Pensioni, superbonus e affitti brevi, potrebbe essere questa la settimana delle soluzioni nella legge di Bilancio 2024. Al Senato il disegno di legge è previsto in calendario il prossimo 12 dicembre, anche se molti sono ancora i nodi da sciogliere. La maggioranza è chiamata inoltre a trovare l’accordo con le opposizioni su una serie di modifiche che entreranno nel maxi emendamento.

Tre le modifiche che di certo si faranno ci sono quelle relative all’articolo 33 del disegno di legge di Bilancio 2024 relative alle pensioni dei lavoratori statali – tra i quali medici, infermieri, ufficiali giudiziari, maestri e dipendenti degli enti territoriali – per i quali la pensione subirà un sostanzioso taglio. A tal proposito, i sindacati hanno confermato lo sciopero previsto per domani, 5 dicembre, dei medici e degli infermieri che incroceranno le braccia ponendo un serio rallentamento allo smaltimento delle liste d’attesa.

Oltre al capitolo delle pensioni, si ragiona anche sugli affitti brevi, con le novità relative alla cedolare secca, e sul superbonus. Per i lavori agevolati si cerca una soluzione per prorogare i lavori e i cantieri oltre la scadenza della fine del 2023.

Pensioni, superbonus e affitti brevi: ecco le soluzioni in arrivo nella Manovra 2024

Entra nel vivo la legge di Bilancio 2024, attesa in Aula al Senato il prossimo 12 dicembre e ancora alle prese con i nodi da sciogliere sulle pensioni, sul superbonus e sugli affitti brevi. In merito alle pensioni, il quadro più complicato è quello delineato dall’articolo 33 del disegno di legge che prevede tagli per le future pensioni di medici, infermieri, maestri, ufficiali giudiziari e dipendenti degli enti territoriali.

Per tutti, la riduzione deriva dall’aumento dell’aliquota di rendimento inerente i contributi versati negli anni pre-contributivo, ovvero dal 1981 al 1995 compresi. Per i sindacati, da un ricalcolo di questo tipo si può arrivare a una decurtazione della futura pensione fino al 25 per cento.

Pensioni superbonus affitti brevi, chi potrebbe essere agevolato dalle ultime modifiche?

La norma, che ha destato parecchie polemiche nelle scorse settimane, sembrerebbe in procinto di essere modificata, almeno come impatto dei primi anni, periodi nei quali si prevedono risparmi della spesa previdenziali pressoché limitati (11,5 milioni di euro nel 2024). Una prima revisione della norma porterà a escludere, di certo, le pensioni di vecchiaia. Quindi, i dipendenti interessati non avranno decurtazioni se usciranno con i requisiti previsti per l’uscita a 67 anni.

Tuttavia, la norma colpirebbe le pensioni anticipate, ovvero tutti i canali di uscita previsti prima della vecchiaia. Per questo motivo, i tecnici del governo starebbero lavorando anche sulle pensioni di anzianità. Lo scoglio maggiore è quello del reperimento dei fondi necessari alla copertura. La norma, infatti, permette risparmi fino a 2,3 miliardi di euro tra 20 anni, andando a colpire la pensione di oltre 730mila lavoratori statali. Per il 2024, il colpo di spugna del governo potrebbe riguardare non solo i medici, ma tutti i lavoratori coinvolti.

Bonus edilizi, nella legge di Bilancio la proroga al 2024?

Ulteriori novità sono attese sul superbonus che, nel 2024, vedrà scendere ancora la per percentuale di agevolazione dal 90% al 70% per i soli condomini, dal momento che non ci saranno bonus destinati alle villette. Su questo fronte la questione è delicata. Infatti, le richieste riguardano in primis una proroga dell’attuale 110% (o 90%) oltre la scadenza di fine anno in modo da arrivare alla chiusura dei cantieri. Allo stato attuale, le spese sostenute dal prossimo 1° gennaio verranno agevolate al 70%, percentuale che non consentirebbe alle imprese di continuare i lavori perché sarebbe elevata la quota di spesa che i committenti e i condomini dovrebbero anticipare.

In seconda battuta, il governo è sempre alla ricerca di soluzioni per la parte dei crediti d’imposta rimasti incagliati. Infine, dovrebbe arrivare la modifica sulla quale si è battuta soprattutto Forza Italia, relativa agli affitti brevi. Dall’aumento della percentuale della cedolare secca dal 21% al 26% dovrebbero rimanere fuori, in tutti le casistiche, le prime abitazioni, allo stato attuali incluse all’aumento delle imposte se le case date in affitto sono più di una.