Delle chat potrebbero nascondere il nome dell’assassino di Federico Tedeschi, il 19enne trovato morto nella sua camera da letto il 26 novembre del 2017 a Roma: sulla sua storia di recente si era tornati ad indagare, ma il caso sembra essersi arenato. Per questo motivo la madre del ragazzo, l’avvocata Emanuela Novelli, si è rivolta con una lettera anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni e ad altri rappresentanti delle Istituzioni. Il suo obiettivo è arrivare a fare luce sulla morte del figlio, avvolta, fin dai primi istanti, da dubbi e incertezze.
La storia di Federico Tedeschi, dalla morte alle ultime notizie
Federico Tedeschi fu trovato senza vita il 26 novembre del 2017 nella camera da letto dell’abitazione in cui viveva insieme alla famiglia – i genitori Emanuela e Stefano e la sorella Ludovica -, nel quartiere Infernetto di Roma. Per il medico-legale che eseguì l’autopsia sulla salma, sarebbe morto a causa di un infarto, ma a quest’ipotesi i familiari non hanno mai creduto: secondo loro il 19enne fu ucciso.
Al momento del ritrovamento, il suo corpo presentava, in effetti, lesioni ed ematomi sospetti. Non è tutto. Nella sua stanza furono trovati degli occhiali da sole che non gli appartenevano; sulla porta d’ingresso – che i genitori avevano trovato aperta, rientrando – c’erano dei fori triangolari, come se qualcuno vi avesse battuto con forza usando le nocche e indossando un anello.
Su uno specchio c’era l’impronta di una mano e nella camera da letto del 19enne vistose tracce di sangue, mentre erano assenti le sue ciabatte. Tutti elementi che farebbero pensare che quando morì Federico non fosse solo. Una delle ipotesi avanzate dai genitori è che dietro alla morte del ragazzo possa celarsi uno dei personaggi legati al mondo dei cosiddetti “padroni e schiavi”, dediti a pratiche omosessuali sadomaso, con cui lui aveva contatti su Messanger.
Dopo la sua morte, la madre, l’avvocata Emanuela Novelli, si era infatti imbattuta in un profilo “criptato” che il giovane aveva aperto a nome di Valerio Nettiate, scoprendo un lato del figlio che non immaginava potesse esistere. Delle chat erotiche, che secondo lei potrebbero nascondere il nome dell’assassino del 19enne, ma che la Procura di Roma – che di recente era tornata ad indagare sul caso – non sarebbe mai riuscita ad acquisire, arenandosi.
La lettera inviata della madre del 19enne alle istituzioni
Stando a quanto riporta oggi il Corriere della Sera, il pm titolare del caso Tedeschi non avrebbe firmato in modo corretto la richiesta per l’acquisizone delle chat inviata a Meta (proprietaria dell’app di messaggistica usata dal ragazzo), che quindi avrebbe risposto negando il suo consenso. La madre del 19enne morto a Roma avrebbe quindi deciso di indirizzare una lettera aperta a mezzo pec alle massime cariche dello Stato.
In data 26.11.2017 abbiamo rinvenuto il corpo esanime di mio figlio Federico chiuso nella sua stanza da letto; inutile fu segnalare agli agenti del commissariato Roma Lido che gli ingressi della nostra abitazione erano completamente spalancati; altrettanto inutile fu il mio tentativo di impedire la ripulitura della stanza di Federico dal sangue,
recita la missiva, resa nota dal quotidiano. E prosegue:
L’unica cosa utile che riusci ad ottenere fu la sottoposizione del cadavere al dottor Luca Marella, necroscopo di Tor Vergata, che dava prontamente avviso alla Procura presso il Tribunale di Roma, in quanto per le evidenti ferite, ecchimosi, fratture ed escoriazioni non si poteva escludere una causa violenta nel determinismo della morte.
L’obiettivo della donna è fare in modo che si torni a parlare del figlio e che poi sulla sua storia si riesca finalmente a fare luce. Da anni ci prova, senza successo. Il caso è stato archiviato una prima volta nel 2018; poi, ancora, nel 2020. Di recente si era tornati ad indagare, ma la Procura avrebbe già chiesto una nuova archiviazione, a cui i genitori di Federico si sono fermamente opposti.
L’appello alle Istituzioni è solo l’ultimo atto di una battaglia che dura ormai da quasi sette anni. Una battaglia portata avanti dai familiari del giovane con coraggio e dedizione. Una battaglia che non ha ancora assicurato alla giustizia un colpevole, che ricorda, per certi versi, quella portata avanti dai familiari di Liliana Resinovich, trovata morta in circostanze misteriose a Trieste e su cui ancora si indaga.