Pochi giorni fa, il caso Frecciarossa legato al ministro Lollobrigida ha tenuto banco a causa della richiesta – inconsueta – da parte dello stesso membro dell’esecutivo Meloni di fermare il treno sul quale stava viaggiando. In questo senso, Lollobrigida ha ribadito la sua posizione ai microfoni del Corriere evidenziando che riscenderebbe dal treno a Ciampino “altre 100 volte, se servisse”.
Lollobrigida e la discesa dal treno, le parole del ministro che ribadisce la bontà del suo comportamento
Il ministro dell’Agricoltura ha ovviamente difeso il suo operato, negando ogni sorta di pentimento rispetto a quanto successo lo scorso mese:
Io pentito? No, perché non ho goduto di nessun privilegio. Negli ultimi sei mesi fermate a richiesta sono state effettuate 207 volte. E il treno non era più sulla linea ad alta velocità, ma deviato su una linea ordinaria. Ho chiesto se era possibile fare una fermata in una stazione esistente, dove sono scese anche altre persone. Non ho abusato di nulla.
Quindi, Lollobrigida ha evidenziato che avrebbe potuto prendere un aereo di Stato ma che ha preferito mantenere un profilo basso:
Avrei potuto prendere un aereo di Stato, ho preso un treno per inaugurare a Caivano da ministro capo delle forze forestali un parco da loro ripulito e restituito ai cittadini. Il governo sta cercando di salvare vite, non fare passerelle.
La sua opinione rispetto la legge che vieta la produzione di carne coltivata
Infine c’è stato tempo anche per parlare dell’ultima legge varata dal Governo Meloni che vieta la produzione di carne coltivata:
È una legge fatta assieme al professor Schillaci, sostenuta da tanti esperti e scienziati, richiesta da associazioni ed esponenti di ogni parte politica. Siamo sempre disponibili a recepire direttive europee, ma vogliamo che si dimostri la non nocività, che ad oggi non è dimostrata. Non è vero poi che la ricerca è ostacolata, non c’è una riga su questo nella legge, come non è vero e dimostrabile che sarebbe un vantaggio per l’ambiente, che comunque cambierebbe ecosistema senza più allevamenti. E poi c’è una filiera per noi essenziale: sulla quantità saremmo sempre perdenti, finirebbe nelle mani delle multinazionali, sulla qualità no. Non vogliamo perdita di lavoro e potenzialmente di salute quando esiste un immenso spazio in Africa per grandi produzioni per tutti. A questo lavoriamo.