In occasione delle presentazione del suo libro “Fuori dall’angolo. Una storia di pugni dati e presi”, Vincenzo Nardiello si è fermato ai microfoni di Tag24
“Fuori dall’angolo. Una storia di pugni dati e presi” è il libro in cui l’ex campione di boxe Vincenzo Nardiello racconta la sua vita dentro e fuori dal ring: ecco la nostra intervista esclusiva
L’occasione era la presentazione del suo libro, “Fuori dall’angolo. Una storia di pugni dati e presi” (scritto insieme a Susanna Marcellini): un evento andato in scena sabato due dicembre presso il Palazzo delle Federazioni di viale Tiziano, a Roma. Protagonista l’autore, nonchè ex campione del pugilato italiano Vincenzo Nardiello. Un’opera in cui il pugile racconta i tanti momenti importanti della sua carriera, ma anche gli aspetti personali, privati. Se per il primo fronte possiamo ripercorrere i passaggi entusiasmenti di un atleta – che anche ieri alla presentazione non ha mancato di sfoggiare la sua cintura da campione – con alle spalle unidici anni di professionismo, con 34 vittorie e 7 sconfitte, capace di conquistare per ben due volte il titolo di campione europeo dei supermedi e un mondiale a Manchester nel 1996 contro Thulani Malinga. Senza dimenticare la sua presenza all’Olimpiade di Seul del 1988, culminata con il tanto dibattuto incontro con Park-Si-hun, sud coreano. Ma come dicevamo, in “Fuori dall’angolo. Una storia di pugni dati e presi”, Vincenzo Nardiello – oggi, a cinquantasette anni, allenatore di pugilato – non si nasconde, anzi, racconta senza mezze misure anche i momenti più delicati della sua vita privata, con i delicati anni – due – passati agli arresti domiciliari. Un periodo concluso con assoluzione piena poichè “il fatto non sussiste”.
Vincenzo Nardiello: “C’è bisogno di un aiuto, altrimenti la boxe è destinata a morire”
Ecco alcuni passaggi salienti dell’intervista che Vincenzo Nardiello ha rilasciato a Lorenzo Petrucci ai microfoni di Tag24. In primis, l’ex campione di pugilato si è soffermato sulla morale di questo libro, spiegando come “Fuori dall’angolo. Una storia di pugni dati e presi” parli “della società pugilistica, ma non solo: parla ancora di più della mia storia privata.” Nardiello ha poi spiegato come i giovani “nel pugilato – ma può essere karate, judo, o qualsiasi disciplina – possono metterci la rabbia che hanno dentro, invece di sfogarla per strada o contro una donna, oppure fare i bulletti per strada. E cercare di far crescere così la loro anima”. Ed alla luce di un momento importante per il pugilato italiano (anche a livello internazionale), basti pensare ai recenti match di Marsili e Chiancone (con quest’ultimo che ha difeso ancora la cintura dei pesi medi italiani dall’attacco di Hermi), immancabile è lo spunto in cui si chiede all’ex pugile un confronto sullo stato di salute del pugilato azzurro oggi e un paragone con i suoi tempi. Nardiallo inizia proprio parlando di Marsili, il quale ha dominato l’incontro contro Gavin Gwynne valido per il titolo vacante EBU pesi leggeri, ma si è dovuto ritirare a causa dell’infortunio alla spalla:
“Ieri sera ha combattuto un amico che ha 47 anni, italiano, Emiliano Marsili, in Inghilterra, per il campionato europeo. E mancava poco che vincessero europeo… Il pugilato italiano è vivo. Però c’è bisogno di un aiuto delle televisioni, degli sponsor, degli organizzatori, di tutti quanti. Altrimenti la boxe è destinata a morire”.
Un’opera quindi dalla molte finalità e spunti di lettura, che non può non avere una morale finale. E quando gli viene chiesta quale sia nel suo libro la morale, Vincenzo Nardiello non ci pensa un attimo e risponde subito ai nostri microfoni che:
“Nella vita per avere, devi dare. E per dare, devi avere. Però voglio dirne ancora una: impariamo ad ascoltare.”