Moonbeam è l’ennesimo protocollo che si propone di rendere possibile l’interoperabilità tra le diverse blockchain, risolvendone in tal modo i problemi di comunicazione. Problemi che non solo si traducono in tempi più lunghi per condurre a termine le transazioni tra diverse catene, ma anche in maggiori costi.

GLMR ha proposto una soluzione in tal senso che ha immediatamente catturato l’attenzione generale, proprio per le sue caratteristiche tecnologiche. Andiamo quindi a vedere più nel dettaglio di cosa si tratti e le sue effettive potenzialità.

Moonbeam: di cosa si tratta?

Moonbeam è una piattaforma smart contract per applicazioni cross-chain che unisce funzionalità di Ethereum, Polkadot e altre realtà analoghe. Una definizione data all’interno della stessa azienda che, tradotta nella pratica, si traduce nell’opportunità offerta agli sviluppatori di creare le proprie dApps su Moonbeam, compatibili con la Ethereum Virtual Machine, DOT e altre catene.

Una volta che l’applicazione decentralizzata sarà stata creata con il linguaggio di programmazione Solidity, tipico di EVM, potrà essere utilizzata su varie blockchain senza alcuna necessità di riscrittura o riconfigurazione del codice.

Moonbeam è stata fondata nel 2019 da Derek Yoo, CEO della piattaforma di infrastruttura crittografica PureStake, e da Stefan Mehlhorn, per poi essere lanciata in qualità di parachain, ovvero blockchain indipendente su Polkadot, di cui condivide sicurezza e scalabilità.

In pratica, grazie a questa configurazione assume le sembianze e le prerogative tipiche di un bridge, permettendo l’effettuazione di transazioni tra blockchain differenti. Ne consegue una velocizzazione delle operazioni e l’abbattimento dei costi di transazione. Inoltre, la possibilità di lavorare sia su DOT che su ETH consente agli sviluppatori di sfruttare le funzionalità di entrambe le reti.

L’ecosistema di Moonbeam è popolato anche da un protocollo di messaggistica cross-chain LayerZero teso a facilitare l’interoperabilità Web3. Oltre che da GLMR, chiamato a fungere da utility token per pagare le interazioni nella rete. Chi lo detiene può anche partecipare ai processi decisionali riguardanti il futuro della rete.

Come funziona Moonbeam

Moonbeam si fonda sul meccanismo di consenso Delegated Proof-of-Stake (DPoS). In pratica, oltre a depositare in staking i token, gli interessati mettono in gioco la propria reputazione nella vita reale, per spingere i votanti a sceglierli in qualità di nodi.

Il meccanismo si rivela un vantaggio soprattutto per gli sviluppatori, i quali possono contare su nodi decentralizzati di qualità maggiore. Ne consegue la creazione di dApps e prodotti DeFi in grado di funzionare al meglio e offrire un’esperienza utente effettivamente performante.

Inoltre, una volta che la propria soluzione è stata varata può essere facilmente trasferita, con una semplice implementazione EVM. Il kit di strumenti rivolti da Moonbeam agli sviluppatori permette loro un facile reimpiego degli smart contract costruiti con Solidity, rendendo la rete ideale per le integrazioni cross-chain.

Si tratta di un vantaggio di grande rilievo soprattutto per gli sviluppatori operanti su Ethereum, in quanto consente loro di bypassare le problematiche collegate al congestionamento, tale da tradursi in lentezza, e al costo elevato della rete, almeno sino al Merge.

A favore la scalabilità di Moonbeam è in particolare l’adozione dello sharding, ovvero il frazionamento della sua blockchain in sottosezioni più piccole, le quali operano in maniera indipendente, inviando sulla rete principale solo una parte del lavoro da svolgere. In tal modo la sua rete è in grado di elaborare sino a 10mila TPS (transazioni per secondo).

Le prospettive per il futuro

GLMR è al momento al 163° posto nella classifica di settore. Nel momento in cui scriviamo, però, è nel pieno di un intenso rally, con oltre dodici punti percentuali di crescita. Un trend che corrisponde ad un incremento notevole delle ricerche che lo riguardano sui vari aggregatori crypto.

In pratica, Moonbeam sta attirando molto interesse, probabilmente proprio per la funzione che si propone, l’interoperabilità tra blockchain differenti. Alla mancanza di comunicazione che affligge molte di loro, il progetto si propone di fornire una risposta di qualità, fondata su caratteristiche tecnologiche importanti. Tali da prefigurarne una possibile crescita di influenza nell’immediato futuro.