Classifica delle città dove si vive meglio nel 2023: pubblicata la trentaquattresima edizione dell’indagine condotta dal Sole 24 Ore. La provincia di Udine ha raggiunto un traguardo storico, posizionandosi al vertice della lista che valuta la qualità della vita. A seguire, sul podio, si collocano Bologna al secondo posto e Trento al terzo. Analizziamo nel dettaglio le città migliori e peggiori.

Classifica delle città dove si vive meglio nel 2023

Al decimo posto si colloca Verona, costante nella top 10 anche nel 2020 e nel 2021. Al nono posto troviamo Monza e Brianza, che guadagna 14 posizioni e primeggia nella categoria “Ricchezza e consumi”, grazie ai buoni risultati nella spesa media delle famiglie per beni durevoli e agli indicatori immobiliari.

All’ottavo posto si conferma Milano, invariata rispetto all’anno precedente e in testa nella categoria “Affari e lavoro”. Al settimo posto troviamo Modena, che ritorna nella top ten dopo essere stata presente solo due volte. Mentre al sesto posto si piazza Firenze, scivolata di tre posizioni a causa di statistiche concernenti furti con violenza, canoni di locazione elevati (che sottraggono fino all’84% del reddito medio dichiarato) e nuovi parametri come l’uso di farmaci contro l’obesità.

Al quinto posto si trova Bergamo, precedentemente nella top 10 solo nel 1990 quando si classificò ottava. Adesso conquista la vetta nella classifica relativa all'”Ambiente e servizi”. Al quarto posto si posiziona Aosta. Trento è terza, Bologna seconda e Udine prima come già menzionato.

La rapida ascesa della provincia friulana (+11 posizioni) tra le 107 Province considerate è dovuta a performance particolari: prima posizione nell’indice sintetico della Qualità della vita delle donne e ottava posizione nella Qualità della vita dei bambini; detiene il record di palestre, piscine e centri per il benessere fisico; ottiene un buon quarto posto nella categoria “Giustizia e sicurezza”.

Da notare l’assenza dalla top 10 di Trieste e Bolzano, scese rispettivamente al 12° e al 13° posto. Le prestazioni di queste due città nell’indagine del Sole 24 Ore sono state influenzate da una posizione più bassa nella classifica del comparto “Ambiente e servizi”, con valori non positivi in alcuni indicatori come l’accessibilità delle scuole e il numero di farmacie per Bolzano; mentre Trieste ha sofferto per l’energia da fonti rinnovabili e gli investimenti Pnrr.

Roma si posiziona al 35° posto (-4 posizioni), preceduta da Venezia (-12) e seguita da Torino (36ª) e Genova (47ª, in calo di 20 posizioni). Quest’edizione conferma una concentrazione delle città del Mezzogiorno nella parte inferiore della graduatoria, eccezion fatta per Cagliari che raggiunge il 23° posto. Tuttavia, si riscontrano variazioni significative.

Foggia chiude la classifica al 107° posto, dopo 12 anni (come nel 2011 e nel 2002). Nell’ultima parte della classifica si trovano ben nove province del Centro e del Nord, tre in più rispetto all’anno precedente, nonostante la ripresa di Fermo: Latina (87ª), Imperia (81ª), Frosinone (80ª), Alessandria (70ª) e Rovigo (68ª), si aggiungono Grosseto (74ª), Viterbo (75ª), Rieti (73ª) e Massa Carrara (72ª).

Tra le posizioni più basse si collocano anche Siracusa (104ª, -14 posizioni) e Napoli (105ª, -7 posizioni), seguite da Caltanissetta (106ª). Siracusa è penalizzata da una bassa speranza di vita, imprese in fallimento, gender pay gap e un basso numero di lavoratori domestici regolari. Napoli subisce la densità abitativa, l’aumento della criminalità, i dati occupazionali scarsi e un saldo migratorio sfavorevole.

I trend del 2023

Per comprendere l’evoluzione del nostro Paese nell’ultimo anno, Il Sole 24 ore ha selezionato 15 tra i 90 indicatori della Qualità della vita, analizzandone la variazione riscontrata nel corso di quest’anno confrontandola con il medesimo periodo del 2022. Mentre indicatori economici come il Pil pro capite e il numero di occupati mostrano una crescita, ci sono segnali di attesa da parte di aziende e famiglie.

Un segnale rivelatore della crescita è il valore aggiunto pro capite: stando alle stime di Prometeia, a livello nazionale il Pil pro capite crescerà in media del 5,8% rispetto all’anno precedente, con picchi del +6,9% in provincia di Belluno, +6,5% ad Arezzo e +6,4% a Biella. Oltre all’incremento del valore aggiunto pro capite, un altro indicatore in crescita è il tasso di occupazione: secondo l’Istat, a ottobre 2023, il numero di occupati ha superato del 2% quello di ottobre 2022.

Tuttavia, se guardiamo al presente o al recente passato, la situazione appare incoraggiante. Il lato negativo, però, è altrettanto rilevante. L’aumento dei costi, dalle rate del mutuo alle bollette, passando per la spesa e le vacanze, ha portato le famiglie italiane a intaccare i risparmi accumulati durante e subito dopo la pandemia da Covid-19: i depositi bancari hanno registrato un calo del 3,8% tra agosto 2023 e lo stesso mese del 2022, con un crollo più pronunciato in provincia di Rimini (-8,8%), seguita da territori del Centro-Nord come Biella (-7,4%), Modena (-7,1%) e Milano (-7%).

L’inflazione ha anche comportato una riduzione della spesa delle famiglie per beni durevoli che nel complesso, nel 2022, è scesa del 2,6% rispetto all’anno precedente, con la provincia di Siena che registra un calo del 30% passando da 3.107 a 2.180 euro. Coloro che non sono stati in grado di ridurre la spesa si sono indebitati: la popolazione con crediti attivi è aumentata del 12% tra giugno 2022 e giugno 2023. Nonostante i tassi d’interesse elevati comincino a influire sul mercato immobiliare, i prezzi delle case continuano a salire: +4,7% a livello nazionale rispetto al 2022. Gli immobili, infatti, rappresentano uno dei beni considerati rifugio in Italia.

L’idea di investire in qualcosa di stabile e meno soggetto alle incertezze attuali e future sembra corrispondere all’immagine di un’Italia che nutre scarsa fiducia nel futuro. Questa percezione emerge ancora una volta dai dati: diminuiscono i nuovi nati (-1,4% su base nazionale tra gennaio e giugno rispetto allo stesso periodo del 2022); le start-up innovative diminuiscono del 6% nel periodo gennaio-settembre, riflesse a loro volta da un calo dell’iniziativa imprenditoriale del 25,2% rispetto ai primi nove mesi del 2022; i pagamenti subiscono rallentamenti (+2% delle fatture pagate oltre i 30 giorni a settembre 2023 rispetto al 2022).

Questa situazione di stallo dipinge un Paese che sembra preoccuparsi meno di sé stesso. Non solo a livello letterale, considerando la diminuzione del numero di medici di medicina generale, il primo punto di contatto tra i cittadini e la sanità pubblica (-6%), ma anche a livello sociale, con gli effetti della crisi economica che contribuiscono all’aumento dei reati denunciati (+4,4% nel primo semestre 2023 rispetto al 2022). L’unica area di investimento sembra essere l’efficienza ambientale, con un aumento del +124,5% nelle riqualificazioni energetiche nel 2021 rispetto al 2020, anche grazie allo stimolo del superbonus: una scelta non solo ecologica ma anche economica.