La notte scorsa, la centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata sull’orlo di una catastrofe nucleare e radioattiva. A denunciarlo è stato oggi, 2 dicembre, il presidente dell’agenzia atomica ucraina Energoatom, Petro Kotin.

Gli ucraini informano che la notte scorsa la centrale di Zaporizhzhia è stata sull’orlo di una catastrofe nucleare

Disastro sfiorato, dunque, a causa di un blackout completo che ha mandato in tilt l’impianto. Problema di una certa gravità risolto soltanto stamani. Energoatom informa che nella notte si è verificata un’interruzione nella linea di trasmissione elettrica da 330 kV e, alle 2.31 (1.31 in Italia), in seguito a un’allerta aerea, si è interrotta anche la linea da 750 kV.

Procedura vuole che, in questo caso, vengano attivati i generatori diesel. La centrale nucleare di Zaporizhzhia ne ha venti in dotazione, che si sono accesi automaticamente. Di questi, otto sono rimasti in funzione. Solo alle 7 del mattino, raccontano infine gli ucraini, i tecnici sono riusciti a ripristinare la connessione con la rete.

Gli occupanti russi non sono interessati alla sicurezza della centrale – ha detto proprio Kotin, nato lui stesso in Russia – Continueranno a creare situazioni pericolose, ricattando il mondo intero con incidenti nucleari e radioattivi.

L’Ucraina chiede aiuto per tornare al più presto in controllo della centrale

A preoccupare gli ucraini è in particolare l’unità 4 della centrale. Spiega Kotin:

È l’unità che viene mantenuta in uno stato caldo, contrariamente alle norme e ai regolamenti sulla sicurezza nucleare e radioattiva, facendo funzionare l’impianto del reattore e il complesso impianto energetico in un modo in cui non è stato progettato.

La Energoatom sceglie allora Telegram per lanciare un appello alla comunità internazionale:

Impegnatevi per riportare il prima possibile la centrale nucleare di Zaporizhzhia sotto il pieno controllo dell’Ucraina, perché è l’unico modo per garantire il funzionamento sicuro del più grande impianto nucleare d’Europa.

Lo stesso direttore dell’Aiea aveva parlato di grossi rischi per l’impianto, che resta comunque al centro di un braccio di ferro tra Russia e Ucraina.