solo alla donna. Deve essere partecipe anche l’uomo. Se invece di fare i convegni, alla sera ci si fermasse un po’ di più – faccio un mea culpa anch’io come genitore – a parlare con i figli, forse tanti problemi riusciremmo a risolverli. Sono tutti chiusi in loro stessi, manca il dialogo con il figlio. Quando il figlio vuole manifestare qualcosa, pur che stia zitto lo accontentiamo con regali di ogni tipo. Abbiamo dei ragazzi deboli, viziati, che alla prima sconfitta poi reagiscono in maniera maldestra.

L’educazione sessuale: una legge assurda

D: È per questo che secondo lei l’introduzione dell’educazione sessuale a scuola sia una legge assurda?

R: L’educazione sessuale dove viene fatta abitualmente, lo dicevo prima, non ha risolto il problema dei femminicidi. Anzi, sono molto maggiori. È la società che educa. È inutile che ti dia un’educazione sessuale se poi tutto il mondo dei media, dello spettacolo, dei film, dei social, della musica ti dà messaggi antitetici all’educazione che ricevi. E poi, chi fa questa educazione? Chi sono gli agenti che entrano nelle scuole e educano a queste cose? Io credo che sia un aspetto molto delicato e poiché sappiamo che tante agenzie di educative danno un’educazione secondo la loro scala valoriale, secondo la loro visione e, spesso, molto ideologizzata e politicizzata, ritengo che la prima agenzia educativa sia la famiglia.

D: Quindi è una proposta inutile...

R: Noi non stiamo facendo nessuna proposta. Stiamo discutendo delle risoluzioni che impegnano la giunta: adesso stanno discutendo se fare un testo unico. Però, io leggo un comune denominatore che non parla della famiglia, ma parla tutt’ora della scuola. Ed è sbagliato. La scuola ha un compito: formare. Il primo compito della famiglia è educare. Poi la scuola concorre con la famiglia, ma oggi la stessa scuola sta dando messaggi sbagliati, perché promuoviamo tutti perché non vogliamo offendere nessuno. È un messaggio sbagliato: che faccia bene o male, comunque io sono un vincente. Questo è un modo per non entrare nel merito, ma cercare un alibi al problema.

D: Perciò il vero nucleo del problema sarebbe che le nuove generazioni non hanno modelli di valore?

R: Ho fatto l’assessore al sociale del Veneto, quindi conosco molto bene la violenza sulle donne. Ho fatto iniziative contro la violenza tanti anni fa e conosco anche la violenza sugli uomini. L’80% sul totale dei suicidi sono uomini. Ci sono uomini alla carità, alla miseria, vessati, umiliati. Non è che la violenza sia solo degli uomini contro le donne, c’è violenza anche delle donne sugli uomini. La violenza è della società e va affrontata a 360° gradi. Gli uomini che si suicidano sono molti di più delle donne che sono vittime di femminicidio. Nessuno mai ne ha parlato, diventa quasi un tabù parlarne, eppure c’è anche quel problema lì. Va recuperato tutto il valore della persona.

La donna non è un oggetto, non è un oggetto nemmeno l’uomo. Oggi, purtroppo, il messaggio che passa è un messaggio possessivo. La donna è una mia proprietà. Guardiamo anche le canzoni, ho guardato dei testi che sono da rabbrividire. Incitano allo stupro, sono di una volgarità unica, dove la donna viene trattata peggio di un animale, come un oggetto di consumo. Perché nessuno si scandalizza per questi messaggi? Perché nessuno dice niente? Anzi, qualcuno mi ha risposto che è arte, è musica, è libertà artistica.

Francamente c’è molta ipocrisia in questa società. Io non voglio fare il cattivo, voglio cercare di puntare i riflettori sul vero problema, non creare alibi e nemmeno creare la divisione uomo-donna. Noi abbiamo bisogno di unire uomo e donna, non dobbiamo criminalizzare né uno né l’altro. Dobbiamo lavorare per far scoprire il senso vero dello stare insieme, che oggi si è perso, e rieducare a questo. Non è lavorando con le diffidenze e le contrapposizioni che risolviamo il problema. Anzi, lo aggraviamo sempre di più.

Valdegamberi: “Basta bambinoni, il patriarcato è pura ideologia”

D: Però è anche vero che con la tragedia di Giulia Cecchettin è venuto a galla il tema della violenza di genere. Questo coinvolge sia uomini che donne.

R: La violenza di genere non è che sia una novità di oggi, c’era già. Settimana scorsa c’è stato un funerale nel Veronese di un ragazzo 30enne, il quale, vessato da una donna, si è suicidato. Non è violenza anche quella? Di questi suicidi qui non si parla mai? Ed è dovuto all’uomo che si sente, magari, umiliato, non accetta il no e poi si suicida. Abbiamo tantissimi casi di questo. Per questo vanno educate le persone sin da giovani al rispetto. Non diamo limiti, non diciamo no, è pericoloso. Lo ha detto pure Crepet. Dobbiamo dire più no. Basta bambinoni che vengono su coccolati con l’orsacchiotto a letto fino a vent’anni. Questo non è un problema patriarcale, è un problema di mancanza di regole che il padre ha il dovere di dare.

D: Parlando in senso più ampio, non pensa che anche questo giovane che si è suicidato per le vessazioni della fidanzata sia da ricollegarsi al patriarcato? Visto che il patriarcato è quel paradigma per cui gli uomini crescono sotto pressione…

R: No, il patriarcato è una pura ideologia. Se il genitore manda modelli sociali sbagliati, manca di una coerenza educativa. Se un ragazzo a vent’anni arriva ad ammazzare una ragazza che non vuole più stare con lui, vuol dire che ci sono gravi problemi. Probabilmente è uno che nella vita non ha mai sentito i no. Non voglio entrare nel caso specifico o giustificare, perché non conosco e non è giusto che esprima pareri su questo. Però, oggi vedo che il rapporto è un rapporto di possesso, ma non deriva dal patriarcato, deriva dalla società edonistica attuale, dove la donna è oggetto di piacere e non c’è la grandezza, la bellezza di creare un rapporto. L’amore è dare qualcosa all’altro, crescere insieme all’altro, condividere con l’altro, non è di impossessarsi dell’altro. E questo non è questione patriarcato, è di una cultura edonistica.

D: Mi riferivo al fatto che nella nostra società gli uomini crescano sotto la pressione di non potersi mai mostrare sensibili o deboli, ma devono essere sempre coraggiosi.

R: No, non è così. Semmai il contrario. Oggi gli uomini crescono accontentati su tutto. Mi chiedo come mai in Olanda o nei Paesi Baltici i cosiddetti femminicidi sono 4-5 volte maggiori che in Italia? Lì non possiamo dire che ci sia una società patriarcale. Vuol dire che il problema è un altro. Non vedo il padre-padrone di cent’anni fa. È la cultura dell’edonismo il problema principale, l’egoismo e il narcisismo.