Chi lavora in nero ha diritto alla pensione? Come faccio a dimostrare che ho lavorato in nero? Nelle ultime settimane, riceviamo numerose domande riguardanti il diritto alla pensione per i lavoratori in nero. Abbattuto il male oscuro, il Reddito di cittadinanza, l’introduzione dell’Assegno unico universale mette in crisi molte persone che si scoprono fragili e soprattutto a corto di liquidità.

Di mezzo, c’è la strategia del Governo, orientata verso il rinnovo delle misure in scadenza il 31 dicembre 2023, come Ape sociale, Opzione donna e Quota 103, con paletti, modifiche e riduzioni. Ma anche la pressante assenza di risorse finanziarie da destinare al capitolo della previdenza italiana.

Tutto questo apre la pista alla ricerca di nuovi o vecchi possibili accessi pensionistici. Insomma, sono tanti (forse) troppi i lavoratori in nero che si chiedono quando e con quanto potranno andare in pensione. Vediamo insieme i requisiti per la pensione per chi lavora in nero.

Pensione e lavora in nero

Le future decisioni dei lavoratori, che abbiano iniziato a lavorare prima o dopo il 1996, sono influenzate dalle modifiche apportate nel settore previdenziale. Ottenere la pensione di vecchiaia, che si perfeziona con 20 anni di contributi al raggiungimento dei 67 anni di età, non sarà così semplice come potrebbe sembrare.

Il limite contributivo si abbassa a 5 anni quando si raggiungono i 71 anni di età, con una rendita calcolata completamente con il sistema contributivo.

Tuttavia, non tutti riescono ad accumulare 5 o 20 anni di contributi; molti non raggiungono neanche la metà, mentre altri non hanno contributi utili ai fini previdenziali.

Purtroppo, le condizioni previdenziali variano in base alla carriera lavorativa del lavoratore. In Italia, numerosi sono ancora i casi di lavoro nero, una tendenza particolarmente diffusa nel meridione, dove le difficoltà nel trovare un’occupazione stabile si scontrano con la mancanza di istruzione.

È importante sottolineare che il lavoro in nero è illegale, e pochi considerano i rischi per i lavoratori:

• assenza di tutela legale;
• mancanza di copertura assicurativa e previdenziale;
• esposizione all’abuso lavorativo;
• reato di evasione fiscale.

Recuperare gli anni di lavoro in nero ai fini previdenziali

Come posso dimostrare di aver lavorato in nero?

In sintesi, i lavoratori che desiderano attestare di aver svolto un lavoro in nero devono intraprendere azioni legali, avviando una causa ordinaria. In sede giudiziale si verifica il diritto allo stipendio e al versamento contributivo, con l’aggiunta degli arretrati.

Come ottenere la pensione senza aver mai lavorato? Coloro che non hanno un accumulo contributivo possono richiedere l’accesso a prestazioni assistenziali, come ad esempio l’assegno sociale o la pensione di invalidità, a condizione che si soddisfino i requisiti di legge.

L’assegno sociale o pensione per chi ha lavorato in nero

L’INPS riconosce l’assegno sociale ai cittadini che, al compimento dei 67 anni, presentano la richiesta di accesso al beneficio, purché si trovino in uno stato di bisogno economico e con redditi inferiori al limite annuale stabilito dalla normativa vigente.

Quando spetta la pensione sociale?

Dal 1° gennaio 1996, l’Assegno sociale ha sostituito la pensione sociale.

Tuttavia, questa prestazione assistenziale non è trasferibile all’estero; pertanto, il beneficio deve essere usufruito in Italia. Inoltre, l’assegno sociale non è reversibile ai familiari superstiti.

L’assegno sociale corrisponde a 503,17 euro erogati per 13 mensilità, e l’erogazione del beneficio è condizionata dalla presenza di limiti reddituali:

  • viene riconosciuto alle persone con un reddito personale pari a 6.542,51 euro;
  • ai coniugi con un reddito pari a 13.085,02 euro.

Come si calcola l’assegno sociale? L’INPS per determinare l’importo del beneficio applica una semplice formula matematica: 6.542,51 – reddito personale ÷ 13.

Ad esempio, se il reddito annuo personale è di 3.000 euro, è necessario eseguire la seguente operazione:

  • 6.542,51 – 3.000 = 3.542,51;
  • 3.542,51 ÷ 13 = 272,50.

L’importo dell’assegno sociale sarà quindi di circa 272,50 euro al mese.

L’invalidità civile è compatibile con il lavoro in nero

Sì, assolutamente. È possibile ottenere l’accesso all’invalidità civile anche per coloro che hanno lavorato in nero. Questo perché l‘accertamento sanitario si base sui requisiti richiesti per il riconoscimento dell’invalidità civile, cecità civile, sordità, disabilità e handicap.

Sia cittadini italiani che stranieri possono accedere al trattamento assistenziale. Tuttavia, per ottenere la prestazione, è necessario un certificato medico introduttivo della procedura di accertamento per i requisiti sanitari.

Se la Commissione medica ASL – INPS accerta un’invalidità superiore al 74%, è possibile ricevere una prestazione economica, come pensione, assegni o invalidità, a condizione che si soddisfino i requisiti previsti dalla normativa vigente.

In base alla percentuale di invalidità riconosciuta, è possibile accedere a diverse agevolazioni fiscali.