Cosa accadrà domani? Cosa accadrà quando i riflettori si allontaneranno dalla Basilica di Santa Giustina? Cosa rimarrà di questa giornata di commozione, a Padova, per i funerali di Giulia Cecchettin? Non sono domande scontate, almeno ascoltando le risposte della gente comune alle domande dell’inviato di Tag24 Thomas Cardinali. Sono voci di chi oggi, a Padova, voleva e doveva esserci. Per il titolo abbiamo scelto una voce in particolare, quella che dice: “Io sono una Giulia di cinquant’anni fa“. E allora che il sorriso di Giulia, usando le parole del vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, possa essere germoglio.
Le reazioni tra la gente comune ai funerali di Giulia Cecchettin
“È un momento brutto – dice uno dei ragazzi di un gruppetto che osserva il movimento intorno alla basilica – perché questa cosa ci ha segnato molto. Ha segnato specialmente la provincia. Io arrivo da Fossò (dove Giulia è stata uccisa, ndr) e conosco Vigonovo. Sentiamo la cosa vicina”. “I maschi si devono svegliare!”, dice nel frattempo la ragazza del gruppo. “Anche se fossimo noi a educare – commenta amaramente l’altro – la gente non ascolterebbe“.
Fa tenerezza l’anziano che si ripara dal freddo grazie a un ampio piumino. “Sono partito ieri sera a piedi, come un pellegrino, da Bassano del Grappa. E questo solo per venire a ricordare questa ragazza, anche se non la conoscevo”. Siamo andati a controllare la distanza tra Padova e Bassano del Grappa: un cammino di 44 chilometri…
Una giovane studia la situazione, “stiamo vedendo il grande dispiacere e, allo stesso tempo, il grande afflusso di gente. Significa che la morte di Giulia ha smosso qualcosa nella nostra comunità e ha fatto in modo che il focus tornasse sul femminicidio. Si deve fare qualcosa di concreto. Cosa? Penso a strutture di accoglienza e a centri di aiuto“.
In fila tra chi ha voluto salutare la ragazza uccisa. “Io sono una Giulia di 50 anni fa”
Come abbiamo visto nella diretta di Tag24, la fila per entrare in chiesa, sin dalle 9, è lunghissima. La funzione si terrà solo due ore più tardi. “Speriamo che quanto accaduto riesca a smuovere le coscienze degli uomini – dice la signora le cui parole abbiamo scelto per il titolo – Io sono una Giulia di cinquant’anni fa e sono qui perché qualcuno mi ha salvato”.
“A casa siamo rimasti tutti scossi – spiega uno dei due giovanissimi anche loro in coda – Questa non è una cosa che capita tutti i giorni e pensi che in una comunità piccola come la nostra non possa succedere”. “Non è normale ciò che è successo – aggiunge l’altro – e la mia famiglia mi ha detto di confidarmi, anche nel caso dovessi intraprendere una semplice relazione”.
Poco più in là una mamma. “Giulia è la figlia di tutti noi – dice – è rimasta nei nostri cuori. Ho due figli della sua età e non riesco a immaginare il dolore che possa provare ora il papà. Sono cose che si spera non succedano mai, ma purtroppo continuano a succedere. Ci vorrebbe una giustizia più… giusta“.
“Gino, il papà di Giulia, è cugino di mia moglie“, annuncia un parente della famiglia Cecchettin. Attorno a lui si forma una distesa di microfoni e allora l’uomo deve fare uno sforzo per mantenere la calma. “Abbiamo sentito molto l’accaduto, soprattutto perché Gino è una persona in gamba e preparata. Bravissimo anche come padre, un uomo di famiglia. Lui è fatto così”.