Caro Gino, ci scuserà se, alla fine di questo articolo, non saremo stati in grado di trasmettere le stesse emozioni che è stato capace di trasmettere lei, oggi, nel corso dei funerali di sua figlia Giulia. Del resto, potremo soltanto riportare parole, che per molti avranno il peso e l’importanza di un simbolo, mentre per altri (purtroppo sono ancora troppi) resteranno soltanto degli incomprensibili segni su una pagina vuota. Dall’altare della Basilica di Santa Giustina, a Padova, lei ha guardato tutti negli occhi. Ed è riuscito ad andare anche oltre i muri della chiesa, oltre i diecimila a Prato della Valle, oltre Padova, il Veneto. Oltre la gente. Come in quella canzone, “La donna cannone” di De Gregori. Ha presente, caro Gino?
Funerali di Giulia Cecchettin, il commovente discorso del papà Gino
C’è stata anzitutto la metafora della pioggia. La “pioggia torrenziale” che ha colpito la famiglia Cecchettin nei giorni più angoscianti e tristi nella vita di ciascun componente di questa famiglia coraggiosa.
Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio tutte le persone che ci hanno scaldato con il loro sostegno. Ne avevamo bisogno. Esprimo la mia riconoscenza al vescovo, alle forze dell’ordine e alle istituzioni che hanno aiutato la mia famiglia.
Tutti lì per Giulia che
era come l’avete conosciuta. Una giovane donna mai sazia di imparare, che ha gestito la famiglia dopo la perdita della madre. Giulia si è guadagnata il titolo ad honorem di mamma. Era una guerriera, un’oplita, come amava definirsi.
Messaggi per tutti, perché “la responsabilità educativa ci coinvolge tutti”
Poi i messaggi. Anzitutto agli uomini.
Il femminicidio viene da una cultura che svaluta le donne, che sono vessate, costrette a perdere la libertà e la vita. Com’è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima di tutto agli uomini, parliamo agli altri maschi, sfidando la cultura che tende a minimizzare. Dovremmo essere coinvolti, ascoltando le donne e non girando la testa dall’altra parte.
Poi ai genitori.
Dico loro di insegnare ai nostri figli l’impegno. Insegniamo loro ad accettare le sconfitte, ad avere una sessualità libera che cerchi però anzitutto l’amore dell’altro. In quest’epoca in cui la comunicazione è importante, è fondamentale che i giovani comunichino di più tra loro e che comunichino le loro incomprensioni. La famiglia è importante, ma anche la scuola ha un ruolo fondamentale nello spiegare ai figli l’importanza delle relazioni sane. Gestire i conflitti in maniera sana. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie e continua nelle scuole, dove è importante insegnare inclusione per tutti.
E ancora la stampa, la politica. Hanno tutti un ruolo.
Anche i media devono metterci del proprio. Non ci si può “chiamare fuori” e difendere il patriarcato quando c’è qualcuno che lo chiama col suo nome. Alle istituzioni, chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche, perché abbiamo bisogno di leggi che tutelino le vittime e puniscano chi merita. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle giuste risorse. La vita di Giulia ci è stata sottratta, ma la sua morte deve servire per affrontare la violenza.
Dall’altare anche le parole di Gibran
Prima del pensiero finale arriva la poesia di Khalil Gibran, “Il vero amore”:
Il vero amore non è né fisico né romantico
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà
Le persone più felici
non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto
ma coloro che traggono il meglio
da ciò che hanno
La vita non è una questione
di come sopravvivere alla tempesta
ma di come danzare nella pioggia!
Da qui il saluto finale:
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Saluta la mamma e, assieme a lei, aiutaci. Aiuta Elena, Davide e aiuta me, per imparare a danzare sotto la pioggia. Noi tre rimasti impareremo i passi giusti sotto la pioggia. Anche io ti amo. Io non so pregare, ma so sperare, e spero che con te e con la mamma e con Elena e con Davide spero che questa pioggia generi cose importanti. Addio Giulia, amore mio.
Quando è uscito il feretro dalla basilica, gli applausi sono tanti. Quando è uscito lei, Gino, l’hanno salutata. “Grazie a nome di tutti i padri”, le ha detto un uomo. E nella foto presente in questa pagina c’è l’esatto momento in cui le viene detto. Oggi, caro Gino, la abbraccia tutta Italia.