Chi è Mario Roggero, il gioielliere che ha ucciso due rapinatori? La condanna a 17 anni di reclusione dell’uomo riporta l’attenzione a quei tragici avvenimenti dello scorso 28 Aprile 2021.
Mario Roggero aveva subito una rapita da tre malviventi e aveva utilizzato il suo revolver 38 Special per difendere se stesso e la propria attività.
Questa è la versione dei fatti fornita dal gioielliere fin dai primi istanti della rapina poi sfociata in duplice omicidio. Ad assaltare la gioielleria del cuneese erano infatti stati tre uomini: Giuseppe Mazzarino 58 anni, Andrea Spinelli 44 anni e Alessandro Modica di anni 34.
Mario Roggero sparò con la sua pistola contro gli assalitori. Il primo di essi morì sul colpo sul luogo della rapina, il secondo ferito gravemente riuscì a scappare ma perì poco dopo.
Alessandro Modica subì invece una lesione ad una gamba senza essere mai in pericolo di vita. Venne immediatamente fermato e arrestato dalle Forze dell’ordine e condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione per il reato commesso.
Chi è Mario Roggero: il porto d’armi ritirato e la precedente rapina subita
Mario Roggero è il titolare della gioielleria che porta il suo stesso nome in via Garibaldi nel piccolo comune di Grinzane Cavour, in provincia di Cuneo. L’orefice che oggi ha 68 anni è sposato e ha 4 figlie.
Quel tardo pomeriggio del 28 Aprile 2021 usò un revolver 38 Special che però non poteva utilizzare.
All’uomo infatti, tempo addietro era stato ritirato il porto d’armi. Nel 2005 l’orefice era già stato condannato in patteggiamento a due mesi poi commutati in pena pecuniaria per aver fatto irruzione armato nell’abitazione di un ex fidanzato di una delle figlie.
Per questo motivo il giudice decise di sospendere l’autorizzazione a detenere legalmente un’arma da fuoco.
La rapina subita nell’Aprile 2021 non è però la prima aggressione subita dal gioielliere. Già nel 2015 la sua attività venne prese di mira da criminali.
Era il 22 Maggio quando tre rapinatori, un piemontese e due catanesi, entrarono nell’esercizio. Il signor Roggero venne brutalmente percosso e legato. Al momento della rapina, nella gioielleria c’erano anche la moglie e una delle quattro figlie dell’orefice. I banditi le legarono e le rinchiusero nel bagno.
I tre rapinatori riuscirono a scappare con un bottino di 30mila euro, ma la loro fuga si concluse poco dopo con l’arresto da parte dei Carabinieri. In sede processuale ai tre venne comminata una pena dai 3 a 5 anni e 5 mesi, mentre una donna, ritenuta complice di un precedente sopralluogo per definire i dettagli del colpo, venne condannata a 2 anni e 8 mesi.
Il signor Roggero, che subì anche la rottura del setto nasale e ferite guaribili solo dopo diverse settimane dall’aggressione, ritenne inadeguata la quadruplice sentenza a carico dei rapinatori.
La posizione della difesa
Durante il processo per duplice omicidio relativo alla rapina avvenuta nel 2021, la difesa dell’orefice ha posto l’attenzione sugli strascichi di quell’episodio.
La precedente aggressione aveva turbato a tal punto il gioielliere da farlo vivere in una condizione di forte stress e terrore per una nuova rapina.
Per questo motivo, secondo gli avvocati, il signor Roggero avrebbe esploso diversi colpi di arma da fuoco al fine di proteggere se stesso, la propria famiglia presente nel locale e la propria attività.
L’uomo ha infatti dichiarato alle Forze dell’Ordine immediatamente dopo l’aggressione subita di essersi trovato nella condizione di dover scegliere tra la propria vita e quella degli assaltatori.
Il signor Roggero ha infatti dichiarato quanto riportato da Agi Agenzia Giornalistica Italia:
“Mi hanno fatto il conto alla rovescia: cinque, quattro, tre. Penso che avrei potuto essere morto io. Non sapevo dove fosse mia moglie, non la vedevo”.
“Potevo morire io, Stato non ci difende”
Tuttavia la ricostruzione fornita dalle indagini, che si sono servite anche dell’elaborazione delle immagini di videosorveglianza, hanno mostrato un quadro diverso. Il gioielliere avrebbe esploso ben 5 colpi di revolver verso i rapinatori durante la loro fuga.
In quel momento dunque il 68enne e la sua famiglia non sarebbero più stati in pericolo di vita. Le analisi hanno poi evidenziato come la pistola brandita dai malviventi durante le minacce fosse un giocattolo ma priva di alcun tappo o segno che lo lasciasse intendere.
Il giudice nel leggere la sentenza in corte di assise ad Asti ha perciò posto l’accento sul gesto deliberato dall’orefice descrivendo l’accaduto come una “esecuzione”.
Per questo motivo la richiesta di pena che ammontava a 14 anni di reclusione formulata dal pm è stata maggiorata di 3 anni. L’imputato avrebbe commentato la sentenza con grande sdegno, evidenziando come la criminalità esca vincitrice da questa vicenda.
Queste le sue parole riportate dalla stessa agenzia giornalistica:
“Lo Stato non fa nulla per difendere un cittadino, che lavora e paga le tasse da cinquant’anni. Anzi, ci sono delle correnti della magistratura che fanno paura. Idee preconcette, complimenti ai magistrati, non si può poi recriminare, in quei momenti, quando c’è una rissa, ognuno ha un destino: quelli avevano quello là, io avrò il mio e vedrò”.