Max Cannalire ormai è un nome che spopola su TikTok. Fra un “‘A pelato!” e “‘A sicofante”, il duo composto da Max e Lorenzo Talani raccoglie like e followers. I loro siparietti divertono e insegnano allo stesso tempo. Non poteva essere altrimenti con il radiocronista e telecronista che ha fatto la storia del calcio e non solo.
Intervista a Max Cannalire fra popolarità su TikTok e detti romani
Un video dietro l’altro a suon di epiteti coloriti. In esclusiva a TAG24, Max Cannalire ha risposto a qualche domanda sul suo debutto sulla nota piattaforma cinese e sull’improvvisa popolarità che ha ottenuto.
D: Com’è stato il tuo percorso su TikTok? Ti aspettavi tutta questa fama?
R: Un mese e mezzo fa conoscevo il nome del social, nemmeno sapevo di cosa stessimo parlando. Poi l’idea è venuta a un fonico di Radio Cusano Campus che è Lorenzo Talani. Il quale, devo dire, si è almeno riscattato nel calcio a 5 perché ha dimostrato che la palla la sa portare avanti e non è uno scarparo, o almeno non sempre, come dico io. Io ho visto giocare da ragazzino Marco Materazzi, quindi posso dire che ho visto in erba uno che sarebbe diventato campione del mondo. Quindi ho liceità e licenza per dire qualsiasi cosa a chi gioca a calcio. Scherzo ovviamente.
L’inizio di tutto: l’idea di Lorenzo Talani
D: Com’è cominciato tutto?
R: Lorenzo ha avuto l’idea di metterla sulla parte goliardica della giornata. Lo fa quando il regista chiama “un minuto” o “45 secondi” all’inizio del telegiornale. Quindi uno dovrebbe stare concentrato: se lo facesse prima di una partita di pallacanestro, rischierebbe l’incolumità fisica. Però, lo fa dentro la redazione. Allora, abbiamo scelto questa maniera di scherzare e di tirar fuori dei detti romani che mi sono stati raccontati anche da mia nonna a Campo de’ Fiori o quando eravamo ragazzi. Ai tempi della parrocchia, quando non potevi esagerare, dovevi inventare un lessico, quasi uno slang romano, per non farti buttare fuori dal chiostro parrocchiale dai sacerdoti.
Oggi, pensare che un social possa arrivare a 1 milione e 800 mila visitatori, 1 milione e 600 e in altri casi 1 milione e mezzo, ce ne passa. Ci vuole tanta fantasia. Lui ce l’ha messa, lui poi è preparato a livello tecnologico. Io mi stupisco ancora quando i ragazzi della squadra di pallacanestro dell’Unicusano, che porto in giro per l’Europa, ordinano il pranzo o la cena con il telefonino. Tornando alla tua domanda, Lorenzo ha avuto un’idea geniale, ma noi abbiamo dei tecnici in radio che hanno fantasia, competenza tecnica e preparazione tecnologica. Quindi hanno tutti gli ingredienti per poterci far fare il salto di qualità e per poter intervistare personaggi che hanno fatto la storia dello sport. Quindi tra lo scherzo e la parte seria, si è infilato in mezzo Lorenzo e ha segnato un bel canestro.
Il riconoscimento in aeroporto: “Tu sei quello di TikTok!”
D: Ti aspettavi questi numeri così alti? Un milione e 800 mila likes e più di 60.000 followers in così poco tempo…
R: No, sinceramente no. Però ti faccio un esempio. Due venerdì fa, sono andato a fare un’escursione all’aeroporto intercontinentale Leonardo Da Vinci. Vado a prendere il grande Pierluigi Marzorati, perché è venuto da Washington C.J. Kupec, che con lui ha vinto la Coppa Campioni nell’81 a Cantù. A un certo punto uno della polizia, credo il reparto della sicurezza all’aeroporto, mi è scoppiato a ridere in faccia e un altro che aveva dei tratti asiatici, ma credo fosse un controllore di volo di terra, mi ha detto: “Tu sei quello di TikTok!”. Dico: “Mah, io veramente farei il radiocronista sportivo, però se ti va bene così, va bene anche a me” e lì ho capito che si fosse smosso più di qualcosa. Ho capito veramente una parte della potenza e del potenziale di TikTok. Ma non me lo aspettavo sinceramente.
D: Quindi adesso ti riconoscono addirittura per strada?
R: Sarebbe meglio di no. In qualche città mi ricordano come giocatore di pallacanestro o come ex arbitro di calcio o come giornalista salace dai commenti anche duri qualche volta. Detto fra noi, è arrivata a giocare gente in Serie A, B e C e ad arbitrare gente in Serie A che io francamente difficilmente avrei pronosticato.
Max Cannalire il giornalista dalle espressioni colorite: “‘A Fariseo”
D: I tuoi video sono famosi soprattutto per le espressioni molto colorite che usi per appellare i tuoi colleghi, ma ce l’hai un cavallo di battaglia?
R: Quando dò del fariseo a qualcuno, è un modo elegante per dargli del cazzaro. Quando io dico che uno è un fariseo, è un ipocrita. Poi, Don Mimmo, il cappellano dell’Università, ha detto: “Ma anche Gesù era un fariseo” e io ho risposto: “Sì, però c’è una differenza: che Gesù Cristo non rompeva le scatole a nessuno, anzi, gliele hanno rotte”. Quindi i farisei non li sopporto. Forse è un mio grande limite, per me una cosa o è nera o è bianca, il grigio non esiste. Ma è il mio modo di interpretare le cose, magari sbaglio. Io non devo far carriera a tutti i costi nelle Federazioni, non ho questo piacere e non voglio far carriera così.
Faccio un altro esempio. Un altro grande campione di bravura, di preparazione, che conosco da quand’era ragazzo, è Francesco Repice, che è un grande uomo, un calabrese orgoglioso di Tropea e è rimasto un bravissimo e leale compagno di viaggio. Lui lavora per la Rai, è il più grande radiocronista ed è secondo me l’erede di Sandro Ciotti ed Enrico Ameri, per quanto è bravo. Il miglior complimento che io possa fare a Repice è che ti fa vedere la partita senza avere il teleschermo, rispetto a dei fenomeni da baraccone che urlano. Io a casa lavo i piatti, c’è gente che urla a 50 metri dalla porta, cioè la palla in mezzo al campo e loro urlano: tu lavi i piatti e i piatti vanno per terra. Questi fanno spettacolo, non sono telecronisti.
Un messaggio per i più giovani
D: Dato che TikTok è una piattaforma principalmente frequentata da ragazzi giovanissimi, hai qualche messaggio che vorresti trasmettergli? Qualche perla di saggezza?
R: Intanto che uno deve fare il percorso in base a quello che conosce. Poi, se c’è una variabile durante il percorso che ti porta, come nel caso di Lorenzo Talani, a essere esperto dei media, ben venga. Io, per esempio, ho ricominciato dopo 24 anni a studiare Giurisprudenza e la gente si è stupita che io abbia una media di 26,13 avendo ricominciato a studiare. Spero che il messaggio che passi è che uno si deve sempre impegnare. In giro per le Federazioni, la politica e altri settori non vedo tutta questa applicazione della meritocrazia, io vengo da una famiglia di contadini e carabinieri, non mi ha raccomandato nessuno. Quello che ho fatto me lo sono costruito e ho commesso anche qualche errore per strada. Faccio un esempio: ho lavorato a GBR che era l’emittente cara a Benedetto Craxi, detto Bettino. Marco Liorni si vedeva già trent’anni fa che fosse bravo e un fenomeno, eppure non lo ha mai raccomandato nessuno. Marco è l’esempio di come si persegua una stabilità, una continuità.
Un saluto a TAG24 in perfetto stile Cannalire
D: Potresti fare un saluto alla redazione di TAG24 nel tuo stile?
R: L’affetto io lo giro subito a Piercalvo, che è Piercarlo Fabi. Scherzo sugli scarsi criniti, come direbbe il mio validissimo collega Dario Bersani, fra i migliori radiocronisti che avevo quando abbiamo cominciato a diffondere il calcio dilettantistico negli anni ’90. Saluto tutta TAG24, ci vuole costanza di rendimento. Se avessimo un terzo della loro continuità, probabilmente in 2 o 3 anni faremmo numeri da far venire il mal di testa a parecchia gente. E a tal proposito, uno degli esempi che ci segue è Gianluca Di Marzio, che ha salutato TAG24 ed è stato molto carino, come sempre. Del resto, prima di avere un pare che è stato quello che ha scoperto Maradona, è stato un grande uomo e un grande allenatore, mister Gianni Di Marzio. Quindi, io saluto tutta la redazione di TAG24 e non dimenticate mai di farvi delle belle risate perché non sempre vi danno la possibilità di farlo. Ma se la sera fate come me che ascoltate la musica di Ennio Morricone e al mattino di Bruce Springsteen, le giornate vanno meglio.