Prestare la potenza di calcolo del proprio computer per avere in cambio una remunerazione è una delle tante possibilità collegate al mondo delle criptovalute. Sono sempre di più i progetti che offrono questo genere di opportunità agli internauti, che in tal modo sono in grado di trarre profitto dalle risorse inutilizzate dei propri dispositivi.

Uno dei progetti più performanti in tal senso è Holo, il token di servizio della rete omonima. A renderlo tale una serie di caratteristiche tecnologiche, a partire dallo sharding, che hanno spinto l’azienda ad affermare di aver risolto il celebre trilemma della blockchain, mettendo insieme scalabilità, sicurezza e decentralizzazione. Cosa c’è di vero in questa affermazione? Andiamo a vedere.

Holo: di cosa si tratta

HOT è l’utility token di Holo Network. Viene cioè utilizzato per le transazioni che avvengono al suo interno, in particolare quelle che vedono gli utenti partecipare all’ecosistema P2P prestando la potenza di calcolo dei loro personal computer.

Occorre sottolineare che in tal modo non si presta il dispositivo, bensì la potenza computazionale che non viene utilizzata nel corso delle operazioni di ogni giorno. In tal modo gli utenti continuano ad usare i macchinari, garantendosi però una rendita passiva.

Nell’ecosistema di Holo Network, un ruolo del tutto particolare spetta a Holochain, il framework open-source che ospita applicazioni P2P. Non si tratta di una blockchain tradizionale, ma rispetto a queste riesce a conseguire una maggiore efficienza energetica.

Al suo interno, ognuno dei nodi conduce il suo compito in assoluta indipendenza, grazie allo sharding, tracciando tutte le transazioni che riesce e elaborare. Gli utenti, a loro volta, possono scegliere le applicazioni Holochain che desiderano ospitare e il relativo prezzo di hosting.

A garantire la sicurezza è una tabella hash distribuita, la quale funge da spazio pubblico di rimessa. In caso di interruzione del servizio, indipendentemente dalla sua causa, i dati possono essere facilmente recuperati.

Il token chiamato a fare da propellente al sistema così congegnato è HOT. Si tratta di un ERC-20, indicato anche come Holo token, destinato ad essere rimpiazzato da Holo Fuel, quanto quest’ultimo avrà completato la fase di test. Quando avverrà il suo esordio, con rapporto di scambio paritario, gli HOT esistenti non saranno sottoposti a burn. Andranno al contrario a fungere da valuta di riserva per fornire liquidità ai detentori di HoloFuel.

Chi c’è dietro Holo?

Naturalmente, quando si deve valutare un progetto in ambito crypto è anche fondamentale capire chi c’è dietro di esso, ovvero la squadra dei fondatori e degli sviluppatori.

Per quanto concerne i primi, si tratta di Arthur Brock ed Eric Harris-Braun. L’inizio del loro lavoro risale al 2016, quando facevano parte del MetaCurrency Project, incubatore di strumenti e tecnologie progettati per alimentare una futura economia P2P. 

Brock si è distinto anche per la fondazione di Geek Gene, società che ha sviluppato strumenti per la creazione di comunità, e degli Agile Learning Centers, oltre che per la co-fondazione dell’incubatore di imprese sociali Emerging Leader Labs. Una figura quindi di rilievo, come dimostra la sua nomina a membro della Edmond Hillary Fellowship, nel 2019.

Harris-Braun ha a sua volta una lunghissima esperienza come programmatore, iniziata nel 1988. Ha fondato Glass Bead Software, uno sviluppatore di software di comunicazione peer-to-peer. Inoltre ha fondato insieme a Brock Emerging Leader Labs. E, ancora, nel 2003 ha partecipato alla fondazione dell’impresa che porta il suo nome, dedicata alla consulenza e sviluppo software freelance. 

Le prospettive per il futuro

Holo non è un progetto di carattere speculativo, ma si propone come servizio. A differenza di Bitcoin e Altcoin analoghe, quindi, le sue fortune non dipendono dal momento del mercato, ma dalla capacità di far capire la validità delle sue risposte alle esigenze che si propone di risolvere.

Al momento si trova al 134° posto della classifica di settore. Non è quindi riuscito a sfondare in maniera compiuta, pur avendo attratto notevole interesse. Un interesse facilitato proprio dalle sue caratteristiche tecnologiche. Le stesse che potrebbero facilitare la crescita del prezzo di HOT nell’immediato futuro.