“Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l’ora è urgente”. Comincia così il discorso di papa Francesco letto alla Cop di Dubai dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.

Papa Francesco e la Cop 28 di Dubai

“Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente. Vi chiedo, in modo accorato : scegliamo la vita, scegliamo il futuro! Ascoltiamo il gemere della Terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato”, ha proseguito Francesco nel suo discorso potente ai responsabili della Cop28 che, tra tanti scetticismi, è chiamata a definire misure urgenti di decarbonizzazione capaci di mantenere entro 1,5 C l’aumento della temperatura del pianeta, secondo gli accordi sottoscritti alla Cop di Parigi del 2015. 

Il Papa sgombra il campo da qualsiasi negazionismo, e dice: ”E’ acclarato che i cambiamenti climatici in atto derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento del  gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana…. E da un’avidità senza limiti che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato”.

Feriscono in particolare, prosegue il Papa, “i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite”. Ma: “Non è colpa dei Paesi poveri, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena  il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale. Questi sono in realtà le vittime di quanto accade: pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti”.  Anzi, aggiunge Francesco a tal proposito (e toccando un altro punto centrale in discussione Dubai): “Sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano sui diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi”.

No ai nazionalismi, serve una conversione ecologica multilaterale

“Ma qual è la via d’uscita?, si chiede il Papa, idealmente rivolto ai capi di Stato e di governo, al segretario dell’Onu e allo stesso presidente della Cop28, quel discusso Sultan Al Jaber, che è anche il capo dell’azienda petrolifera di Stato di Abu Dhabi, e dunque uno dei maggiori inquinatori del mondo. E’ proprio quella che state percorrendo in questi giorni, quella del “multilateralismo”, afferma il Papa che, senza trascurare l’Europa e l’Occidente, sa anche guardare oltre, e considerare in primo luogo il Sud Globale.

Ma poi Francesco aggiunge critico: “E’ preoccupante che il riscaldamento del pianeta si accompagni a un generale raffreddamento del multilateralismo, a una crescente sfiducia nella Comunità internazionale, a una perdita della comune coscienza di essere una “famiglia di nazioni””. Ricostruire la fiducia, che è fondamento del multilateralismo, rimarca ancora il Papa, varrebbe sia per la cura del creato che per la pace. E chiarisce: ”Sono queste le tematiche più urgenti e collegate tra loro. Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo… Quante risorse sprecate negli armamenti, che potrebbero servire a realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico”.

E al riguardo, Francesco rilancia l’idea (proposta nell’enciclica “Fratelli Tutti”) di costituire con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari un Fondo mondiale per debellare finalmente la fame.  Ma questo comporta -argomenta il Papa- un profondo cambiamento politico, partendo proprio dalla difesa della casa comune. “Questa Cop sia un punto di svolta: manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica, attraverso forme che abbiano tre caratteristiche: siano efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili. E che trovino realizzazione in quattro campi: l’efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a  stili di vita meno dipendenti da questi ultimi”. E, memore dei fallimenti delle Cop precedenti, rilancia la necessità di “stabilire adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze”.

La conclusione è un urlo accorato del Papa-profeta dell’ecologia integrale: “Per favore, andiamo avanti, non torniamo indietro”. Un urlo consapevole del fatto che, secondo l’ultimo Rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’Ente dell’Onu sulla crisi climatica),  invece della riduzione del 45% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera auspicata entro il 2030, l’umanità addirittura per quella data ne aggiungerà un altro 9%!

Tra i 199 padiglioni dei diversi Paesi e delle più diverse organizzazioni mondiali, ospitati nell’avveniristica cittadella della Cop, le parole del Papa, da tutti riconosciuto come il leader mondiale più autorevole in tema di difesa della Terra,  hanno avuto una grande risonanza. In modo particolare nel padiglione delle fonti rinnovabili di energia, il Global Renewables Alliance, per la prima volta riunite alla Cop in corso a Dubai, e che raccoglie l’Associazione mondiale dell’ industria fotovoltaica, e quelle per l’energia eolica, idroelettrica, geotermica, dell’idrogeno verde, e dello stoccaggio di energia. Associazioni che hanno organizzato il padiglione insieme all’Agenzia Internazionale per l’Energia Rinnovabile. I soggetti, insomma, su cui il Papa e il Vaticano possono contare per realizzare quella transizione energetica sostenibile, capace di aver cura della casa comune.

Raffaele Luise per Tag24 – 3 dicembre 2023